Adinolfi: «Un "trans donna" è un uomo che si è follemente evirato per gravi ragioni di disagio psicologico»


Il fatturato di personaggi come Mario Adinolfi si basa esclusivamente sulla quantità di odio che riescono a vendere, in un costante e continuo attacco alla dignità e alla vita altrui. La sua ideologia di morte si basa sul suo sostenere che una qualche divinità lo reputi "più ariano" degli altri in virtù di come lui abbia infarcito di sperma le sue due mogli: una sposata dinnanzi a Dio e l'altra "sposata" in un tempio del gioco d'azzardo. Insomma, pare evidente che non potrà mai esserci coerenza in un essere che promuove presunti "dogmi religiosi" che nel nome della Bibbia dovrebbero portare anche alla lapidazione a morte della sua attuale concubina, madre di quella sventurata figlia che lui agita come un oggetto dai dai palchi dei suoi convegni mentre promette che lui farà scopare da un uomo dato che non accetterebbe mai una sessualità diversa da quella che lui ha deciso lei debba avere.
Strenuo lettore di Gayburg, è in uno dei proclami rivolti si miliziani anti-vita ed anti-gay che il feroce Adinolfi insulta le transessuali con uno schifoso scritto dal titolo "Un trans donna è un uomo". Ovviamente il maschile viene usato a sfregio di quelle persone che Adinolfi non vuole possono esistere nello stato europeo che vanta il record di omicidi di persone trans secondo solo alla Turchia. Insomma, l'ennesimo contribuito alla violenza da parte di chi basa il suo fatturato sul male che riesce ad arrecare al prossimo.

L'uomo che dice di detenere la verità sulla famiglia mentre non ha neppure saputo aiutare sua sorella, suicida, per poi fatturate vendendo libri dove raccontava di non essersi manco accorto del suo disagio, scrive:

Questo surreale articolo (ho scritto "articolo", ma è il solito rutto) di Gayburg affibbia ad Arcilesbica il peggiore marchio d'infamia possibile nel mondo lgbt: "la pensate come Adinolfi". Ben lieto di essere diventato un benchmark. In realtà, semplicemente, persino ad Arcilesbica non riescono ad occultare la più evidente delle verità, chiara a chiunque voglia vedere: un "trans donna" non è una donna, è un uomo che si è follemente evirato, per gravi ragioni di disagio psicologico non correttamente aiutato. Un "trans donna" per quante applicazioni di suppellettili artificiali in silicone, per quanti criminali dosaggi ormonali e depilazioni con elettrocoagulazione deciderà di subire, mai sarà una donna: resterà sempre un uomo che si è tagliato il pene e lo ha sostituito con una finta vagina che procurerà sempre infiniti problemi e infezioni perché è solo una sacca di pelle, ovviamente senza poterla collegare ad alcun apparato riproduttivo femminile. Il suo essere maschio resterà marchiato a livello cromosomico ed ogni sua singola cellula avrà un dna che griderà al mondo la verità: "Sono nato maschio e maschio per sempre sarò, la mia 'autodeterminazione' è una carnevalata e una sostanziale menzogna, da cui deriva un disagio profondo". In effetti Adinolfi la pensa così, pensa che le persone con questa difficoltà ad identificarsi nel genere in cui sono nate vadano aiutate e sinceramente amate in ogni maniera tranne che con la dolorosissima, costosissima e mai realmente efficace "transizione" al genere opposto, quindi non sorprende che anche ad Arcilesbica sia spuntato un singulto all'aroma di verità. Con buona pace dei rutti di Gayburg.

Insomma, se Adinolfi potrà anche avere le idee più perverse e idiote di questo mondo, ma non altrettanto accettabile è che pretenda di danneggiare la vita altrui solo perché sbraita quanto esiga di essere reputato superiore agli altri solo perché si è fottuto un paio di mogli e ama raccontare pubblicamente i suoi amplessi. E se ogni suo insulto è una medaglia la petto per chiunque si batta per la vita e per la famiglia (non certo in quell'uso distorto che per profitto e per propaganda lui ama fare delle parole), curioso è osservare quanta pochezza umana ci sia in un uomo capace di scrivere simili rantoli d'odio.
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