A gennaio l'Ordine annunciò un provvedimento contro Silvana De Mari, ma a dieci mesi di distanza tutto tace


Lo scorso gennaio i quotidiani uscirono con titoli a caratteri cubitali in cui si asseriva: "La dottoressa omofoba rischia la radiazione". Il presidente dell’Ordine dei Medici assicurò che avrebbe avviato un procedimento disciplinare e chiarì che: «La medicina è un’altra cosa».
A quanto si sa, Gianfranco Amato ne assunse la difesa nonostante risultasse sospeso dall'ordine degli avvocati e che pertanto, per legge, non avrebbe potuto comunicare con i suoi clienti né acquisirne di nuovi. Ciononostante, pare abbia consigliato alla sua assistita di non presentarsi alla convocazione sostenendo che non ci fosse stato il tempo per prepararsi.
Da allora non se ne sa più niente. La signora De Mari continua a millantare il suo titolo accademico mentre affianca Luca Di Tolve in comizi in cui si sostiene che l'omosessualità possa essere "curata". Ora sarà anche al fianco di Gianfranco Amato in un comizio organizzato dal partito di Adinolfi e di quella solita "Veneto Autismo Onlus" di Nicola Pasqualato (anche lui candidato per Adinolfi) che continua imperterrito ad investire nella promozione della sua carriera politica votata all'omofobia delle risorse che sarebbero dovute essere destinate ai bambini autistici. E tutto questo con la signora De Mari che sarà lì a sventolare il uso titolo accademico mentre racconterà che «l'omosessualità non esiste» o che i gay «non sono normali».
Nel resto del mondo simili dichiarazioni avrebbero portato alla radiazione dell'imputato in meno di ventiquattr'ore, in Italia c'è da domandarsi se dieci mesi non siano stati sufficienti a valutare se una donna può sfruttare un titolo accademico per promuovere disinformazione ideologica a fini politici per il partito di quell'Adinolfi per cui lei era redattrice.
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