Eugenia Roccella: «Non è discriminazione trattare i gay come cittadini diversi dagli altri»


È dalle pagine di Tempi che la deputata utra-omofoba Eugenia Roccella è tonata a vomitare il suo incommensurabile odio contro quei gay che da anni sono vittime delle sue incessanti e violente vessazioni. Il tutto nel nome di una presunta credenza religiosa che la signora sventola quale giustificazione a qualunque forma di discriminazione e di odio verso il prossimo.
L'assordo parte già dal titolo, con una tra i massimi esponenti dell'omofobia organizzata che si lancia nell'asserire che «Ai gay non interessa il matrimonio gay». peccato che se il commento riguarda le migliaia di unioni civili celebrate, tanto basta a sostenere che a quelle migliaia ai gay la possibilità di veder riconosciuta la propria unione interessasse. E se le leggi si misurassero sul numero di applicazioni, allora dovremmo aspettateci di vedere la signora Roccella impegnata a sparare alle spalle dei ladri per giustificare la bontà di quell'assurda legge sull'ampliamento della legittima difesa...
Comunque sia, lei dice che il numero di unioni civili celebrate non soddisfa le sue aspettative, anche se pare strano che a lamentarsene sia proprio una tizia che nell'ultimo anno ha cercato di sostenere che sarebbero state troppe che le vecchiette sarebbero morte di fame a causa della reversibilità pagata ai gay. Ma evidentemente la coerenza non pare importare ad una senatrice che pare unicamente ossessionata dal suo inumando disprezzo verso un'intera comunità.

La deputata Roccella non si astiene neppure dal sostenere curiose teorie, come il dichiarare che «le unioni civili gay sono sempre poche. Quando in Europa si varano leggi del genere, i risultati sono sempre molto deludenti perché la verità è che gli omosessuali che si vogliono sposare sono effettivamente pochi». E tutto questo, secondo la deputata, avverrebbe perché le unioni gay sarebbe frutto di «una lobby molto influente, ma anche estremamente circoscritta» dato che «le prime rivendicazioni degli anni Sessanta chiedevano la libertà sessuale tout court, senza discriminazioni. Si lottava contro il matrimonio, visto come un pezzo di carta, un’istituzione che ingabbia la libertà dei sentimenti. Ma dagli anni Ottanta alcuni attivisti hanno rovesciato la questione e deciso che, per vincere questa battaglia, la comunità gay doveva mostrarsi totalmente identica a quella etero. In nome dell’uguaglianza assoluta, hanno cominciato a chiedere quella stessa istituzione che prima combattevano, ma che è rimasta estranea alla maggioranza della comunità omosessuale».
Insomma, gli eterosessuali sarebbero "per natura" portati al matrimonio mentre quei luridi gay che lei disprezza con tutta sé stessa non sarebbero altro che bestie interessate ad accopparsi come animali. Ovviamente alla signora pare non passare neppure per l'anticamera del cervello che tutte quella discriminazioni di cui lei si è fatta promotrice possano contribuire a quelle statistiche dato che anche fra gli eterosessuali molti si sposano solo dopo aver avuto figli. Eppure lei è in trincea nel battersi perché i minori restino negli orfanotrofi pur di permettere che una coppia gay possa diventare la loro famiglia.

Nella negazione della più evidente realtà, la donna si lancia anche nel promuovere la maternità surrogata fiera del suo essersi opposta alle adozioni di bambini già nati e bisognosi di una famiglia. Ed è così che con troni assolutamente propagandistici la troviamo pronta a spergiurare che «da quando si è approvata la legge sulle unioni civili, i magistrati hanno immediatamente riconosciuto, in varie forme, le adozioni gay. Una coppia omosessuale sa con matematica certezza che otterrà il riconoscimento dei figli del partner o avuti con l’utero in affitto, grazie al comma 20 della legge che conferisce una delega ai magistrati. Ormai c’è la più totale libertà».
Lasciano perdere come la donna paia trarre piacere nell'insultare i figli altrui con i termini più dispregiativi che le passino per la mente, intollerabile è il suo aggiungere: «Si vuole forzatamente costruire una forma di famiglia gay che sia identica, nelle abitudini e nelle aspirazioni, a quella tradizionale». E mentre il sedicente giornale "cattolico" si affretta a sostenere che le unioni gay sarebbero «una impostazione» a tutti quei sedicenti cattolici che amano giustificare l'odio attraverso fantomatiche argomentazioni religiose, la deputata attacca l'opinione pubblica dicendo che «ci rifiutiamo di vedere le differenze. Ma le differenze non sono discriminazioni».
Peccato che anche i nazisti dicessero che gli ebrei avevano delle differenze e che non ci fosse nulla di discriminatorio nel bruciarli nei forni. e se davvero crede che l'unica cosa a cui possano spirare i gay sia il sesso fine a sé tesso, allora perché mai scende in piazza con cartelli in cui chiede che sia impedito poter accedere a locali dove aver sesso anonimo senza aver prima contratto un matrimonio secondo i dogmi di Santa Romana Chiesa?
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