L'algoritmo di Google come specchio di una società in cui il pregiudizio omofobico è ancora troppo forte


Quando si effettua una ricerca su Google, il motore di ricerca propone le frasi più utilizzate dagli altri utenti che possano concludere quella frase. Tanto basta a provare una certa preoccupazione nell'osservare che basterà inserire le parole "i gay sono" per trovarsi suggerite frasi agghiaccianti come "I gay sono malati" o "I gay sono sensibili".

Nel primo caso si verrà reindirizzati a vere e proprie pagine di promozione all'intolleranza, come il sito del partito politico "Italia Cristiana" che ripropone un testo di Bruno Volpe tratto da Pontefix Roma in cui omofobia, antisemitismo ed intolleranze si fondono in un articolo dal titolo "I gay? Sono disturbati patologici, mi denuncino pure. Il mondo retto da lobbies come quella omosessuale, ebraica o massonica. Ebrei prepotenti, la shoah non è solo loro."
Proponendoci una sorta di precursore di Silvana De Mari (che caso vuole militi nel medesimo partito), ci trovammo dinnanzi ad un Francesco Bruno che si lamentava di come qualcuno lo avesse segnalato all'ordine dei medici perché se ne andava in giro a dire che «da scienziato» sapeva con esattezza che «i gay sono soggetti patologicamente diversi, dei disturbati». Sosteneva pure che «il mondo moderno va avanti per lobbies ed oggi quelle più potenti ed influenti sono quelle massoniche, ebraiche, omosessuali», così come affermò che «bisogna riconoscere che gli ebrei anche oggi non sono molto benvoluti».

Non va meglio per chi viene dovesse incappare in una pagina di Parrocchie.it in cui si un sedicente gruppo di "cristiani" pare non avere remore nel spergiura nel nome di Dio che i gay possono "guarire" da una naturale variante della sessualità a loro sgradita. Il tutto, peraltro, propinando informazioni prive di alcun valore scientifico che rischiano tramutare eventuali genitori bigotti in feroci carnefici capaci di poter spingere alla morte i loro stesi figli. Un rischio che pare non preoccuparli, dato che non pare certo sinonimo di serietà il citare le canzoncine omofobe di Povia come se le si potesse ritenere una prova scientifica. Sarebbe come sostenere che i Puffi esistano perché Cristina D'Avena ci diceva che fossero altri due mele o poco più...
Non meno irragionevole è il mettere nel calderone anche la "testimonianza" di quel Luca Di Tolve che si dice "guarito" dalla sua omosessualità. Anche perché appare assai scorretto citarlo senza fare accenni a come oggi lui faccia soldi vendendo pregiudizi contro quella persone che accusa di essere stati la causa di quell'HIV che si è beccato prostituendosi e facendo sesso non protetto per libera scelta. Ma dato che la realtà dei fatti faceva male, lui preferisce dire che è tutta colpa di sua madre se lui era gay ed è colpa di un fantomatico "stile di vita gay" se lui si scopava chiunque gli capitasse a tiro. Insomma, lui non sarebbe mai stato responsabile delle sue scelte dato che la colpa è sempre degli altri (e chissà chi incolperà per ciò che racconta nel suo libro quando non pare provare alcun rimorso nel suo aver volontariamente rischiando di contagiare altri uomini facendo sesso non protetto con loro anche dopo essere venuto a conoscenza del suo stato sierologico).
Inammaccabile è poi l'esaltazione delle screditate teorie di Nicolosi, un vero toccasana per tutti quegli omofobi che smaniano un qualsiasi pretesto possa permettere loro di dire che l'omosessualità deve essere ritenuto «una colpa» di chi non rinnega sé stesso per fingersi fatto a loro immagine e somiglianza. Ed è così che Parrocchie.it racconta di come «il dott. Joseph Nicolosi si occupa da diversi anni di terapia riparativa dell'omosessualità; è cofondatore e direttore dell'Associazione Nazionale per la Ricerca e la Terapia dell'Omosessualità (NARTH), membro dell'Associazione Psicologica Americana, autore di numerosi libri e articoli scientifici». Ed è nel suo nome che spergiurano su Dio che «la terapia riparativa è un particolare tipo di psicoterapia che è applicata agli individui che vogliono superare la loro attrazione omosessuale. E' una terapia particolare che guarda alle origini e alle cause di questa condizione, che aiuta il cliente a comprendersi, insegnandogli a capire cosa è successo nella sua infanzia, a capire gli eventi particolari che gli sono accaduti, specialmente nei termini delle relazioni con sua madre e suo padre, e ad andare oltre a tutto ciò... a sostenere il cliente nel creare quelle nuove relazioni che sono sane, che sono benefiche, e che compensano il vuoto emotivo che si è creato nel suo sviluppo».
Non una sola riga accenna a come queste teorie siano screditate dinnanzi alla scienza ufficiale o agli studi che dimostrano come quelle di Nicolosi appaiano come vere e proprie torture basate sull'inculcare sensi di colpa che potrebbero spingere le vittime a compiere atti di autolesionismo, abusare di droghe o ricorrere al suicidio.

La seconda frase suggerita da Google è un emblematico "I gay sono malati yahoo". Basta seguire quel link per ritrovarsi in un mondo di ostentata ignoranza e di profondo pregiudizio. Trasportati sul sito di Yahoo! Answer si rischia di incappare in messaggi come:

Perché non si può dire che i gay sono "malati"? Dire che qualcuno è malato non significa necessariamente insultarlo o disprezzarlo, ma si indica semplicemente uno stato d'essere.
Anche le persone down sono "malate", nel senso che sono affette da una malattia, i gay sono affetti da quella che un tempo si chiamava "inversione sessuale", il loro cervello non si sente di appartenere al corpo in cui si trova... chiamatela come volete: patologia, malessere, disforia ecc; il succo del discorso sempre quello è!

Non solo ci troviamo dinnanzi ad una analfabeta funzionale che pare ignorare che un gay non ha alcun problema con il proprio corpo, ma ci troviamo dinnanzi a chi paragona i gay ai down o che sostiene che un gay non debba offendersi se lo si ritiene "malato" quando malato non è.
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