Marcotullio: «Il termine “gay” ha la connotazione di pride ed è vietato dal catechismo»


Sarà che chi va con lo zoppo impara a zoppicare, ma i fedelissimi di Mario Adinolfi paiono ormai diventati un'orda di diffamatori seriali. A darcene l'ennesimo esempio è Giovanni Marcotullio, caporedattore del sito di proprietà dell'integralista nonché militante del suo patito.
Alcuni lettori ci hanno segnalato un articolo in cui il signor Marcotullio si è lanciato andare in una serie di insulti isterici e rabbiosi contro Gayburg, praticamente una medaglia al merito dato che reazioni così scomposte lascerebbero intendere che la controinformazione gli dia davvero molto fastidio. Ma dato che il signorino sostiene che alcune affermazioni siano false, forse è doveroso fargli notare che i fatti non parrebbero così concorsi con la sua versione.

L'articolo esordisce sostenendo che Gayburg sia «un portale omosessualista» fatto da «gente che si mostra dislessica» in virtù di come in un nostro articolo abbia osto riportare il nome di Giovanni Marco Tullio anziché Giovanni Marcotullio. Un peccato evidentemente mortale, tant'è che tanto gli è bastato per sostenere che «se alla terza parola del post hanno avuto evidenti difficoltà, che avranno mai capito del resto?».
Precisato che non intende rispondere alle contestazioni in virtù di come lui si reputi troppo superiore agli altri per abbassarsi ad un civile dialogo, torna ricorrere all'insulto come strumento per dare libero sfogo alla sua frustrazione e scrive: «le sgrammaticature degli abitanti di Borgo Gajo estromettono gli stessi da ogni contesto di confronto paritetico».

Una volta chiarito con cristallina evidenza che la sua critica alle nostre contestazioni sarebbe stata basata solo sull'insulto gratuito e sull'offesa, racconta che dinnanzi alle «difficoltà noetiche e dialettiche» di quei «poverini» di Gayburg, gli tocca ricordare che:

I Papi non celebrano l’eterosessualità: se lo facessero, sarebbero cretini come quelli che “celebrano l’omosessualità”; i Papi celebrano le virtù, teologali e cardinali, esercitate in grado eroico; il fascismo c’entra come i cavoli a merenda: il nero va bene su tutto, ok, ma l’anonimo illetterato di Borgo Gajo non ha idea di quanto abbia sbagliato, almeno con me, a tentare lo straw man argument.

Il riferimento è a quel Carlo Lwanga che lui sostiene sia stato fatto santo perché «si negò alla concupiscenza contro natura del sovrano», in una curiosa rivisitazione della storia che lo ha portato a sostenere che l'unico problema fosse l'omosessualità del sovrano e non tanto il suo abusare sessualmente degli schiavi. In altre parole, se si fosse trattato di uno dei tanti sovrani che si circondavano di schiave adibite al loro piacere, Marcotullio probabilmente non avrebbe avuto niente da obiettare (in fondo a lui serviva santo per giustificare l'omofobia, mica una qualche realtà storica!).
Nega anche che la politica del suo partito risulti gradita alle «mire dei gruppi neofascisti». Sarà, ma pare difficile sostenere che la promozione del nazionalismo, dell'integralismo e dell'odio contro l'Islam, gay e libertà delle donne non siano obiettivi comuni all'estrema destra. Ed in qualità di candidato alle amministrative di Roma nelle liste di Adinolfi, forse avrebbe dovuto accorgersi che il suo gruppo aveva stretto accordi politici con Militia Christi o che il suo capo era relatore ai convegni di Casa Pound.
Tutto questo senza neppure dover scomodare il professor Emmanuele Jannini, docente di endocrinologia all'Università Tor Vergata di Roma, che così egregiamente spiegò che l'omofobia è una malattia che ha le stesse radici dell'odio dei nazisti contro gli ebrei.

La negazione prosegue con un Marcotullio pronto ad asserire:

nessuno ha parlato di teorie riparative, e se l’ignoto gajo sgrammaticatore intendeva con ciò riferirsi agli amici di Courage, non posso in fondo stupirmi che il povero ignorante non sappia che Courage non promuove le c.d. “teorie riparative” (e il nome stesso non indica che “i gay vadano curati”, bensì – è l’opinione di Joseph Nicolosi – che lo sviluppo di una tendenza omosessuale sia la riparazione di un vuoto dell’evoluzione psico-affettiva).

Anche qui il nostro integralista pare avere idee molto confuse, al punto da sostenere di non essere al corrente di come Nicolosi fu il fondatore del Narth, ossia della National Association for Research & Therapy of Homosexuality. Magari l'inglese sarà al di sopra delle sue capacità, ma non si può certo citare un tizio che ha fondato un'azienda che promette fantomatiche "cure" dell'omosessualità mentre si sostiene che non si stia parlando di "terapie riparative".
Non va meglio con il suo incondizionato sostegno a Courage. Va ricordato che si sta parlando di un gruppo di eterosessuali che mira ad alimentare i sensi di colpa in gay che non riescono ad accettarsi al fine. L'obiettivo, perpetrato attraverso percorsi che paragonano l'omosessualità all'alcolismo, è quello di spingere le vittime a provare un tale rifiuto verso sé stessi da convincerli ad immolarsi in una vita di assoluta castità che possa compiacere i loro aguzzini. Senza mezzi termini, l'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna condannò l'operato di Courage asserendo che la loro azione può creare tendenze suicide nelle loro vittime.
Potremmo poi osservare come nella brochure del gruppo siano scritte frasi che lascerebbero far intendere che esistano fantomatiche «terapie» in grado di modificare l'orientamento sessuale. Ad esempio dicono che: «I membri di Courage sono liberi di sottoporsi ad una terapia professionale per comprendere più a fondo e possibilmente ridurre la loro attrazione per lo stesso sesso». Peccato che non possano esistere simili «terapie professionali» dato che l'Ordine degli Psicologi vieta qualunque tentativo finalizzato a modificare l'orientamento sessuale delle persone in virtù della totale mancanza di scientificità di tali teorie a cui si sommano i provati rischi per la salute e per la vita stessa delle vittime.

L'articolo di Marcotullio contesta pure che dinnanzi al suo utilizzo del termine "omoerotismo" si sia fatto il nome di quella Silvana De Mari che, proprio dalle pagine del suo partito, ha proposto quella parole come uno strumento utile a negare l'esistenza di una qualunque sessualità che non sia l'eterosessualità. Curioso è anche come la De Mari basi quella tesi su un'altra sua teoria, ossia il sostenere che «la sessualità è l'incontro tra un gamete maschile e un gamete femminile». Ed è qui che nasce il vero tema.
Dato che nessun libro scientifico potrebbe mai sostenere simili assurdità, è accettabile che si possa fare propaganda inventandosi di sana piante le teorie con cui si giustifica l'odio? È accettabile che si usino termini che negano l'assenza di una persona o che si possa cercare una giustificazione al proprio pregiudizio inventandosi che l'omosessualità sia da intendersi come una «la riparazione di un vuoto dell’evoluzione psico-affettiva» così come spergiura Marcotullio? Forse non lo sapremo mai, dato che l'integralista ha glissato i temi ed ha preferito ripiegare sulle consuete lodi riservi a chiunque giustifichi la sua ideologia. Ed è parlando di una donna che ha passato la sua vita a fare endoscopie che parla di «una stimata professionista, oltre che una raffinata scrittrice, e mi onora della sua amicizia».

Divertente è poi l'intermezzo in cui Marcotullio si mette a fare curiosi conti con le date. Ai suoi proseliti racconta che al «nostro carissimo detrattore la dislessia deve invece aver impedito la lettura dell’aggiornamento dell’8 giugno». Se non è chiaro che perché mai Marcotullio odi così tanto i dislessici, la sua asserzione potrebbe anche suscitare un po' di tenerezza dinnanzi a chi pare credersi così importante da non comprendere come sia possibile che un articolo che lo riguardi non sia stato messo in cima alla lista delle priorità. In realtà la semplice evidenza è che il testo era stato scritto in precedenza e poi programmato per coprire un qualche buco. Effettivamente l'8 giugno a nessuno è venuto in mente di andare sul suo sito a vedere se aveva cambiato qualcosa, motivo per cui i commenti riguardavano la versione che era online sino al 7. Tutto qui. Peccato che lui parli di presunte «omissioni del gajo borgataro» che sostiene siano «incolpevoli, date le condizioni». Vabbhe...


Ad un tratto, l'articolo pare cambiare direzione. Senza alcuna apparente logica, l'integralista inizia a declamare alcune domande che sostiene debbano essere rivolte consultore per le Comunicazioni della santa Sede. Scrive:

  • Perché parla di “gay” come se questo termine non avesse la connotazione di pride che invece ha, salvo poi supporre implicitamente che la condizione di omosessualità venga vissuta come chiede il Catechismo (ossia in ogni caso senza alcun “orgoglio”)?
  • Perché parla di “comunità LGBT”? Quali sono le note che la definiscono come tale? Come si struttura? Da cosa è riconoscibile? Ho degli amici di Courage che sottoscriverebbero il giudizio di Hocquenghem, in merito: lei dissente? Se sì, perché? Se no, di nuovo, perché parla di “comunità LGBT”?
  • Posto che esista una qualche forma di omofobia, negli ambienti ecclesiastici (Pasolini diceva che da nessuna parte ce n’era così poca come nella Chiesa, e anche Vendola l’ha ripetuto più volte, ma vabbe’…), non pensa che questa possa essere collegata alle cordate omosessualiste che il Santo Padre non ha esitato a chiamare con lo specifico nome di “lobbies”?

Dinnanzi a frasi simili pare inutile ogni commento. Quello che emerge ancora una volta è l'atteggiamento di un integralista che eleva a dogma ogni suo più perverso pregiudizio e poi gioca ad inventarsi della fantomatiche scuse con cui argomentarli. Un gioco che lo porta a inventarsi fantomatiche cause dell'omosessualità, che lo spingono a sostenere sia il cristianesimo a dire che i gay devono vergognarsi di esistere o a spergiurare che quell'omofobia su cui lui basa il suo reddito non esista. Negherà di essere vicino all'ideologia di estrema destra, ma ancora una volta ci racconta di come lui si reputi l'emblema del nuovo "uomo ariano", massima perfezione su cui basare la condanna di ogni diversità. Lui ha l'unica sessualità giusta, l'unica nazionalità giusta, l'unica religione giusta... insomma, l'altro è sbagliato qualora non sia fatto a sua immagine e somiglianza.

E l'aggressione prosegue con il suo dirsi certo che lui sappia meglio di chiunque altro quale sia il vero senso delle parole che il Papa pronuncia:

quanto alle parole del Santo Padre, mi credano i quattro gatti che bivaccano a Borgo Gajo (e dintorni): non saranno loro a spiegarmi che cosa intendeva qui o lì il Papa – Francesco o chicchessia –; e, se riporto parole non verificabili da terze fonti, questo non avviene perché i fatti non sussistano, bensì proprio perché le mie fonti non sono il raccogliticcio di qualche post letto male.

Sarebbe interessante sapere quali sarebbero quelle sue presunte fonti così attendibili, sia mai che anche lui non si metta a raccontare di aver udito la madonna come il capo del suo patito. Ma ciò non toglie un'evidenza incontestabile: chiunque più leggere i Vangeli e non serve certo una grande intelligenza per comprendere che i suoi distinguo e le sue ideologia appaiono quanto di più lontano possa esserci dal messaggio che Gesù predicava.

Comunque sia, meglio dislessici che Marcotullio.
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