Costanza Miriano a Pesaro per insegnare alle ragazze a non proteggersi con il preservativo


In quello che ha tutta l'aria di rappresentare un esercizio abusivo della professione medica, è la ultra-integralista Costanza Miriano ad annunciare su Facebook che sarà dinnanzi «alle ragazze di Pesaro per parlare di metodi naturali». Ossia, la donna intende insegnare loro come fare sesso senza uso del preservativo nella speranza di non restare incinte.
Se non sappiano se la Miriano spronerà le minorenni ad usare posizioni strane, salti della quaglia, crocette sui calendari o preghiere alla Madonna prima di ogni amplesso, sappiamo bene quanto sia alto il rischio di un rapporto non protetto. Una vera e propria roulette russa che può portare a gravidanze indesiderate o a contrarre gravi malattie sessualmente trasmissibili.
Se nel caso delle gravidanze "sconvenienti" i sedicenti "cattolici" sono generalmente contrari all'aborto altrui ma propensi a ricorrervi quando sono loro ad essere rimaste incinte (un po' come quell'Adinolfi che vuole vietare il divorzio ma che vi è ricorso perché dice di «essersi sbagliato» con quelle prime nozze), non si capisce che senso abbia il loro manifestare contro l'interruzione volontaria di gravidanza persino per le vittime di stupro quando poi paiono i primi artefici delle condizioni potrebbero portare delle ragazzine a ricorrervi. E riguardo alle malattie, la loro stessa religione dovrebbe portarli a dire che la salvaguardia della vita sia un atto d'amore verso sé stessi e verso gli altri, eppure la Miriano è lì pronta ad usare il nome di Dio per promuovere comportamenti rischiosi ed irresponsabili.
Dinnanzi a tutto ciò, c'è da domandarsi se la signora Miriano verrà considerata responsabile delle conseguenze delle sue azioni qualora una di quelle ragazze dovesse rimanere incinta o se dovesse contrarre una qualche malattia sessualmente trasmissibile, oppure se anche questa volta si parlerà di una fatalità quasi come se l'aver spinto alla morte qualcuno potesse rientrare in quella «libertà di espressione» a cui l'integralismo ama appellarsi come lasciapassare ad ogni più brutale violenza.
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