Il vescovo che ci prova con militari e turisti alle porte del Vaticano


La fonte della notizia è Il Messaggero che, con opinabili accenti e pruriginosa morbosità, racconta di come «un prelato appartenente ad un importante ordine religioso» avrebbe una «fortissima inclinazione a non controllare i propri desideri di fronte a giovani uomini».
L'articolo sostiene che il vescovo sia solito aggirarsi nei pressi di Sant'Anna, l'ingresso principale del Vaticano, in cerca di turisti da adescare o a Borgo Pio, dove verso sera i bar raccolgono le comitive per l'aperitivo. Si sostiene anche che il religioso avrebbe una certa passione per i militari in mimetica, anche se non pare così lineare il loro sostenere che l'uomo «avrebbe tentato persino un timido approccio con due di loro» e che i militari avrebbero «liquidato il prelato marpione» prima di informare le autorità vaticane. Vien da sé che, se l'approccio fosse stato realmente timido come sostiene il quotidiano, risulterebbe ingiustificata la violazione della privacy del prelato da parte di due rappresentanti della forza pubblica che avrebbero diffuso dati sensibili ad uno stato estero. Peccato che il passaggio sulla necessità di liquidare il prete nel nome dell'italica virilità (la stessa esaltata da Benito Mussoliti) appaia come il tentativo di sostenere che il problema della vicenda sia l'omosessualità del prelato e non l'ipocrisia di una Chiesa in cui si può fare tutto ciò che si vuole purché ci si nasconda e ci si adoperi a condannare pubblicamente chiunque viva apertamente e senza sotterfugi la propria sessualità. E tale visione omofobica della storia viene ben sottolineato a fronte di un articolo che sostiene che le attenzioni di un gay siano da intendersi come uno «spiacevole episodio», forse sottintendendo che se si fosse trattato di una donna dalle tette grosse, i militari avrebbero potuto considerare piacevole l'episodio e non avrebbero dovuto informare le autorità di uno stato estero riguardo ai colloqui confidenziali avuti.
Il Messaggero sostiene anche che Papa Bergoglio sia stato messo al corrente delle attività del prelato e che il pontefice abbia deciso di mettere tutto a tacere. Ma in quel dogma vaticano che mira a sostenere che tutto sia lecito per i la curia sino a quando le loro posizioni pubbliche siano mirate a condannare il prossimo, ecco che la vicenda è stata insabbiata nella speranza che l'ennesima prova dell'ipocrisia vaticana possa essere messa a tacere.
Insomma, c'è una grande ipocrisia da parte del Vaticano, ma anche una completa incapacità dei giornali di trattare l'argomento senza cercare di ridicolizzare e deridere un orientamento sessuale pur di assolvere l'articolata propaganda omofoba della curia.
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