Minacce fisiche e offese omofobiche al decano della Chiesa Protestante Unite. Fiamma Nazionale ha evocato «bombe a mano e carezze con il pugnale»


Il decano della Chiesa Protestante Unita, il reverendo Andrea Panerini, è stato il protagonista di un video apparso su Repubblica e registrato durante il Milano Pride dello scorso 24 giugno, in cui spiegava la posizione di apertura della propria Chiesa verso l'omosessualità.
È bastato quel gesto cristiano a renderlo vittima di fisiche ed offese omofobe registrate sulla pagina Facebook de La Provincia Pavese, quotidiano del Gruppo L'Espresso, a cui appartengono anche Repubblica e altri quotidiani locali attraverso la controllata Finegil.
Nel video Panerini spiegava come la Chiesa Protestante Unita non solo accetta le persone LGBTQ ma celebra anche matrimoni religiosi tra persone dello stesso sesso, affermando che «Gesù non discriminerebbe». Questo evidentemente è risultato inaccettabile a un folto numero di timorati catto-fascisti lettori, i quali sono ricorsi a quella violenza che li contraddistingue con insulti pesantissimi e gratuiti rivolti a chi non vende loro un Gesù utile a giustificare omofoboia, xenofobia e razzismo. Il tutto non solo tirando fuori argomenti biblici ormai desueti persino per il Vaticano, ma arrivando ad ingiuriarlo e a minacciarlo nella sua incolumità fisica (qui alcuni esempi).
Un profilo Facebook riconducibile alla formazione neo-fascista «Fiamma nazionale» ha persino evocato «bombe a mano e carezze con il pugnale» contro il leader protestante oltre a varie e ripetute ingiurie che accostavano il suo ministero pastorale (confuso anche con il sacerdozio cattolico) con la pedofilia.

«Ovviamente sono amareggiato -ha dichiarato il reverendo Panerini- ma non sono spaventato nè, purtroppo, particolarmente sorpreso. Che la violenza omofoba sia un problema se ne rendono conto tutti in questo paese tranne che i nostri legislatori. Di offese e minacce alla mia persona per la mia omosessualità e/o per le mie posizioni religiose, etiche e politiche ne ho ricevute tante da quando ho fatto coming out a 16 anni, nella primavera di quasi vent'anni fa nella cittadina della costa toscana dove sono nato e cresciuto e in altri contesti: non sono mai stato a piangermi addosso. Se questa volta ho deciso, di concerto con l'Ufficio legale della mia Chiesa, di rivelare pubblicamente queste offese e minacce è perché non è in gioco solo la mia personale incolumità e reputazione ma anche quella della mia Chiesa, dei miei fedeli per non parlare dei molti giovani LGBTQ ogni giorno vittime silenziose dei soprusi e delle violenze. E se Gesù dice a noi, suoi discepoli, che saremo perseguitati per il suo nome e che il mondo non può accettare il Suo Vangelo, un Vangelo d'amore, di fratellanza, di non-discriminazione, da cittadini bisogna anche arrivare a dire basta.»

Il post in questione sulla pagina de La Provincia Pavese è stata nel frattempo cancellata da Facebook e dal decanato della Chiesa Protestante Unita fanno sapere che l'Ufficio legale sta valutando azioni legali in sede civile e penale verso gli autori dei post per diffamazione, ingiurie e minacce aggravate in cui, oltre al reverendo Panerini, anche la Chiesa Protestante Unita in quanto ente di culto potrebbe costituirsi parte civile. Anche «La Provincia Pavese» potrebbe essere interessata dalle azioni legali per omesso controllo.
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