Fu nel 1972 che conservatori e gruppi religiosi vennero messi in crisi dalla scoperta dell'omosessualità in natura


Tutto ebbe inizio nel 1972, quando ricercatrice Molly Hunt si recò su una piccola isola californiana al largo di Santa Barbara per osservare il comportamento dei gabbiani. Ad un tratto vide una coppia di gabbiani femmina che collaborava per la costruzione del proprio nido e per la cura della propria prole.
Molly riferì la sua scoperta al marito George, il quale ipotizzò un errore di osservazione e di valutazione. La accompagnò sull'isola e osservò in prima persona che si trattava effettivamente di coppia lesbica.
I coniugi Hunt ricevettero così dei finanziamenti pubblici dalla National Science Foundation al fine di proseguire la loro ricerca, ma ben presto vennero travolti dalle polemiche della destra statunitense che chiedeva l'immediata sospensione di qualunque accertamento. Sui giornali pubblicarono svariati articoli volti a sostenere che i le tasse dei cittadini venivano sperperati per studiare degli uccelli gay, quando in realtà la loro massima preoccupazione era quella di occultare qualunque evidenza mettesse in dubbio la loro convinzione che in natura non esistesse l'omosessualità (ai tempi si trattava della principale argomentazione addotta per ogni politica anti-gay).

Ci volle qualche anno perché la notizia divenisse di pubblico dominio e le reazioni suscitate nell'opinione pubblica furono contrastanti. Un'associazione newyorchese arrivò a diffondere un comunicato stampa in cui asseriva che «il 100% dei gabbiani di New York City è eterosessuale», così come un imprenditore dell’Orange County acquistò uno spazio pubblicitario su un giornale per condannare lo studio.
Di contro, i coniugi Hunt iniziarono a ricevere numerose lettere di allevatori di tutto il Paese che gli segnalavano i loro sospetti sull'omosessualità di alcuni loro animali. Il tabù della presunta eterosessualità della natura era stato infranto e finalmente potevano dire a voce alta i loro sospetti senza temere di essere presi per dei visionari.

La quasi totalità dei quotidiani parlò di come le osservazioni avessero evidenziato che il 14% delle coppie di gabbiani sull'isola vicino Santa Barbara erano lesbiche. I loro nidi mostravano un numero di uova maggiore rispetto a quelli delle coppie eterosessuali, il loro comportamento era assolutamente ordinario e risultavano perfettamente in grado di allevare una prole altrettanto sana a quella delle coppie eterosessuali.
George Hunt ebbe anche modo di spiegare che: «Una coppia lesbica di gabbiani si accoppia con esemplari maschi solo a scopo riproduttivo, dopodiché i membri si ritrovano per crescere i loro figli. Una volta insieme, la coppia di gabbiani resta unita per tutta la vita: questi volatili, del resto, sono noti per una consolidata monogamia».
Inutile a dirsi, la prova scientifica dell'esistenza in natura di coppie lesbiche, con figli e pure monogame era stata una vera e propria coltellata al cuore per tutti quei gruppi religiosi che dell'omofobia avevano fatto la loro ragione di vita.

Fu panico alla Camera dei Rappresentanti, dove i conservatori riuscirono a bloccare i fondi della National Science Foundation nella speranza di impedire il proseguo degli studi. Ma non servì a nulla. L'interesse suscitato dallo permise ai coniugi Hunt di poter facilmente trovare altri ricercatori interessati ad andare a fondo nella questione.
Vennero prelevati dei campioni per analizzare gli ormoni degli esemplari sotto osservazione, ma dal punto di vista endocrino non risultò alcuna differenza con i livelli presentati nelle altre femmine di gabbiano. Ipotizzarono così che uno dei due esemplari dovesse assumere un atteggiamento maschile, ma anche in questo caso l'osservazione smentì la teoria. Le femmine lesbiche si comportavano esattamente come tutte le altre femmine. L'evidenza venne a galla: in natura esisteva l'omosessualità.

Negli anni l'omosessualità è stata riscontrata in centinaia di specie animali, ma è negli anni '70 che le prime evidenze minarono le fondamenta dell'omofobia conservatrice, portando a ritenere che la politica avesse il dovere di censurare e nascondere ogni evidenza non fosse conforme al loro pregiudizio.
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