I correlatori della De Mari: «Sono i gay ad aver creato le discriminazioni»


Presso l'Euro Hotel di Concorezzo l'integralismo è tornato ancora una volta a dare libero sfogo alla propria propaganda d'odio con un comizio organizzato sotto l'egemonia della solita associazione Provita Onlus.
E se sappiamo bene come l'organizzazione politica di Toni Brandi ami trincerare il proprio odio dietro una presunta "libertà di espressione", non pare certo rientrare in quella categoria la diffusione di documenti palesemente falsi che vengono spacciati per veri nel nome della Madonna e di Gesù Cristo. Si pensi anche solo a come si siano premurati di proiettare al pubblico il falso documento del bambini che a cui veniva messo del burro cacao e che lo spergiurano ad anni di distanza dalla smentita che fosse stato «obbligato a truccarsi da donna». Diventa così difficile fronteggiare l'offensiva di chi basa la propria propaganda sulla falsa testimonianza e sull'abuso della credenza popolare facendo leva su un vero proprio stupro del sentimento religioso, da loro reso una sorta di lasciapassare ad ogni forma di spergiuro a danno del prossimo.

Sul fronte dei contenuti, pare si stia ormai toccato davvero il fondo. Il primo ad aver preso la parola è un tale Angelo Mandelli, il quale ha esordito con il sostenere che quei cattivoni degli lgbt vogliano «catalogare le persone sulla base dell'orientamento sessuale» anche se poi sono loro a voler imporre distinguo che limitino le famiglie ad un unico modello ritagliato su sé stessi. Lamentano pure che «l'ideologia impone che qualcuno esibisca il proprio orientamento sessuale in pubblico», anche se poi è Adinolfi ad andare sui palchi dei suoi convegni ad agitare la figlia per esibire come lui abbia introdotto dello sperma nella vagina della sua seconda moglie. E tutto questo per arrivare a sostenere che «sono i gay ad aver creato le discriminazioni perché sono loro che hanno diviso il genere umano in settanta generi diversi».
Si parte dunque con il fare volutamente confusione tra orientamento sessuale e genere, negando duemila anni di storia che hanno visto la persecuzione di gay e lesbiche, uccise nei campi di concentramento prima ancora che si iniziasse a parlare di generi. E lo Mandelli appare un po' confuso nel suo sostenere che non esistano distinzioni tra esseri umani quando in realtà è lui il primo a parlare di un «noi» e un «loro». E contraddittorio appare anche il suo sostenere che «se è assurdo e sbagliato catalogare le persone umane in qualsiasi modo, ma in articolare in base ai propri orientamenti sessuali, ancora più assurdo è che esistano associazioni cosiddette lgbt che pretendono di catalogare le persone in base a questi orientamenti». Peccato che a sostenerlo sia una persona che si definisce parte di sedicenti "associazioni cattoliche" basate su una catalogazione della popolazione in base al credo religioso.
Implacabile è giunta la condanna morale di chi definisce l'omosessualità come «un problema» e che rivendica come l'accettazione debba essere condizionata al volere di chi reputa di dover poter imporre agli altri il proprio volere senza che nessuno possa mettere becco nelle sue scelte. Si arriva così al solito sostenere che i gay dovrebbero avere rispetto le la presunta "opinione" di chi non gradisce possano vivere la loro vita senza subire ingiuste discriminazioni.
Né più e né meno di quei gruppi di sedicenti "cristiani" che si tengono ben strette le tutele della legge Reale-Mancino mentre sostengono che l'applicazione delle medesime norme ad altre minoranza sarebbe un atto «liberticida». Ed è forse su quel filone che si può incastrare il suo attaccare i rifugi per adolescenti gay cacciati dalle loro famiglie per indicarli come un qualcosa di «discriminatorio» verso chi non rischia quel rifiuto che loro sono i primi a fomentare.
Pura demagogia sono anche i suoi vari discorretti volti a sostenere che se qualcuno osa dire che l'eterosessualità non è l'unica norma, allora significa che «l'eterosessualità non è più normale». Peccato che il sostenere che gli occhi scuri non escludano l'esistenza di persone con occhi chiari non significa certo che non sia normale avere gli occhi castani...

La parola è poi passata ad un certo Vittorio Lodolo, un uomo che si è presentato al pubblico come «medico» e come presidente dell'associazione Famiglie Numerose Cattoliche (quasi a voler ribadire la volontà di creare divisione in base alla propria fede quasi ci fosse differenze fra le famiglie numerose cattoliche e quelle non cattoliche). A lui è stato affidato il compito di attaccare la scuola, tant'è che il suo esordio lo ha visto dichiarare che «le patologie degli insegnanti sono all'80% psichiatriche».
In un minestrone di argomenti che non paiono correlati tra loro, l'uomo ha sostenuto che «le forze del male» attaccherebbero la famiglia incitando allo sterminio degli anziani attraverso la Dat, l'uccisione delle nuove generazioni con la legalizzazione dell'aborto e attraverso il sostenere che la famiglia non sia necessariamente formata da un uomo e da una donna. E la sua teoria è che tutto questo mirerebbe solo a creare un nuovo business. Insomma, la solita litania basata su semplificazioni azzardate che negano la realtà di come il numero di aborti fosse maggiore prima della loro legalizzazione o come il suo sostenere che l'unione sterile tra due gay sia diversa dall'unione sterile di Gandolfini e di sua moglie (anche se poi nessuno di questi tizi ha da ridire sul fatto che lui abbia adottato dei bambini).
Incoerente con il discorso precedente è come l'uomo sia scoppiato in lacrime dalla commozione nel ricordare come nel 1968 Paolo VI si schierò contro l'uso di anticoncezionali, sostenendo che il papa avrebbe detto che «io non voglio che ci sia sesso senza procreazione». Anche qui si potrebbe osservare che il metodo anticoncezionale è anche un atto di prevenzione dell'aborto, dato che chi si affida al salto della quaglia è poi chi spesso si ritrova nella condizione di scegliere se proseguire o meno la gravidanza.
La sua tesi finale è che l'integralismo cattolico debba trovare uno posto nella politica in modo da poter imporre per legge agli altri le proprie convinzioni.

L'intervento di Giorgio Celsi (presidente dell'associazione integralista "ora et labora") è risultato il solito minestre di citazioni decontestualizzate, tutte volte a sostenere che in qualche modo «tutto noi» paghiamo per progetti che lui identifica come un imprecisato «indottrinamento gender nelle scuole». Ed è lui ad aver proiettato la solita intervista al solito Gianfranco Amato, quasi a volerci ricordare come l'aggressione dell'integralismo cattolico e l'isteria gender siano alimentate da un piccolo manipolo di personaggi altamente ideologizzati che paiono disposti a tutti pur di portare vantaggi alle lobby che rappresentano. Immancabile è stato anche il solito paragone tra il movimento di liberazione omosessuale e quei nazisti che sterminarono i gay nei loro centri di sterminio.
Per farla breve, l'intero intervento si è basato sul cercare di generare paura contro i gay e sostenere che quella gentaglia tolga soldi a gli eterosessuali (non certo come quella Chiesa Cattolica che annualmente ci costa 6.448.569.808 euro ma che a lui pare non dare alcun fastidio).

Ma il volto più pubblicizzato della giornata era quella della solita Silvana De Mari, lanciatasi in una serie di affermazioni volutamente provocatorie e spesso inaccettabili di cui ci siamo più approfonditamente articoli dedicati (qui la prima parte e qui la seconda).

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