Tra treccine e sciacallaggi, Costanza Miriano chiede che i figli dei gay siano strappati alle loro famiglie


Costanza Miriano è uno di quei personaggi capaci di suscitare vergogna e ripugnanza verso il genere umano. Siamo dinnanzi ad una donna che pare non avere né limiti né coscienza, una giornalista Rai (pagata con denaro pubblico) che si scatta selfie dal parrucchiere per poi accompagnarli su Facebook con discorsi capaci di mettere assieme un guazzabuglio di populismo e perversione.
Il suo messaggio risulta capace di spaziare da quanto le piaccia la sua nuova treccina a come lei creda che le pretese dei genitori debbano prevalere sui diritti dei figli, arrivando persino ad invocare che qualcuno possa strappare il figlio di Elton John alla sua famiglia per consegnarlo ad una donna che manco lo vuole. Non manca neppure il solito tentativo politico e propagandistico di proclamarsi maggioranza, una precisa mossa studiata a tavolino in virtù di come alcune persone non valutino i contenuti dei discorsi ma si schierano ciecamente dalla parte di quella che reputano possa essere la maggioranza (un po' come quei tifosi che cambiano tranquillamente casacca per tifare solo per la quadra che vince). Peccato che la sua tesi è che la sua opinione dovrebbe essere ritenuta maggioranza sulla base di un sondaggio che lei avrebbe fatto tra le shampiste. Scrive:

Dal parrucchiere - posto la foto perché sia messo agli atti che seppur per qualche attimo anche io ho avuto una treccia - si parlava di gatti. Io ho detto che mi interessano poco, molto di più i bambini. E così ho parlato di Charlie. Bene, non c'era una sola persona, una, che non trovasse allucinante e violento e prevaricatorio che un ospedale tolga ai genitori la possibilità di dire no alla morte del proprio figlio. Accanimento terapeutico o no, la legge non può mettere le mani su un figlio, carne della tua carne. Cari inglesi, toglietelo al baronetto Elton John il figlio, ridatelo alla sua mamma. I figli non si toccano. E stanotte si prega in queste ore drammatiche. (Magari se non appoggio la testa la treccia resiste).

Quanta dissociazione mentale deve essere necessaria per scrivere frasi simili? In che modo gatti e treccine l'avrebbero portata a tirare in ballo la vicenda di un povero bambino a cui non viene concesso di potersi spegnere in dignità? E con che quale coraggio può parlare di temi così delicati per poi tornare a pensare alle sue treccine?

Va osservato come la Miriano abbia espresso in maniera più esplicita di altri integralisti che il problema non è la dignità o la sofferenza di Charlie, il problema è che siano riconosciuti dei diritti ai minori e che si dica che un genitore non può disporre liberamente di loro come se si trattasse di una una sua proprietà. Non sta parlando di Charlie, la Miriano sta ripetendo in maniera confusa ciò che ha capito dei discorsi di Gandolfini volti a sostenere che un genitore debba poter scegliere che cosa la scuola possa insegnare ai loro ragazzi e cosa debba essere taciuto. La Miriano sta dicendoci che teme di non poter manco obbligare i suoi figli ad andare a scuola con un tutù rosa perché un giudice potrebbe dirle che quella è un'ingiustificata violenza.
Un altro punto è come lei sostenga che non le interessi sapere se si è dinnanzi ad un accanimento terapeutico, ossia all'esecuzione di trattamenti di documentata inefficacia a cui si aggiunge un elevato rischio di un'ulteriore sofferenza per il paziente. A lei pare interessare solo che sia il genitore a poter disporre del corpo e della vita dei figli secondo i propri desideri, lo dice chiaramente. E il voler negare i temi del discorso ci porterebbe a dover legittimare qualunque azione indipendentemente dall'azione in sé, portandoci a poter declinare la sua frase in un qualcosa come: «Che lo si prenda a cinghiate o no, la legge non può mettere le mani su un figlio». Oppure: «Stupro o non stupro, la legge non può mettere le mani su un figlio».
Siamo certi che in presenza del consenso del genitore, un figlio o una figlia debbano poter essere torturati, stuprati o uccisi? Siamo certi che nessuno debba potersi far carico dei diritti individuali dei minori siano a quando non avranno 18 anni e potranno essere loro a sporgere denuncia contro i genitori?

L'ultimo punto interessante è il suo incessante ricorso alla citazione della preghiera come strumento di propaganda, volto indirettamente a sostenere che la sua posizione sarebbe da "cristiana" e che quindi sia Dio a volerlo. È uno strumento che mira ad attribuire una volontà divina alla singola opinione, rendendo quindi più difficile che chi si professa altrettanto "cristiano" possa sentirsi libero di obiettare a ciò gli si dice sia il volere di Dio.
Ovviamente siamo dinnanzi ad un ragionamento che fa leva sui sentimenti di pancia e che non ha particolare senso. Se pregassimo e chiedessimo a Dio di ammazzare qualcuno, sarebbe credibile quello sia il suo volere? Probabilmente no, anche se non è mancato un predicatore statunitense che dal pulpito spergiurò che fosse stato proprio Dio a volere che un killer ammazzasse 49 persone in una discoteca gay di Orlando, arrivando persino a dire che «la tragedia è che qualcuno si sia salvato». E la gente seduta sulle panche pregava e diceva tanti amen davanti a quelle parole. Forse neppure si rendevano contro del senso ci ciò che stavano ascoltando, lo hanno accettavano sulla fiducia e sulla base dell'abitudine.
Ma qui siamo dinnanzi ad un invito al preghiera assai più politico e propagandistico: se preghi perché qualcuno viva, la gente verrà portata a ritenere che sia una bella cosa. ma forse sarebbe necessario avere una conoscenza degli elementi oggettivi del caso per poter valutare se sia davvero una bella cosa. E di certo non aiuta la disinformazione integralista di chi, per fini prettamente politici, tenta di far credere che esista una qualche fantomatica cura e che il bambino possa essere messo nella condizione di poter crescere felice, magari andando pure giocare con gli altri bambini. Con provocazione, solo qualche giorno fa avevamo osservato che la moderna medicina non avrebbe avuto problemi a rianimare Gesù dopo l'arresto cardiaco che lo ha ucciso sulla croce. Se la Madonna avesse chiesto di rianimarlo per prolungare la sua agonia sino al sopraggiungere del soffocamento, siamo certi che la Miriano avrebbe difeso quella posizione. Oppure può difenderla perché in questo caso i suoi proseliti non comprendono che di inutile agonia si sta parlano?
Ricorrere ai riferimenti alla preghiera è un modo per evitare di parlare di fatti, risparmiandosi complicati dilemmi etici e compiacendosi di facili semplificazioni in grado di poter proiettare sull'altro quella che ha tutta l'aria di essere solo la propria paura della morte.
C'è chi non vuole accettare la realtà di come ci siano dei casi clinici in cui non esistano cure e non esitano neppure speranze. Non c'è alcuna reale cura sperimentale, nulla di nulla. Ed è proprio perché non si vuole accettare una così tragica realtà che si preferisce chiedere un prolungamento dell'agonia al solo fine di potersi sottrarre dal confronto con quella realtà che spaventa così tanto. Ci si mette con la testa sotto la sabbia e si gioca a quelli che vorrebbero "salvare" il bambino quasi ci si credesse realmente al fatto che possa essere salvato. Ci si racconta che è per "difendere" il bambino che si stanno negando i suoi stessi diritti umani nel nome della propria paura per la morte. Peccato che non si stia parlando più di Charlie, si sta parlando solo della propria paura della morte. E a quel punto ha ha ragione la Miriano: dinnanzi alla paura dell'ineluttabilità della morte, non importa più se quello sia accanimento terapeutico o meno.
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