Pavia. Il parroco scaccia i gay dal sagrato della "sua" chiesa davanti ai bambini


Dio è omofobo e alla Madonna piace solo l'uomo chi si porta a letto una donna. È questo il messaggio di cieco odio che il parroco di Pavia ha voluto comunicare ai bambini che stavano partecipando alla manifestazione "GiOCAnda" organizzata da alcune associazioni pavesi in diversi punti della città.
«Noi avevamo chiesto di poter occupare una scalinata -spiega la presidente di Arcigay Pavia Coming-Aut, Barbara Bassani- perché volevamo avere dei gradini sui quali far sedere i bambini, mentre ascoltano le favole raccontate da un narratore e interpretate da due volontari. Il Duomo era già occupato e ci hanno concesso piazza del Carmine».
Ma è a quel punto che il parroco è intervenuto per cacciarli e per sostenere che il suo Dio disprezzerebbe i gay al pari di quella Chiesa, costantemente al centro di scandali per inchini ai boss mafiosi o per preti che abusano dei bambini, ma sempre pronta a giudicare le persone solo sulla base di chi si portano a letto. Capita così che alcuni altari vengano offerti ad un Adinolfi che promuove mortali "terapie riparative" capaci di spingere numerosi adolescenti al suicidio ma non a chi crede che forse i progetti di Dio non si basino sulle semplificazioni dall'integralismo cattolico (quelli in cui Savarese spende migliaia di euro per sostenere che chi non è come lui debba essere ritenuti sbagliato ed immeritevole di dignità).
Il parroco, don Daniele Baldi, ha dunque sostenuto che il sagrato fosse suo e che i gay dovevano andarsene anche se in possesso delle autorizzazioni concesse dal Comune (l'ente a cui la curia non paga tasse). Poco dopo le 17, dinnanzi ai bambini che stavano ascoltando i racconti di un narratore, il prete ha dato spettacolo ed ha invitato i presenti ad allontanarsi dalla scalinata della chiesa. «Il parroco ha mandato via soltanto noi, non anche le altre associazioni che si trovavano sul sagrato e stavano ad esempio truccando i bambini -ha spiegato la presidente di ArcigayPavia- e questo è la prima volta che accade in Italia».
Il Comune ha così offerto all'associazione l'occupazione di un'altro spazio. In segno di solidarietà con Arcigay, anche le altre associazioni che si trovavano sul sagrato hanno deciso di allontanarsi dalla proprietà rivendicata da don Daniele Baldi. Presi i loro banchetti, hanno lasciato il religiosi omofobi solo nella sua prigione omofoba riservata solo a chi abbia una o più mogli o un'attività sessuale che includa anche prostitute ed amanti.
«Quel gesto ci ha fatto piacere -ha concluso la presidente- almeno non ci siamo sentiti soli».
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