Professore della Statale di Milano paragona le unioni gay a quelle con un ornitorinco


Andrea Zhok, professore di filosofia presso l'Università Statale di Milano, pare avere una strana concezione della cultura. Se per secoli l'umanità è progredita grazie alla condivisione delle informazioni, lui preferisce parlare di «squadrismo», «fascismo» e di «lobby gay» se qualcuno osa rendere pubbliche le sue tesi all'esterno di quella ristretta cerchia che non trova nulla di strano in chi pare teorizzare una nuova razza ariana basata sulla sua personalissima attività sessuale. La sua teoria pare riconducibile al sostenere che se lui si porta a letto delle donne, allora le sue eiaculazioni dovrebbero garantirgli maggiori diritti civili mentre l'oggetto della su lussuria deve essere denigrato come oggetto finalizzato al suo piacere. Né più e né meno di quanto sostengono anche i vari Mario Adinolfi e Silvana De Mari.
Fosse stato certo delle sue teorie, probabilmente non avrebbe cercato di cancellare le prove (così com'è evvenuto) e forse non avrebbe avuto bisogno di abbaiare come un cane rabbioso nell'aggredire chi ha osato dissentire al suo pensiero unico. E se un paragone con un animale potrebbe apparire poco gentile, il primo a cimentarsi in quell'atteggiamento è stato proprio il professore nello scrivere che zaccettare l'unione tra due uomini o due donne sarebbe come accettare un matrimonio con gli animali?

Come denunciato da Gay.it, è dalla sua pagina Facebook che l'uomo ha scritto:

Mario ama il proprio ornitorinco. Come ogni sentimento, anche questo merita la nostra simpatia e il nostro rispetto. E ora Mario desidera che il suo sogno d’amore sia coronato dal sacro vincolo del matrimonio. Certo, l’ornitorinco Alfredo cui Mario è devoto non è in grado di gridare al mondo il proprio amore o di annuire davanti al sindaco, ma vogliamo davvero far valere questa minorità come elemento discriminatorio? Vogliamo davvero far vincere in maniera così smaccata il pregiudizio? Sarebbe ovviamente inaccettabile richiamarsi ai limiti cognitivi ed espressivi di Alfredo per escluderlo dalla consacrazione dei propri sentimenti. Chi siamo noi per escludere Alfredo dal godimento dei propri affetti? Chi siamo noi per conoscere l’intensità dei sentimenti di Alfredo? Qualche reazionario obietterà che Alfredo non è un essere umano. Faccio naturalmente fatica a superare il ribrezzo per una tale osservazione. Nel XXI secolo voglio solo sperare che nessuno dia più ascolto a tali squallide tesi razziste e speciste. Certo, una volta che Mario e Alfredo siano uniti nel sacro vincolo si pone il problema dei loro diritti famigliari. Purtroppo una natura matrigna ha reso impossibile a Mario ed Alfredo di procreare, spezzando il loro progetto d’amore famigliare. Ma possiamo essere così insensibili da non venire incontro a questa coppia e al loro desiderio? Possiamo lasciare che profferte di generosità e accoglimento vengano frustrate di fronte ad inveterati pregiudizi? Chi ha detto che un bambino non possa essere felice se accudito da un uomo e un ornitorinco? Ci sono forse prove in senso contrario? Soltanto il solito serpeggiante razzismo di mentalità conservatrici può vedere in ciò qualcosa di improprio. E’ tempo di andare incontro alla differenza, di abbracciare la diversità, di lasciare cadere rigidità tradizionali che non hanno più ragione di esistere. Viva Mario, viva Alfredo, viva la loro famiglia. L’amore trionfa sempre. PS: Per chi non ci fosse arrivato da solo, è un esercizio di sarcasmo, non un saggio. Astenersi polemisti.

Ma anche riguardo alle donne e al femminismo, Zhok pare avere alcuni problemi. Riguardo al tentativo di aggiornare il lessico delle professioni, asseriva:

Ok, d’accordo, come Boldrini, Fedeli ecc. non mancano di ricordarci costantemente, dobbiamo cominciare, per pari dignità, a dire “presidenta”, “assessora”, “avvocatessa”, ecc. Nessun problema. Gli usi linguistici si adottano e si cambiano, e se davvero questo punto sembra importante ai più, per me possiamo introdurre una nuova convenzione. Solo che a questo punto, pensandoci bene, forse davvero mi sono perso un’importante verità, ed è ora di rimettere le cose in ordine. Sono infatti stufo di questa palese discriminazione per cui tutti i nomi astratti in italiano (e non solo), cioè quelli che nominano le entità più spirituali e universali (giustizia, verità, libertà, onestà, abilità, morale, scienza, storia, filosofia, natura, ecc.) sono femminili. Credo sia venuto il momento di contestare il paradigma oppressivo imperante, manifestamente incarnato in questo uso linguistico, che tende a concepire i maschi come materialoni dediti al "particulare" e le femmine come spirituali. E’ ora di dire basta! D’ora in poi voglio il giustizio, il veritò, il libertò, l’onestò, l’abilitò, lo scienzo, il moralo, lo storio, il filosofio, il naturo, ecc.

Ed ancora, Zhok risulta autore di post volti a sostenere le ragioni della “normalità” e dei “normali” contro le istanze lgbt, così come ha negato negare il problema del patriarcato.
Al solito tutte queste rivendicazioni sono state enunciate facendo appello alla libertà di espressione, forse dimenticando che tale libertà deve necessariamente offrire medesimo spazio anche alle libertà altrui attraverso un doveroso diritto di critica. Sostenere che si voglia dire ciò che si vuole senza accettare che gli altri possono dissentire, non è libertà di espressione, è dittatura.
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