3 luglio 1981: l'Aids fa la sua prima comparsa pubblica su un quotidiano


Era il 3 luglio del 1981 quando a pagina 20 del New York Times fece la sua comparsa un articolo che parlava di una "Rara forma di tumore osservata in 41 omosessuali". Quella fu la prima notizia che riguardava quella che sarebbe poi stata classificata come Aids.
L'articolo affermava che «a New York e in California i medici hanno diagnosticato 41 casi di una rara e spesso rapidamente fatale forma di cancro in uomini omosessuali. Otto delle vittime sono morte in meno di 24 mesi dalla diagnosi».
Nonostante alcuni casi fossero già stati osservati in Africa, ad Haiti e negli Stati Uniti già a cavallo degli anni 1960/70, i medici ritennero di non dare un nome ufficiale a quella nuova patologia e di ritenerla collegata ad altre malattie. A partire dal 1981, la comunità scientifica coniò il nome provvisorio di "malattia 4h" basandosi sulla loro convinzione che ad esserne affetti potessero essere solo quattro comunità: gli haitiani, gli omosessuali, gli emofiliaci e gli eroinomani.
In maniera assai più violenta, la stampa preferì parlare di GRID, ossia di Gay Related Immuno-Deficency. Fu quello l'esordio di uno stigma che ancora oggi viene promosso e alimentato tra le fila dell'integralismo anti-gay. Uno stigma alimentato da chi iniziò a parlare di "cancro gay" o di "peste dei gay". I gruppi religiosi si affrettarono a sostenere che quella fosse una "punizione divina" e che chi ne era colpito dovesse esserne ritenuto responsabile.
Ma dato che non servì molto tempo per dover prendere coscienza di come l'infezione potesse colpire anche persone eterosessuali, già nel 1982 si scelse il nome ufficiale di Aids (Sindrome da immunodeficienza acquisita). L'anno successivo la causa venne individuata nel virus dell’HIV (Virus dell’immundeficienza umana) e tale tesi venne riconfermata nel 1983 da una ricerca separata condotta in Francia da di Robert Gallo e Luc Mantagnier.

Nonostante si fosse venuti a capo dei mezzi di diffusione del contagio, il perdurare dello stigma e del pregiudizio creato dai gruppi religiosi e conservatori su una delle principali concause ad una prevenzione efficace: il rischio di essere additato come un appestato o quell'inesorabile giudizio morale da parte dei gruppi religiosi erano minacce sufficienti a spingere numerose persone a tentare di nascondersi, impedendo una seria ed efficace strategia di contrasto.Il tutto mediante schemi che qualcuno tenta di utilizzare ancor oggi: si pensi anche solo ai vergognosi volantini distribuiti dal gruppo d'odio "Ora et labora" in cui si fomentava pregiudizio e stigma sociale contro quei gay che decidono di vaccinarsi dall'epatite A. Ed oggi, come allora, c'è chi colpevolmente mira a negare l'esistenza di "comportamenti a rischio" pur di sfruttare politicamente il tentativo di dirottare l'attenzione pubblica verso la falsa identificazione di presunte "categorie a rischio".
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