Provita attacca il Comune di Brescia perché non discrimina i gay quanto loro vorrebbero


Sappiamo bene che per l'imprenditore Toni Brandi, quel Dio che riempie la sua bocca non è altro che un oggetto da stuprare per promuovere omofobia, xenofobia e razzismo in un piano volto a dare spazio a qualunque odio possa portare voti ai gruppi neofascisti. Il suo unico dio è il denari ed è proprio cercando di far leva sul soldo (un qualche trenta denari) che l'organizzazione politica si è lanciata nella sua consueta opera di disinformazione. Per mano del solito Elia Buizza, affermano:

Anche Brescia avrà il (dis)onore di ospitare il Gay Pride, per l’occasione ribattezzato Brescia Pride, con azzardata interpretazione di cosa rappresenti motivo di orgoglio per i bresciani.
Dopo anni di propaganda “a reti unificate” (università, giornali, eventi patrocinati dal comune, manifestazioni di orgoglio lgbt di vario tipo), la Leonessa d'Italia assisterà mansueta ad un evento che va contro la sensibilità dei numerosi bresciani, che nei mesi scorsi hanno manifestato la propria contrarietà all'ondata omosessualista

Sostenendo sia lecito essere contro la vita altri ed ignorando quante sensibilità leda una vita violenta, blasfema ed oscena come quella di chi scrive simili fregnacce per un'organizzazione politica di estrema destra che vive sull'odio, si passa a dure ciò che i nazisti dicevano degli ebrei:

L'associazionismo gay vanta una disponibilità economica non indifferente (a Bolzano prendono più soldi le associazioni gay che l'AIDO per la donazione degli organi), oltre che gli appoggi giusti. È da tempo infatti che la vice sindaco, nonché Assessore alla Cultura, Creatività e Innovazione Laura Castelletti, insieme con i suoi collaboratori (primo tra tutti Fabrizio Benzoni), sembra dettare l'agenda di una amministrazione guidata da un sindaco che, pur astenendosi in genere da prese di posizione nette di sostegno alle rivendicazioni LGBT, ha pur sempre compiuto un gesto significativo ricevendo la composita rappresentanza del comitato organizzatore del Gay Pride.

Ovviamente dovremmo ritenere che Brescia sia a Bolzano o negare che l'integralismo organizzato abbia potenti appoggi per poter distruggere intere vite nella più totale impunità. Ma Buizza pare sempre più intenzionato a fare confusione al fine di sostenere che i gay toglierebbero soldi agli etero (mentre sarebbe dovuto che i gay paghino i privilegi di Buizza dato che lui si reputa parte di una nuova razza ariana meritevole di derubare il prossimo per diritto di nascita). Dice:

A sorpresa, tuttavia, sia il Comune che la Provincia di Brescia hanno rifiutato di concedere il patrocinio alla parata, pur avendo appoggiato alcune “iniziative propedeutiche al corteo”. Curioso l'escamotage per non sbilanciarsi troppo, forse anche in vista della scadenza elettorale non lontana: «Il Comune non può appoggiare una manifestazione che esprime un documento politico-programmatico». Come se la Rete RE.A.DY, nella quale Brescia è stata portata dall'amministrazione Del Bono, non avesse un programma politico: forse però questa scelta, per quanto sciagurata e devastante, risulta meno appariscente e sfugge a molti dei potenziali elettori di Del Bono che, tutto sommato, non ci tiene più di tanto a farsi associare alla parata che assume di norma uno stile provocatorio, osceno o dissacratorio (si veda la vicenda dei manifesti affissi a Perugia, che sono costati al Gay Pride del capoluogo umbro il ritiro del patrocinio comunale già concesso).
Anche questa volta l'amministrazione comunale di Brescia dà dunque sfoggio delle proprie abilità nel rimanere nel mezzo, stringendo la mano da un lato all'associazionismo gay e dall'altro lato agli elettori, forse non troppo convinti dell'opportunità di un tale sfregio all'immagine di Brescia.

Ovviamente il pride e la rete Re.a.dy sono due cose diverse e appare uno sfregio alla verità la superficialità con cui Buizza spergiura che tutti gli elettori bresciani sarebbero degli omofobi. Ma si sa, per Provita è essenziale far credere che l'ideologia di Brandi sia condivisa ed è così che si dice che tutti la pensino come loro o che loro vedano qualcosa di osceno nelle parate altrui (anche se la vera oscenità la si è vista con neonazisti armati di crocefissi che chiedevano odio nel nome di Dio alla loro marcia dell'integralismo).
L'attacco alla verità prosegue con un articolo che aggiunge:

Gli organizzatori del Brescia Pride, amareggiati per il tradimento del loro migliore alleato, non intendono arretrare di un passo di fronte a questa “battaglia di civiltà”, promettendo di marciare a testa alta «per dimostrare che i pari diritti per tutti sono uno scontato dovere istituzionale», forti del sostegno di “ben” 18 comuni bresciani (su 205). Altri comuni della provincia hanno invece deliberato un rifiuto di patrocinio e di qualsiasi altro sostegno all'iniziativa. Stiamo a vedere quanti saranno i gay “con orgoglio”, oggi a Brescia.

L'organizzazione politica "Provita" gode di fondi pubblici in virtù del suo status di "onlus" ed appare assai imprudente che lamentino cone realtà assai più meritevoli di loro abbiano i loro stessi diritti. Anche perché un conto è battersi per iduritti dei più deboli, un altro è promuovere l'odio per profitto personale e politico.
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