Provita schiuma rabbia dinnanzi alle università che difendono i diritti civili


Se di mezzo non ci fosse l'abuso della credenza religiosa quale strumento per la promozione di una nuova cultura neofascista, potrebbe persino risultare divertente osservare come l'associazione integralista Provita Onlus si stia cimentando in proclami sempre più isterici e surreali. Ci sarebbe anche da ridere dinnanzi a quel vecchietto che sbraita come un indemoniato se non gli viene permesso di sfruttare il cappellano di un'università per potersi infiltrare nelle aule a propagandare la sua ideologia del disprezzo, ma che poi piagnucola infantilmente se le università decidono di non mettere il bavaglio a quelle persone che lui vorrebbe spogliare di ogni diritto umano in virtù del suo ripetersi più "ariano" di loro.

Ricorrendo a neologismi coniati da Forza Nuova, l'organizzazione politica di Brandi afferma:

Amedeo Rossetti De Scander, sul portale Vita Nuova, scrive che l’Università di Trieste (come del resto quella di Udine) rinuncia alla libertà di pensiero e si piega alla ideologia omosessualista. Nel Manifesto del gaypride che essa avalla si chiede anche l’eutanasia e l’istituzionalizzazione della prostituzione. E nessuno dentro l’università si dissocia e protesta.
Ci fa notare Rossetti che , secondo il suo Statuto, “L’Università degli Studi di Trieste è un’istituzione pubblica di alta cultura, laica, pluralista e indipendente da ogni orientamento ideologico, religioso, politico ed economico”. Si chieda allora come è possibile il patrocinio di un Ente siffatto al gaypride che si terrà il 10 giugno ad Udine.
Il gaypride è un evento con un orientamento ideologico marcato, che forse va ben oltre una manifestazione di promozione dell’omosessualità, visto il manifesto diffuso in rete. Infatti il manifesto del suddetto gaypride promuove l’omosessualismo, l’eutanasia, la censura alla libertà d’opinione (dice che c’è un forte bisogno di una legge contro l’omofobia).

Ovviamente andrebbe notato come tutto ciò che l'organizzazione enuncia come un doma di fede, in realtà non è altro che l'opinabilissima opinione di Brandi. Quello stesso Brandi che sostiene che lui debba poter andare nelle università ad indottrinare i ragazzi al suo pensiero unico, legittimando ogni forma di violenza e di intolleranza possa minacciare la vita di quei gay contro cui lui è stato capace persino di promuovere fantomatiche "teorie riparative" universalmente note per i loro mortali effetti.
E fa anche un certo effetto l'osservare come l'organizzazione sia capace di non sprofondare dalla vergogna nel parlare di «promozione dell'omosessualità» o di «omosessualismo», ma d'altra parte va ricordato che si sta parlando di quel gruppo politico di estrema destra che vede nella Russia di Putin o nell'Ungheria di Orban il loro sogno politico. E di certo la coerenza non pare il loro forte a fronte di chi attacca i diritti laici della società per poi sostenere che le infiltrazioni religione debba essere ritenute un diritto garantito da una strana concezione della libertà religiosa, una libertà che Brandi sostiene non debba riguardare la propria vita ma la possibilità di poter sfruttare il nome di Dio come giustificazione all'ingerenza nella vita altrui in barba a qualunque libertà personale riguardi il prossimo. Dice:

Ancora: il manifesto del gaypride chiede che «lo Stato italiano garantisca la laicità affinché nessuna confessione religiosa possa imporre un modello comportamentale che giustifichi pratiche sociali discriminatorie», quindi bisogna porre limiti alla libertà religiosa?
E infine il gaypride si interessa persino di scuola, con la pretesa che l’educazione alla sessualità rientrino a tutti gli effetti nei programmi scolastici.A tutto questo l’Università di Trieste concede il suo patrocinio e l’uso del suo logo: un’Università “pubblica, laica, pluralista e indipendente da qualsiasi orientamento ideologico”…

Non sarà che Provita non si rende contro di come l'unica ideologia in campo sia la loro ostentata nostalgia per quelle mortali dittature del secolo scorso che permettevano di pretendere di essere ritenuti superiori agli altri per diritto di nascita?
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