Gianna Nannini lascia l'Italia, dove mancano i diritti per la sua compagna e per sua figlia


«Faccio i bagagli e cerco una casa in affitto a Londra per viverci. Mi ci trasferisco con Carla e Penelope. Non ci sono leggi, in Italia, che mi garantiscano cosa succederebbe a Penelope se me ne andassi in cielo. Quindi me ne vado in questo Paese, l'Inghilterra, dove sono rispettata nei miei diritti umani di mamma, e dove registro anche i miei dischi da trent'anni. Faccio l’unione civile con Carla e la stepchild adoption, perché adesso è questo l'unico vero nucleo familiare di cui posso fidarmi». È con queste parole che Gianna Nannini ha annunciato la sua intenzione di abbandonare quell'Italia che pare incapace di difendere e tutelare i suoi cittadini a fonte delle costanti aggressioni dell'integralismo cattolico. Aggressioni che troppo spesso vengono anche promosse, patrocinate e supportate da politici che sperano di poter trarre un profitto personale da azioni in grado di danneggiare intere famiglie.
E come sempre sappiamo che al di là delle Alpi esistono Paesi che rispettano e tutelano le diversità. Paesi in cui l'unione tra due gay non valgono meno di quelle tra etero. Paesi in cui non si deve avere paura di essere aggrediti se si cammina per strada strada tenendosi per mano. E l'inevitabile conseguenza è che l'Italia si svuoterà sempre più dinnanzi a chi cercherà rifugio da una politica in cui c'è chi vorrebbe imporre una sharia di stampo cattolico, magari speculando pure sulla vita dei neonati o sugli affetti degli altri.
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