Il sindaco leghista di Prevalle apre uno sportello "no gender" affidato ad un'attivista di Mario Adinolfi


Il sindaco leghista di Prevalle, nel bresciano, è uno di quelli che va in giro nelle strade a raccontare a tutti che quanto gli piacciono le donne e di come lui sua convinto che l'origine dei suoi orgasmi debba essere ritenuto di interesse giuridico e fonte di maggiori diritti civili e sociali. Ma non solo, il sindaco leghista ritiene anche che i suoi amplessi debbano essere codificati come l'elemento fondante per ridefinire la famiglia, relegandola in schemi ideologici che neghino qualunque formazione sociale si basi sull'amore e non sulla compresenza di un pene e di una vagina (tant'è che il suo Salvini non si è astenuto dal reppresentare il ruolo femminile attraverso l'esposizione di una bambola gonfiabile predisposta al sesso orale).
Per dare forza a questa sua tesi, il sindaco leghista ha sfruttato in ogni modo la sua carica istituzionale. Due anni fa utilizzò i cartelli comunali per mostrare messaggi in cui dichiarava che «l'amministrazione comunale è contraria all'ideologia gender». Una frase che non aveva alcun senso, dato che sarebbe stato come dichiararsi contrari agli unicorni in virtù di come un ente non dovrebbe poter fomentare isteria contro un qualcosa che nessuno ha mai teorizzato. Ed è forse per quello che il sindaco convocò chi quella fantomatica «ideologia gender» se l'era inventata e propinò ai cittadini un comizio di disinformazione di Gianfranco Amato. In assenza di qualunque contraddittorio (ma dinnanzi alle autorità ecclesiastiche locali) l'amministrazione avvallò dunque quelle teorie.

Ma la vicenza non si è conclusa qui. Dal primo luglio il Comune di Prevalle aprirà uno sportello "no gender" che sarà attivo ogni sabato mattina di luglio e agosto. La gestione non sarà affidata a Sara Prandini, un insegnante di scuola primaria del comune ed esponente del partito di Mario Afdinolfi.
Su Facebook la donna si presenta con una pagina interamente griffata con i simboli politici di Adinolfi e Gandolfini, con le fotografie che la ritraggono al fianco di Adinolfi sul palco del congresso romano del Popolo della famiglia o con frasi bibliche volte a sostenere che l'identità di genere non possa essere tollerata «perché maschio e femmina Dio li creò». I suoi apprezzamenti sono rivolti verso tutti i circoli di Adinolfi, i comitati di Gandolfini, le Sentinelle in piedi, la Manif pour tous Italia, i Giuristi per la vieta e La Nuova Bussola Quotidiana. Spopolano sedicenti gruppi religiosi (compreso quelli per la "medaglia miracolosa della madonna" che dietro comodo pagamento può garantire una grazia) ma anche gruppi politici di estrema destra come il Fronte Nazionale Bergamo e Forza Nuova.
Non va meglio sulla pagina del Popolo della famiglia di Brescia, nella quale troviamo immagini che mostrano come durante i comizi della Prandini si provvedesse alla vendita di libri volti a sostenere che l'omosessualità abbia cause "patologiche" e che i gruppi cristiani possono "curarla". Ed ancora, altre immagini ci mostrano come ci fosse sempre la Prandini dietro l'organizzazione dei comizi di Silvana De Mari (quella che dice che gay sono persone «omoerotiche» insane di mente e che le donne dovrebbero starsene zitte se il marito le picchia).

L'iniziativa vuole ricalcare quella del centralino "anti-gender" istituito dalla giunta legista di Regione Lombardia dietro sprono della gran sacerdotessa Cristina Cappellini.
Ma a spiegarci che cosa sia questo fantomatico "gender" che l'adinolfiniana è stata chiamata a contrastare è la stessa donna, pronta a dichiarare: «Riconosciamo la famiglia tradizionale, madre, padre e figli e basta. Il resto chiamatele come volete ma non famiglia». Insomma, si batterà strenuamente per promuovere la discriminazione, la diseguaglianza sociale e il pregiudizio contro qualunque formazione sociale non veda una donna che si fa penetrare da un uomo (sperando che non vada nelle aule delle scuole primarie a dire queste sue teorie ai bambini).
Non meno gravi sono le dichiarazioni del sindaco, pronto a fomentare inutile isteria e cieco pregiudizio con il suo affermare che: «Non siamo omofobi ma vogliamo proteggere i nostri giovani». Peccato che il buonsenso di porti a ritenere che la promozione del pregiudizio non appaia orientata a «proteggere» quei giovani giovane gay che nel suo nome rischiano di essere costretti a subire ingiustizie, ingiurie e violenze. Il timore è che il sindaco voglia «proteggere» solo il suo pregiudizio e la sua convinzione le le donne siano degli oggetti sessuali (paragonabili a bambole gonfiabili) che devono conferire maggiori diritti civili a chi se le porta a letto.

Soddisfazione è stata espressa da Mario Adinolfi e da da Gianfranco Amato, talmente desiderosi di poter trovare una qualche visibilità mediatica dal dichiarare pubblicamente che quello sportello sarà gestito dal loro partito all'interno di quella truffa culturale su cui si basa la loro propaganda elettorale. In pratica, è nel loro nome che verrà immolata l'esistenza di ogni bambini che soffrirà, che verrà picchiato o che verrà sospinto al suicidio attraverso quelle fantomatiche "terapie riparative" che loro promuovono per mero profitto.
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