Lo sciacallaggio senza fine. Alessandro Benigni: «Charlie poteva essere salvato». Bracconeri: «I genitori sparino ai medici»


Anche l'integralista Alessandro Benigni ha sentito la necessità di lanciarsi a capofitto nella strumentazione del caso del piccolo Charlie Gard e, dato il personaggio, forse non c'è da stupirsi nell'osservare con quanta disinvoltura sia ricorso allo spergiuro e alla polemica gratuita. Fatto sta che l'integralista è stato capace di pubblicare sui social network un'immaginetta in cui asserisce: «In europa ai genitori è vietato tentare di salvare la vita ai propri figli».
L'obiettivo primario appare evidente, in quel bieco tentativo di poter sfruttare la vicenda a proprio vantaggio per promuovere quel nazionalismo e quell'anti-europesimo che paiono diventati la sua unica ragione di vita. Ma pare difficile non provare un senso di profondo disgusto dinnanzi a chi pare capace di dichiarare falsamente che il bambino potesse essere «salvato». Stupidi noi a credere all'opinione professionale di svariati staff medici, di quattro corti, di tutti gli esperti interpellati dai giudici e di quel Rettore dell’Università Tor Vergata ed Ordinario di genetica medica che ci ha spiegato come Charlie non potesse essere salvato (anche per stessa ammissione dello staff medico statunitense a cui i genitori del bambino si erano rivolti, così come indicato nella sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo). Ma evidentemente sono tutte balle perché, se per fini politici Alessandro Benigni dichiara l'opposto, è ovvio che dovremmo credere a lui.
Senza alcuna conoscenza specifica, lui sa per certo che i luminari sbagliano e che Charlie poteva sicuramente essere salvato. A meno che lui non avesse informazioni vitali che ha nascosto alla Corte Europea per i diritti dell'uomo, pare evidente che a sostegno della sua convinzione non ci potesse essere nulla che non sia stato vagliato dai giudici. M probabilmente siamo solo dinnanzi alla stessa logica con cui si dice che, dall'alto del suo pregiudizio, lui sa con assoluta certezza gli eterosessuali debbano avere maggiori diritti civili dei gay.
Peccato che tutti questi tuttologi del web non raccontino mai tutta la verità. Non spiegano che il bambino è paralizzato, non può respirare e non può piangere. Il suo sistema nervoso si sta inesorabilmente corrodendo, infliggendogli atroci sofferenze. Una realtà che l'integralismo ha tentato di nascondere con l'ossessiva pubblicazione di fotografie che mostrano un bambino immobile che non piange, incuranti di quella fosse solo la conseguenza di una malattia gli impedisce qualunque espressione del viso, che gli impedisce di piangere e che gli nega qualunque altra forma di comunicazione verso l'esterno. La sua non è più vita, è un'inutile agonia inflitta da macchinari che impediscono alla natura di poter fare il suo corso... ma se lo si mostra come un bambolotto, qualcuno sarà sicuramente portato a pensare che tutto sommato non stesse così male. Se il piccolo non fosse stato paralizzato e si fisse contorto dal dolore, non sarebbe stato altrettanto facile strumentalizzare la sua storia.
È come se dinnanzi ad una bestiola agonizzante si sostenesse che bisogna necessariamente prolungare quel momento straziante, magari sostenendo pure che quel distorcersi dall'immane dolore sia da intendersi come una "difesa" della vita. Sarà, ma chiunque voglia davvero bene ad un animale sa bene che potrà arrivare il momento in cui la soppressione sarà l'unica scelta giusta per il bene di chi sta soffrendo senza speranza di salvezza. Ma evidentemente un essere umano non merita quella compassione che viene riservata ai cani.

Riguardo alla finta speranza promossa da Alessandro Benigni, è dall'alto di una vita dedicata alla ricerca sulle malattie mitocondriali che Giuseppe Novelli ci spiega come la «terapia nucleosidica, che volevano tentare i genitori di Charlie, è stata sperimentata sui topi per un ceppo diverso di malattie, TK2. Non è detto che questo approccio terapeutico, che assicura un dosaggio altissimo di disossinucleosidi, possa avere gli stessi effetti anche sulla mutazione di Charlie. Quello che abbiamo, quindi, sono due approcci sperimentali tentati in un modello di topo, senza alcuna validazione e qualificazione terapeutica».
Ne consegue, pertanto, che la «speranza» benedetta da Benigni sia l'uso di un bambino come cavia per terapie che non sono mai state provate neppure sui topi, con esiti che mai avrebbero potuto sanare i gravi danni celebrali riportati dal bambino. Interi staff medici hanno indicato quella possibilità non avrebbe mai portato a nulla se non ad un'ulteriore prolungamento dell'agonia.
E allora perché mai creare l'artificiosa immagine di un bambino che sarebbe potuto guarire e che avrebbe potuto correre con un aquilone se solo non esistesse l'Unione Europea? Presumibilmente solo per poter strumentalizzare il populismo e l'atroce sofferenza di un neonato a proprio vantaggio, auspicando che quella violenza sul minore potesse essere spacciata per una "difesa" della vita se solo si fosse riuscito a fare credere che l'Europa non gli ha risparmiato un inutile e dannoso accanimento terapeutico ma l'abbia «ucciso».

In gioco c'erano poi i genitori, vere e proprie pedine nello scacchiere propagandistico dell'integralismo. Li si è dipinti come le vittime, ostacolate nel loro desiderio di non accettare l'ineluttabile. Il piccolo deve soffrire se i suoi genitori non si sentono pronti a dirgli addio. Ma chi mai è pronto a salutare per sempre una persona amata?
Per questo è stato necessario che fossero medici a stabilire un limite tra una lecita speranza o un'accanimento a danno del minore, stabilendo che non fosse tollerabile un ulteriore accanimento che imponesse atroci ed inutili sofferenze al minore.
Eppure quei gruppi che sostengono di voler "difendere" i bambini paiono non comprendere che il desiderio di un genitore non può essere assecondato anche quando finisce per fare del male ai figli. I bambini hanno dei diritti ed è fondamentale che qualcuno li difenda davvero.
La dimostrazione ci giunge anche da come quei genitori volessero portarsi a casa il piccolo, ancora una volta richiedendo l'intervento dei medici e il loro osservare che solo in ospedale si sarebbe potuta garantire una sedazione e una terapia che rendessero indolore il trapasso. Una atroce morte nel lettino di casa sarebbe forse apparso più romantico, ma sarebbe stata solo un'ulteriore ed inutile violenza da parte di genitori che troppo spesso paiono non rendersi conto che quella che vive Charlie è la realtà e non la trama di un qualche film.

Indicativa è un una risposta lasciata a quel Fabrizio Bracconieri (oggi militante di Casa Pound) che invitava i genitori di Charlie a prendere una pistola perché «io sparerei a chiunque tentasse di spegnere le macchine». Riprendendo il punto di vista di Begnigni, l'utente scrive: «Non c'è più democrazia. Lo stesso vale anche per i vaccini. Non possiamo più fare».
Il tetano garantisce una delle morti più lente, dolorose ed atroci che esistano. Dovremmo ritenere che un bambino possa essere esposto al rischio di doverla sperimentare solo perché i suoi genitori reputano di poter fare ciò che vogliono dei loro figli? AOppure è in difesa del bambino stesso che lo stato deve assicurargli il diritto a non essere esposto a simili malattie solo perché hanno genitori che credono a curiose teorie complottiste?
Se vivessimo in una società civile, non ci si nasconderebbe dietro allo sciacallaggio della sofferenza di un neonato perché non si ha il coraggio di sostenere apertamente che la vera rivendicazione è il sostenere che un genitore debba poter disporre dei figli come preferisce, anche infliggendo atroci violenze come un inutile accanimento terapeutico o anche quelle fantomstiche "terapie riparative" che vengono promosse dagli amici di Benigni nonostante sia provato che inducano ad atti di autolesionismo, abuso di sostanze stupefacenti se non direttamente al suicidio.
Peccato che a quel punto nessuno dovrebbe poter dire nulla dinnanzi a quel padre che faceva penzolare il figlio dalla finestra dicendo che lo avrebbe fatto cadere se non gli avessero dato dei like su Facebook. Perché se davvero si dovesse poter fare ciò che si vuole, perché si può infliggere sofferenza ad un neonato ma non si può usare il figlio per dei like? Chi deve stabilire il limite tra lecito ed illecito se si sostiene che i giudici non debbano poterlo fare?

Un'ultima considerazione è anche l'osservare come tutti gli integralisti che oggi sbraitano e si agitano perché il piccolo non sarà costretto a soffrire inutilmente sono gli stessi che promuovono quei partiti che paiono indifferenti dinnanzi a tutti quei bambini che muoiono uccisi dalla fame e dalle guerra. Sono gli stessi che per i bambini altrui vorrebbero distinguo negli atti di nascita, che si lamentano se dei bambini arrivano sulle nostre coste scappando dalla Siria quando avrebbero potuto morire senza disturbarli. Ma poi vogliono un'Europa che difende i bambini dagli estremismi.

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