Dalle pagine de Il Giornale, Forza Nuova consacra Silvana De Mari quale martire per la difesa dell'omofobia


Silvana De Mari è un ultra-nazionalista che appare animata solo dal suo profondo odio contro l'umanità. Da tempo militante nell'estrema destra neofascista (dapprima attraverso Magdi Cristiano Allam e poi al fianco del feroce Mario Adinolfi) pare alla ricerca di notorietà attraverso i suoi proclami contro chiunque non sia bianco, sedicente cristiano e profondamente omofobo. Le fanno schifo gli immigrati, la disgustano i gay e ripugna gli islamici. Lei vorrebbe che tutti i cittadini fossero armati auspicando possano massacrare nel nome di Dio qualunque personaggio infastidisca la sua convinzione di esser la donna più ariana dell'universo, metro unico di giudizio per condannare gli altri.
E se la donna ama vomitare ofio contro l'Islam, la sua azione azione molto simile a quella di un qualunque terrorista dell'Isis: anche lei ama sostenere che tutto quell'odio sia giustificabile con la religione e anche lei si auto-proclama una martire immolata sull'altare si azioni che limitino la libertà altrui al fine di imporre le sue idee con la violenza. L'unica apparente differenza è che i terroristi dell'Isis si immolano per ciò in cui credono, lei semina morte mentre si sta godendo ospitate televisive e si compiace vistosamente di come gli adonolfiniani la venerino (anche se forse quella gente adorerebbe anche Satana in persona se solo legalizzasse il loro pregiudizio).

E date le premesse, non pare un caso se a dare spazio al processo di sanificazione della feroce omofoba sia Il Giornale, ossia un organo politico da tempo impegnato in un processo di demonizzazione, persecuzione e diffamazione di un intero gruppo sociale a beneficio degli interessi dei sui padroni.
L'agghiacciante intervista si apre con una chiara presa di posizione del quotidiano a favore dell'odio e della discriminazione, con un intervistatore capace di asserire che la povera signora sia «finita nel mirino della Procura di Torino per le sue frasi sugli omosessuali» e i come la poveretta voglia solo il bene di quella gente che disprezza con tutto sé stessa. E se la realtà ci mostra come la donna stia facendo carriera e soldi predicando un'ideologia di morte, in quel vittimismo che deve essergli stato insegnato da Adinolfi la troviamo capace di piagnucolate istericamente: «Sto sacrificando una carriera per dire ai gay che l'erotismo anale fa male alla salute».
Detta da una integralista che nei suoi convegni afferma quel Luca Di Tolve che da anni guadagna soldi promettendo di poter "curare" i gay, l'impressione è che la signora stia promuovendo un'ideologia che fa molto più male alla salute dato che è stato abbondantemente documentato come le torture da lei promosse possano risultare anche mortali per le vittime.
Interessante è anche osservare come l'articolo pubblicato da Il Giornale sia a firma di Alessandra Benignetti, responsabile della segreteria nazionale di Forza Nuova e militante del movimento neofascista.

Nell'intervista la signora De Mari non aggiunge nulla di nuovo. Dice che lei rivendica il suo «diritto all'omofobia», e che «da medico» possa asserire con assoluta certezza che «la cavità anorettale non fa parte dell’apparato sessuale». Chissè se «da medico» sosterrà pure che neppure la bocca appartenga ad un apparato genitale (che lei chiama "sessuale" forse sperando di poter ingannare qualche bigotto) e quindi ciò non spiega perché non organizzi incontri per sostenere che sia necessario togliere diritto civile e sociale a chi osa avere rapporti orali.
L'intervista prosegue poi con la donna impegnata a sostenere che «da medico» sa che tutti suoi colleghi sono dei perfetti deficienti e che lei, in virtù della sua esperienza nel fare gastroscopie, conosce la verità rivelata sul fatto che «affidare un bambino ad una coppia dove nessuno dei due ha l’istinto materno, perché nessuno dei due è femmina, è particolarmente grave. Lei si rende conto che i giudici di Firenze hanno dato in adozione una coppia di gemelline a due uomini scavalcando quattordici coppie composte da un padre e da una madre?». Insomma, pensieri da bambini delle elementari che si basano sul più assurdo pregiudizio. E di certo non pare motivabile il suo sostenere che «da medico» le i non tolleri qualunque sentenza osi contrastare con con il suo inumano disprezzo verso il prossimo dato che lei sostiene in maniera del tutto opinabile che «se un giudice modifica la legge o la applica in maniera creativa ha annientato la base della democrazia, che è la separazione dei poteri». Ed anche qui bisognerebbe chiedersi se la signora si sia laurea a Paperopoli dato che un medico dovrebbe sapere che un gay può tranquillamente ingravidare tutte le done che vuole e che da millenni esistono genitori gay. Quello che lei in realtà vorrebbe è l'istituzionalizzazione do una discriminazione che impedisca ai gay di poter avere una famiglia con le persone che amano, costringendoli a fingere e creare famiglie infelici che non mettano in discussione la sua convinzione che i suoi pruriti sessuali la rendano parte di una nuova razza ariana.
Interessante è anche osservare come queste rivendicazioni attacchino i gay in quanto gay e paiano contraddire i suoi isterici riferimenti ad un martirio dettati dal bene di quei gay gay che lei vorrebbe obbligare a restare puri e casti a vita.
E non pare avere nulla a che fare con le premesse il suo aggiungere che: «Il matrimonio non è un diritto, è un contratto che serve a proteggere le madri, la parte più debole della coppia. Per le unioni civili abbiamo spaccato una nazione. Ne hanno usufruito duemila persone e alcuni hanno già divorziato. Quali erano i diritti che prima non avevano? Chiunque può andare a trovare chiunque in ospedale, lo stesso nelle carceri, e così via». Peccato che il voler sostenere che l'essenza del matrimonio sia quello di poter andare a trovare il coniuge in carcere sminuisca l'istituto stesso.

E non meno grave è che l'ultra-integralista si lanci nel sostenere che "tantissimi" gay siano "guariti" dalla loro omosessualità. Senza citare alcun dato verificabile, l'integralista afferma: «L’omosessualità non è genetica e non è irreversibile. È uno stile di vita che si sceglie e in cui si resta incastrati perché il nostro cervello è abitudinario. Moltissimi casi dimostrano che da questa condizione si può tornare indietro. Inoltre, dal punto di vista biologico praticare l’erotismo anale è perdente perché non determina la sopravvivenza della specie e causa malattie.
Ed ancora, dice che le vittime della sua violenta aggressione non debbano potersi sentire offesi, asserendo che «il diritto di non essere offesi non è un diritto umano: è un imbavagliamento del diritto di parola. Nessuno discrimina i gay. Ci sono una miriade di settori, come il cinema, la tv o la moda, dove se sei gay è più facile fare carriera. In cosa sono discriminati?».
Poi dichiara certa, ovviamente senza citare alcuna fonte se non il suo smisurato amore per Purin e per quella Chiesa Ortodossa che benedice il fosforo bianco usato per bruciare vivi i bambini islamici, che «il caso della Cecenia sembra sia un fake» o che «centomila cristiani vengono uccisi ogni anno per la loro fede? Sa quanti omosessuali? Cento. Questo le dà la misura di chi siano i veri perseguitati al mondo».
Inutile a dirsi, il numero di cento vittime di omofobia all'anno è un dato assolutamente assurdo, ma si sa che quando una terrorista vuole creare odio contro qualcuno di certo non può soffermarsi a tener contro della verità.

Indecente è poi la conclusione: «Io mi rivolgo ai gay passivi e alle donne che subiscono questa pratica e affermo che l’erotismo anale nuoce gravemente alla salute. Dico una cosa inoppugnabile e vengo accusata di odio. Lo trovo aberrante. Io sto sacrificando la mia carriera di scrittore e di medico, assieme ad una valanga di quattrini, sull’altare della verità, per dire a queste persone: fermati, quello che stai facendo ti fa male alla salute e non ti rende felice. Una cosa del genere si fa solo per amore. Sono la vecchia zia che rompe l’anima e che nessuno vuole ascoltare. Ma nessuno può dire che non li ami».
Quanti terroristi si dicono convinti che bombe e stragi possano fare del bene per la gloria di Dio? Davvero crede che si possa assolvere dalle sue colpe sostenendo che lei frequenti centri di indottrinamento ideologico pieni di eterosessuali omofobi per il bene di quei gay che di certo non frequentano i convegni politici di Adinolfi? E se qualcuno pensasse che è per il suo bene che bisognerebbe tirarle un pugno in faccia, lei lo accetterebbe?
Sarebbe dunque importante tornare a dare il giusto nome alle cose: se dare un pugno è violenza, creare odio contro un'intera comunità pur di inneggiare da una razza ariana è nazismo.
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