Eugenia Roccella fonda un gruppo di coordinamento omofobo su Facebook (e proclama una giornata di promozione dell'intolleranza)


Eugenia Roccella esiste in virtù della sua ostentata e inumana omofobia. Forse nessuno saprebbe della sua esistenza se non fosse per disprezzo verso i gay che è solita propagandare (salvo quanto esige che anche loro le paghino un immeritato stipendio che possa permetterle di condurre una campagna diffamatoria basata su una vera e propria truffa culturale).
Dalla sua pagina Facebook, la senatrice ultra-omofoba lancia anche una pagina di promozione dell'omofobia che pare voler far concorrenza alle tante pagine intolleranti legate a Forza Nuova. Il materiale proposto è più o meno lo stesso, ossia una serie di disegnini decontestualizzati che spiegano teorie che nessuno ha mai teorizzato (ma con cui evidentemente lei pera di ottenere consensi politici promuovendo l'isteria provocata dai suoi allarmi inventati di sana pianta).
Si pensi anche solo a come la chiave di volta dell'intero progetto sia un suo vecchio video in cui la signora spergiura di avere le prove dell'esistenza di una fantomatica "ideologia gender". Peccato che sia dal 2015 che esistono prove schiaccianti di come le tesi da lei sostenute in quella sede siano del tutto false.

Nella lettera di presentazione, la deputata scrive:

Cari amici,
è nata da poco la pagina Facebook “NO Gender Day", L’idea del #nogenderday nasce perché il tentativo di eliminare la differenza sessuale è entrato ormai nella nostra quotidianità e investe tutti.
Penso che la legge sulle unioni civili, approvata dal governo Renzi, sia il grimaldello per la progressiva distruzione della famiglia, della genitorialità, della identità sessuale definita (sono uscita da NCD, insieme ad alcuni amici parlamentari, proprio perché in disaccordo con l'atteggiamento acquiescente di quel partito sul tema). Con la legge sulle unioni civili, infatti, la convivenza fra persone dello stesso sesso è a tutti gli effetti un matrimonio, aperto all'adozione gay e all'utero in affitto, e dopo l’approvazione della legge, quelli che prima vedevamo come tentativi sempre più insistenti e pressanti di introdurre la teoria gender nel dibattito pubblico - libretti UNAR, programmi televisivi.. - ora hanno un serio fondamento legislativo. Sappiamo che non è questione di numeri ma di ideologia: abbiamo visto che, come era prevedibile, le unioni civili sono un flop. Però servono alla sinistra per far passare una visione dell'uomo e un modello antropologico che rifiutiamo.
Il #nogenderday allora vuole essere l’occasione per fare rete fra le tantissime realtà, associative, di singoli, di gruppi, di amici, di colleghi: tutti coloro che sono impegnati nella comune battaglia contro l’ideologia gender. E poiché pensiamo che la mobilitazione non può che essere continua abbiamo pensato di dedicare una giornata all’anno a questo tema, che implichi un lavoro costante, per accendere le luci su questa tematica, facendo da collettore di diverse iniziative sul territorio, ma anche nel web, raccogliendo e diffondendo materiale.
La pagina facebook è un primo punto di riferimento, il più semplice da costruire. Abbiamo un logo e un nome intorno al quale ritrovarci per lavorare, insieme, ogni giorno.

Insomma, siamo dinnanzi all'ennesimo gruppo omofobo che sostiene tesi omofobe rifacendosi agli articoli della stampa omofoba. Nona caso i nomi che circolano sono sempre gli stessi: gli articoli de La Nuova Bussola Quotidiana, i discordi della Roccella e qualche articolo dell'Occidentale. Nulla di noto sotto il sole, ma solo l'occasione di pilotare politicamente l'isteria e la paura di chi davvero crede che esista quel fantomatico "gender" che venne teorizzato nel 2008, sotto la guida di Paola Binetti, dall'associazione Scienza & Vita (non a caso la stessa organizzazione da cui sono poi spuntati i vari Gandolfini, Amato e compagnia bella). Ai tempi l'operazione politica di diffusione dell'isteria non ebbe successo dato che nessun giornalista accettò di farsi portavoce di teorie così assurde, ma oggi grazie ai social tutto è più facile perché non serve dire la verità per ottenere visibilità.

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