Cremona chiede le porte all'omogenitorialità: "Il padre d'Italia" escluso dalla rassegna del comune


«Porte chiuse. Dopo diverse conversazioni con i responsabili e dopo aver cercato invano un punto di confronto con gli organizzatori e l’amministrazione, ho deciso di non portare il film a Cremona. Non solo per preservare il mio lavoro e quello degli attori, degli autori e della troupe da un trattamento da “apartheid” cinematografico, ma anche perché nel 2017, soprattutto nel mese del Pride, credo sia più che mai arrivato il momento di alzare la testa e di non abbassarla». È quanto scrive su Facebook il regista Fabio Mollo dopo che il Comune di Cremona ha deciso di esludere il film "Il padre d'Italia" dalla sua rassegna cinematografica dedicata ai diritti.
Il film, candidato a quattro Nastri d’argento e un Globo d’oro, racconta la storia di un gay che decide di prendersi cura di una neonata non riconosciuta dalla madre. Ma evidentemente il tema della territorialità dei gay è un tema che non può essere toccato per non infastidire quei sedicenti cattolici che dell'odio omofobico hanno fatto un vero e proprio business in grado di procurare ingenti fatturati economici.
Marco Turati del comitato organizzatore sostiene che «tra i titoli ce n’era uno sull’omogenitorialità. Quando ne abbiamo discusso, il sindaco Galimberti ha risposto che era un tema delicato e che i tempi non erano maturi. Non è una questione di merito, ma di metodo».
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