Roma e Milano in piazza contro la persecuzioni delle persone lgbt in Egitto


Circa 300 persone LGBTQ sono state vittime di arresti, torture o attacchi in Egitto. Per questo motivo Milano e Roma sono scese in piazza a seguito dell'appello degli attivisti per i diritti umani egiziani, fatto proprio da organizzazioni per i diritti umani di entrambe le sponde del Mediterraneo, per protestare contro la persecuzione delle minoranze sessuali in Egitto e contro la vendita di armi e munizioni a un governo che le utilizza per la repressione interna.
La persecuzione delle autorità egiziane contro le minoranze sessuali è sempre più feroce e assurda, come ha confermato la recente ondata di arresti avvenuti dopo il semplice sventolamento di una bandiera arcobaleno durante un concerto dei Mashroù Leila. Ed è per questo motivo che i manifestanti hanno chiesto allo stato egiziano di rispettare i diritti di tutte le sue cittadine e di tutti i suoi cittadini, di proteggere la loro sicurezza e di garantire la loro libertà di parola e di espressione, come peraltro stabilito dalla costituzione egiziana e dalle convenzioni internazionali. Gli attivisti denunciano l'uso della repressione transfobica e omofobica come strumento per distrarre l'opinione pubblica dai fallimenti e dagli abusi delle autorità.
È stato chiesto ai media egiziani di cessare le campagne di odio nei confronti delle minoranze sessuali, descritte su giornali e TV come "pervertite" o "sataniche", spesso mediante l'abbandono dei minimi standard professionali, che ha trasformato i mezzi di informazione in megafoni dell'ignoranza e della paura, con articoli e servizi di infimo livello che intenzionalmente diffondono il pregiudizio e calpestano i diritti umani.
Allo stato italiano è stato chiesto di porre fine alla vendita di armi e munizioni all'Egitto e agli altri regimi che perseguitano una parte della propria popolazione. Denunciamo il fatto che, nonostante la stessa Unione Europea abbia rilevato più volte il pericolo che tali armi e munizioni siano usati "a fini di repressione interna", la loro vendita è stata in crescita persino quando l'ambasciatore italiano al Cairo era stato richiamato a Roma. Ed ancora, si è chiesto che a regimi criminali che abusano dei diritti dei loro cittadini non si offrano fondi come quelli che l’ENI porta in Egitto per lo sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas naturali, che rappresentano la principale fonte di sostentamento della repressione portata avanti da questi governi.
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