Provita sostiene che la maggior parte dei gay voglia sposare una donna perché il sesso con uomini è "un giochino" e ci vuole una femmina per "fare famiglia"


La strenua promozione dell'omofobia da parte dell'organizzazione politica "Provita onlus" ci porta a vere e proprie perle di follia. Ne è un esempio un nuovo articolo in cui l'organizzazione politica di estrema destra si lancia in elucubrazioni mentali basate sulla teoria che i diritti siano tali solo se a beneficiarne è una maggioranza o on numero elevato di persone. In altre parole, dicono che se una persona viene ridotta in schiavitù, è doveroso impedire qualunque intervento perché la vittima non è parte di una maggioranza. Il tutto in un'evidente contraddizioni delle loro stesse affermazioni, dato che per anni hanno fatto terrorismo psicologico sostenendo che le unioni civili avrebbero privato le vedove della loro pensione perché l'Inps avrebbe esaurito ogni fondo pagando la reversibilità ai gay, ma oggi dicono che i matrimoni gay siano stati «un flop anche in America». Ovviamente il termine "matrimoni" viene rigorosamente scritto tra virgolette per sottolineare come loro si rifiutino di riconoscergli pari dignità.

In un quadro in cui l'organizzazione dice che non va bene se i gay si sposano e che non va bene se non si sposano (praticamente non vanno mai bene qualunque cosa facciano), l'organizzazione spergiura che i gay non siano adatti al matrimonio per loro natura e che quelli intelligenti riconoscono a Brandi una superiorità "ariana" dettata dalla sua ostentata passione per i genitali femminili, scrivono:

«In otto mesi 2.802 unioni civili. In tutta Italia. Erano 2.433 a fine dicembre. Se ne sono aggiunte 369 tra gennaio e fine marzo. Non c'è che dire: decisamente un flop»: il “matrimonio” gay non decolla, in Italia.
Questo era il disappunto che veniva manifestato dalle colonne di Repubblica un paio di mesi fa.
Il flop delle unioni civili a noi non sorprendeva affatto: avevamo visto che la stessa cosa è accaduta all'estero, dove è stato legalizzato oltre al “matrimonio” egalitario, anche l'adozione: leggete qui: Il “matrimonio” gay una volta legalizzato passa di moda. Lo scrivevamo un anno fa. E avevamo dato ascolto ai tanti omosessuali – persone ragionevoli e assennate, non omosessualisti accecati dall'ideologia – che conoscono la realtà in cui vivono e che dicevano apertamente che ad essi non interessa il matrimonio: non è nello stile di vita gay.

Si passa così al sostenere che loro non vedono abbastanza gay sposati da ritenere che debbano poter aver accesso a quel diritto:

Ora, la stessa delusione arriva dagli Stati Uniti d'America, dove in questi giorni ricorre l'anniversario della sentenza Obergefell v. Hodges che ha legalizzato il “matrimonio” gay in quel Paese. Il giudice Anthony Kennedy aveva affermato che la sentenza concretizzava la speranza dei gay di «non deve essere condannati a vivere in solitudine, esclusi da una delle istituzioni più antiche della civiltà».
matrimonio.
Ma a giudicare dalle statistiche di questi due anni, pare che Kennedy si sbagliasse: i gay continuano a preferire la “singletudine” al matrimonio. Anzi, una discreta percentuale pare sia propensa a sposare una persona del sesso opposto – in un paese certamente non “omofobo”, dove non serve “salvare le apparenze” – perché considerano i rapporti omosessuali un bel giochino fine a se stesso, ma per “una vita insieme” e per “fare famiglia”, insomma per il matrimonio vero, sanno bene che ci vogliono un maschio e una femmina.

No, non avete letto male. Hanno davvero scritto che:

Una discreta percentuale [di gay] pare sia propensa a sposare una persona del sesso opposto perché considerano i rapporti omosessuali un bel giochino fine a se stesso, ma per “una vita insieme” e per “fare famiglia”, insomma per il matrimonio vero, sanno bene che ci vogliono un maschio e una femmina.

Ci sarebbe da domandarsi quale sia la fonte di una simile asserzione. Forse è il racconto autobiografico di un loro redattore che amava trastullarsi con altri uomini fino a quando non si è ridotto ad andare con una donna che non gli interessava solo perché un prete gli ha detto che doveva farlo? O forse è una stupidaggine creata a tavolino dopo che si sono spremuti le meningi per trovare un modo che potesse permettergli di denigrare gli affetti altrui?
Di certo non mostra alcuna etica o morale anche il loro voler negare l'esistenza dell'omofobia in un Paese in cui l'estremismo cristiano si è dimostrato capace di atti di inumana violenza (la stessa "Provita onlus" difese chi licenziava i gay sulla base del loro orientamento sessuale). E questo senza ricordare i fatti di cronaca che dimostrano come l'omofobia continui a mietere vittime soprattutto nelle comunità in cui sono ben radicati tutti quei pregiudizi che "Provita" ama promuovere così strenuamente.
Siamo dinnanzi al carnefice che si assolve dalle conseguenze delle sue azioni, impegnandosi nel cercare di attribuire tesi patetiche alle loro stesse vittime al solo fine di insultare e denigrare i loro affetti. È un attacco alle famiglie altrui, un'aggressione violenta e intollerabile di chi sostiene che il suo fottersi una donna lo renda parte di quella nuova "razza ariana" teorizzata dai gruppi neofascisti (il termine usato non vuol essere volare, è solo la constatazione di come probabilmente il termine l'amore debba essere sconosciuto a chi è capace di simili bassezze).

Un insulto appare anche il loro spergiurare che:

L'inevitabile conclusione è che anche in America il “matrimonio” egalitario è un'ansia ideologica di signore come la Cirinnà, ma non è certo una istanza sociale e non interessa neanche a quella minima parte della popolazione che si identifica come LGBT.

L'obiettivo della propaganda tessuta dall'organizzazione politica dell'imprenditore Toni Brandi appare evidente. L'ossessiva ripetizione di una bugia serve ad inculcare l'idea che non ci sarebbe nulla di male nel discriminare. Anzi, i gay sarebbero quasi tutti d'accordo con loro nel riconoscere la supremazia del rapporto eterosessuale, "saprebbero" che la famiglia non si basa sull'amore ma sulla compresenza di un pene e di una vagina ed è per il loro bene che bisognerebbe liberarle da chi non impedisce loro la felicità attraverso leggi che limitino i diritti delel loro famiglie, tolgano tutele ai loro figli e neghino dignità al loro amore.
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