Brasile. Giudice autorizza i medici a “curare" i gay


Waldemar Claudio de Carvalho, magistrato del Distretto federale di Brasilia, ha sentenziato che gli psicologi brasiliani possano proporsi di "curare" i gay dalla loro omosessualità. La sentenza invalida così la decisone del Consiglio federale di psicologia che proibiva ai professionisti di offrire fantomatiche "terapie riparative" dell'orientamento sessuale.
La scienza ufficiale suggerisce che l'omosessualità sia una naturale variante dell'orientamento sessuale e il solo fatto che qualcuno possa pensare di "curarla" sarebbe come sostenere di voler curare chi ha i capelli rossi o chi ha gli occhi azzurri. Non solo. Va anche sottolineato come quelle feroci torture psicologiche non solo non possano modificare la natura di chi vi viene sottoposto, ma spesso rischiano di spingere le vittime ad atti di autolesionismo se non direttamente al suicidio. Pare dunque ovvio che la popolazione si sia ribellata e che molti personaggi dello spettacolo si siano schierati contro una sentenza capace di uccidere.
A rendere possibile una simile barbarie sono stati quei soliti personaggi che sbandierano il pregiudizio come un atto di carità verso le loro vittime, sostenendo che sia per il "bene" dei gay che bisogna difendere lo stigma contro di loro e cercare di modificare la natura natura umana in modo da uniformarla ai propri pregiudizi. Ed è dunque sostenendo che si volesse fornire "aiuto" a chi non accetta la propria omosessualità che alcuni psicologi avevano fatto causa al Consiglio federale di psicologia, sostenendo che avessero pieno diritto di chiedere soldi per offrire inesistenti "cure" per ciò che è tutto fuorché una malattia.
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