Al raduno Novax con Povia: «I bambini vaccinati come deportati nazisti. I Tribunali dei Minori vanno aboliti»


Quello in apertura è uno degli striscioni apparsi a Pesaro in occasione del raduno dei Novax, ossia di quel movimento complottista che sostiene che ogni singolo genitore, sulla base di ciò che legge su Facebook e della sua totale incompetenza in campo medico, debba poter decidere di mettere a repentaglio la vita dei figli negando loro l'accesso ai vaccini.
Una tesi non certo nuova, dato che si tratta della stessa ideologia portata avanti da Gandolfini con il suo pretendere che un genitore debba decidere di impedire ai figli di partecipare a lezioni scolastiche a lui sgradite o a quella con cui Adinolfi invitare le famiglie bigotte a spedire i figli gay in campi di tortura psicologica che rischiano solo di aumentarne il rischio di suicidio. Tanto basta per osservare che la nostra democrazia pare avere un problema dinnanzi a rendere legittime posizioni di mero bigottismo che mirano a diffondere ignoranza e isteria a danno di terni.
Ed è così che non stupisce come al loro convegno i Novax abbiano invitato personaggi come Povia, Paragone e Fusaro. Esatto, un sedicente filosofo, l'ex-direttore de La Padania e quel cantante fallito che spacciava per "scienza" il suo sostenere che i terremoti siano causati dalle troppe persone che camminano. Quindi perché mai dovremmo credere a dei medici se questi tre personaggi spergiurano che la verità "scientifica" sia quella che loro stessi si sono inventati dall'altro della loro totale assenza di titoli accademici che li legittimino a parlare di temi così delicati? La risposta è ovvia: quello è solo un pretesto per portare avanti una rivendicazione prettamente politica, ossia il sostenere che i bambini debbano essere ritenuti una proprietà provata dei genitori anche quando questi rischiano di far loro del male.

Ma qualunque causa non motiva un manifesto in cui si dice che «Josef Mangele è stato un medico militare e un criminale di guerra tedesco è noto per i suoi crudeli esperimenti medici e di eugenetica che svolse nel campo di concentramento di Auschwitz, usando i deportati, compresi i bambini, come cavie umane. Nella sua epoca egli rappresentava la scienza». Il tutto messo in confronto con Roberto Burioni, presentato come «attualmente medico e professore super eroe di Facebook passa la sua illustrissima vita sul social network ad insultare colleghi e gente comune scagliandosi contro chi ha un pensiero critico in ambito vaccinale. Oggi egli insieme all'attuale governo rappresenta la scienza».
Vien da sé che il paragone non solo non regga, ma appare anche un vero e proprio insulto alla memoria di quei bambini che vennero deportati e che di certo non vennero vaccinati contro il vaiolo. Casomai il raffronto poterebbe reggere con chi chiede che Charlie sia spedito al Bambin Gesù come cavia umana su cui sperimentare teorie labili che non sono mai state sperimentate manco sui tipi (ma ovviamente non è di quello che loro parlano, dato che quella è la stessa gente che sostiene che il piccolo debba essere costretto a soffrire per compiacere l'egoismo dei suoi genitori in quella loro costante ideologia che vede nei bambini una proprietà ad uso degli adulti).
Non meno grave è come l'attacco ai diritti dei minori prosegua con un frase in cui il manifesto sostiene: «il tribunale dei minori è stato creato nel 1934 in piena epoca fascista con lo scopo di zittire gli oppositori politici, auspichiamo vengano aboliti al più presto».
Ed ancora, rivendicano che il voler negare i vaccini ai figli sia una «libertà di scienza terapeutica». Un frase sicuramente propagandistica che può far anche colpo sui disinformati, ma i cui risvolti appaiono aberranti. Ad esempio quando un testimone di Geova si oppone per ragioni di religione ad una trasfusione di sangue al figlio leucemico, oggi i medici ricorrono ad un tribunale, gli togliono la patria podestà e curano il bambino rimettendolo in piena salute. Stando alla loro rivendicazione, però, quel genitore dovrebbe avere pieno diritto di far morire suo figlio dicendo che quella sia da intendersi come una lecita «libertà di scienza terapeutica».

Doveroso è osservare anche come lo striscione in questione sia stato stampato in maniera professionale, indicando che dietro a quel messaggio c'è qualcuno disposto a spendere ingenti quantitativi di denaro per creare disinformazione e isteria a danno dei diritti dei bambini.
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