Su sprono di Provita, i seguaci di Brandi affermano: «Il frocetto e la mussulmana sono degli intrusi»


È tempo di dichiarazione dei redditi e ai contribuenti italiani verrà chiesto di decidere se vorranno destinare il loro 5 per mille a chi lavora incessantemente per cercare una cura per i tumori o per chi promuove l'intolleranza a danno di specifici gruppi sociali. Già, perché, per quanto possa sembrare assurdo, l'organizzazione politica di estrema destra Provita dell'imprenditore Toni Brandi (i cui interessi economici risultano concentrati nell'area russa e non certo in Italia) viene riconosciuta come "onlus" e la sua opera di persecuzione a danno della comunità lgbt può beneficiare di sgravi fiscali e di soldi pubblici. Persino la loro strenua promozione di vere e proprie torture psicologiche a danno degli adolescenti gay possono beneficiare di finanziamenti pubblici che sarebbe potuti essere destinati a ben più nobili scopi, magari evitando di promuovere ciò che la scienza ufficiale riconosce come atti ignobili che possano solo contribuire a spingere le proprie vittime verso il suicidio.
Un tempo il pagare qualcuno per procurare la morte di qualcun altro veniva chiamato in un altro modo... e di certo non poteva avvenire mediante una dichiarazione esplicita sul modulo delle tasse. E di certo non sembra estranea ad un conflitto di interessi l'azione di un'organizzazione che può ambire ad ottenere finanziamenti sempre maggior in virtù della quantità di odio e di disinformazione ideologica con cui riesce a contaminare la società. L'evidenza è che maggiore è l'isteria che Brandi riuscirà a creare, maggiori saranno i suoi introiti.

Ma cosa fa Brandi con quelle risorse tolte a progetti di vitale importanza per la società? Semplice, ad esempio si diverte a spronare i propri seguaci ad insultare il marito del premier Lussemburghese. Pubblicando una fotografia dei consorti dei leader che hanno preso parte al G8, l'organizzazione politica di estrema destra (sovvenzionata anche con denaro pubblico) sprona i propri lettori a cercare quello che loro sostengono sia «l'intrudo». Ed immediatamente, tra i commenti, troviamo un tizio scrive: «Non può essere il marito, il marito ha una moglie e una moglie ha un marito, e quello non è una moglie e non può essere il marito di un marito... Ridicoli fate ridere». Non soddisfatto, quello stesso tizio torna sulla pagina per aggiungere: «Se guardi questa foto ti rendi conto che l'odio lo prova quest'uomo per se stesso e per la propria dignità». La sua tesi, dunque, è che non sia dignitoso stare con la persona amata se un integralista ritiene di avere qualcosa da ridire.
L'ostentazione dell'odio prosegue con un tizio che scrive: «Io ne vedo due di intrusi, il frocetto e la mussulmana». Ed ancora, gli insulti si sprecano tra chi trova divertente scrivere: «Ma lui è la moglie o il marito? Questo è il dilemma. Forse ogni tanto si scambiano i ruoli» o chi ostenta la propria intolleranza ed ignoranza nello scrivere: «Mah... perché poi veste da uomo e si fa fotografare con le first Lady? Dunque secondo i miei calcoli 2+2 fa 4 quindi crede di essere una donna indi crede di aver diritto a stare in un gruppo di donne però veste in giacca e cravatta dunque vuole sottolineare il suo essere maschio XY.. .ah perciò fa il marito del premier del Lussemburgo... e in questa coppia chi è che fa la moglie... il premier del Lussemburgo?». Pare dunque che la confusione mentale e l'abuso dell'insulto come strumento di promozione sia la triste e nefasta conseguenza della promozione all'odio che l'organizzazione politica di Brandi sta portando avanti con i soldi della collettività.
Si prosegue poi con chi scrive: «Le ideologie gender sono un abominio». E ancora, c'è chi mischia misoginia e omofobia nello scrivere: «Che ci fa un uomo in mezzo a donne?». Una donna cita persino le teorie negazioniste dell'omosessualità teorizzate da Silvana De Mari e promosse da Brandi, scrivendo: «Siamo messi proprio bene. Loro sono omoerotici». Chiude la carrellata una tizia che pare stupirsi di come lo stima sociale propagandato e promossa da Brandi non costringa i gay a doversi nascondere per sfuggire alle sue invettive. E domanda: «Ma non si è vergognato?». Sarà, ma l'impressione è che a doversi vergognare sia gente che spergiura di sentirsi "cristiana" e sia capace di scrivere frasi simili, ritrovandosi pure a veder finanziata l'organizzazione omofoba che difende ogni loro più perverso pregiudizio.

Se un singolo esempio non bastasse, solo poche re più tardi la "onlus" è tornata a minacciare la libertà di pensiero con un'aggressione violenta a chi osa dissentire da quel pensiero unico che loro vorrebbero fosse imposto per legge. A farne le spese è stata Cristina D'Avena, contro la quel l'organizzazione politica di Brandi scrivere: «Cristina D'Avena: dalle rassicuranti canzoni per bambini a paladina del Gay Pride. E il trasbordo ideologico verso il movimento lgbt è servito».
In realtà il fatto che Cristina D'Avena abbia cantato la sigla del Padova Pride Village non pare avere nessi con il gay pride, così come andrebbe dimostrato che la pari dignità inclusa tra i principi fondamentali della Costituzione sia da intendersi come una ideologia solo perché lui pare preferire i distinguo proposti dai regimi del secolo passato. E se ovviamente non ci sarebbe nulla di male se Cristina appoggiasse anche i pride, la modalità con cui gli attacchi dell'organizzazione di Brandi si basino sull'inventarsi false informazioni da attaccare su basi prettamente ideologiche paia estraneo a quella "libertà di espressione" che amano sventolare come giustificazione ad ogni promozione dell'odio.
Naturalmente anche in questo caso non mancano seguaci ben indottrinato che hanno tramutato l'offesa gratuita in una sorta di nuova religione, con personaggi capaci di scrivere frasi come: «Che delusione cosa non si fa per campà! Vabbhè troverà lo stesso omini dipinti di blu che sfileranno mezzi nudi».
Al solito passa l'idea promossa con denaro pubblico dall'organizzazione di Brandi che non serva fornire prove delle proprie asserzioni, dato che lui insegna che basta sostenere che l'odio sia un'opinione per sentirsi legittimati a diffamare interi gruppi sulla base di insulti gratuiti. Il tutto mentre a salire sul pulpito sono quelle stesse persone che poi magari lasciano la moglie a casa per andarsene con delle prostitute che frequentano i convegni in cui dei preti condannato per pedofilia raccontano di voler "difendere" i bambini.
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