Haters all'opera: Signorini vittima di insulti di chi difende l'omofobia della De Lellis


Alfonso Signirini è tornato a spiegare i motivi per cui ha ritenuto di dover riprendere Giulia De Lellis per le frasi con cui ha offeso intere categorie di telespettatori. Si tratta di spiegazioni che in un qualsiasi Paese civile non sarebbero state necessarie, ma in Italia è ormai prassi assistere a ragazzini pronti a difendere a priori qualunque frase d'odio venga pronunciata da tronisti e vallette, in un clima sociale disastroso in cui pare evidente che l'odio sia ormai tollerato e giustificato (quando non direttamente promosso da lobby e gruppi politici).

Parlando direttamente alla diretta interessata, Signorini ha spiegato: «Tu Giulia De Lellis non puoi elencare tra le categorie disgraziate della società i gay e i drogati, perché se la De Lellis avesse detto "Io sono ipocondriaca e non voglio condividere la mia sigaretta e il mio bicchiere con nessuno" io non avrei detto niente. Ma se tu mi citi i gay e i drogati vuol dire che fai delle distinzioni». Ed ancora: «Se tu mi tiri in ballo le malattie e ti riferisci -perché lo hai detto tu- ai drogati e ai gay, ciascuno di noi che cosa pensa, se non all'AIDS? Pensiamo al raffreddore? Alla dissenteria? Alla mononucleosi? Direi proprio di no, perché quella per anni è -per retaggio culturale- è stata la malattia degli omosessuali».
E mentre si deve spiegare l'ovvio, Signorini risulta anche vittima di una feroce aggressione sui social network da parte di violenti che pensano di poter "difendere" la loro De Lellis facendo proprio quell'odio omofobico per la quale è stata richiamata. Nei loro messaggi si sprecano insulti come «fr*cio», «ricchi*ne» e «checca isterica», quasi credessero che la loro emulazione dell'omofobia possa rendere meno grave quella violenza. Un po' come quei ragazzini che ammazzano qualcuno e poi confessano di averlo fatto solo per emulare un qualche assassino.
Peccato che quei messaggi appaiano come una prova del perché sia fondamentale condannare simili parole, in quel mondo mediatico in cui ogni leggerezza può facilmente essere equivocata da un pubblico particolarmente incline all'odio e ai pregiudizi.
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