Trieste. La Lega Nord conduce il comune fuori dalla rete anti-omofobia


I gay sarebbero dei privilegiati e non c'e alcun motivo per cui si debba contrastare l'omofobia attraverso azioni specifiche. È quanto sostiene la leghista Serena Tonel, promotrice della delibera con cui la giunta comunale di Trieste ha sancito l'uscita dalla Rete Re.A.Dy contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
La Tonel si giustifica sostenendo che «oggettivamente l’amministrazione deve prodigarsi per l’uguaglianza di tutti e non per una categoria in particolare. Noi siamo contrari a qualsiasi tipo di discriminazione, mentre questa era una cosa specifica». Né più né meno di quanto afferma l'integralismo cattolico quando cerca di ostacolare qualunque azione possa contrastare la loro promozione d'odio. E chissà che la leghista non voglia sostenere pure che il contrasto al sessismo sia troppo specifica o che azioni mirate a proteggere i disabili discrimini chi non ha problemi fisici. Più probabile è che l'azione sia un atto propagandistica a sostegno di una Lega Nord che vuole conquistare le simpatie di un elettorato omofobo, razzista e xenofobo.
Dal canto suo, la nuova amministrazione di Trieste già tentò di negare sala matrimoni alla celebrazione delle unioni civili e rifiutò il patrocinio al Pride regionale. «Non concederò mai il patrocinio a questa sfilata. Non credo in questi carrozzoni e il patrocinio è una cosa seria, è il simbolo della città», dichiarò il sindaco Roberto Dipiazza.
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