Savarese, Miriano e Ruiu attaccano "Nove lune e mezza". Peccato non sappiano manco di che parla il film


Filippo Savarese è un integralista che trascorre gran parte del suo tempo a guardare nelle mutande dei bambini, sostenendo che ciò che vi troverà dentro dovrà determinare il ruolo sociale che lui vuole imporre loro e la l'identità che lui pretenda loro abbiano anche se in contrasto l'evidenza di quella natura che lui è solito rinnegare. Incessantemente impegnato nella creazione di paure che possano conferirgli il pieno dominio di chi si affida a lui in cerca di "protezione", è dalla sua pagina Facebook che il dipendente dell'integralista spagnolo Ignacio Arsuaga si è lanciato in un violento attacco al film "Nove lune e mezza".
Definendo «cretino» chiunque osi avere un'opinione diversa dalla sua e professandosi fieramente integralista nella sua crociata contro la vita di quelle miglia ai rimbambini che vengono minacciato dalla sua propaganda omofoba e xenofoba, scrive:

Per ragioni evidentemente personali, ho osato notare che nell'ultima commedia di Michela Andreozzi su una vicenda di utero in affitto "all'italiana" il "cattivo", il personaggio contrario alla morale generale del film, è un neocatecumenale ebete invasato che mette incinta la moglie (frustrata) a ripetizione - moglie che, guarda caso, si chiama come te, Costanza - passa il tempo cantando canzoncine religiose provocando lo sconforto dei genitori, che si chiedono come gli possa essere uscito un figlio così "strunz", si getta a terra roteando rosari accusando i circostanti di blasfemia.

Buffo è come quello stesso integralista che difende i discorsi d'odio sostenendo che ogni  «opinione» debba essere permessa (anche qualora si tratti di menzogne finalizzate a danneggiare la vita del prossimo) sia lo stesso integralista che chiede sia impedita qualunque critica ai neocatecumenali, ossia al movimento che ha organizzato e finanziato quel Family day che gli ha dato un lavoro.

Alla sua sterile polemica so è prontamente unita anche Costanza Miriano, pronta a elargire frasette sulla gpa recitate a pappagallo e capace di esordire con un:

A parte che non si può essere cattolici estremisti (o si è cattolici o no) se siamo rimasti i soli depositari del senso della realtà ne sono lieta. Noi cattolici, i cani e i gatti, a quanto pare, visto che la Cirinnà vieta che vengano separati dalla madre prima di sessanta giorni

E se l'odio della Miriano verso la Cirinnà appare ormai un'ossessione, opinabile è come possa sostenere che l'estremismo non possa esistere anche se il suo dirsi "cristiana" spesso contrasti con il messaggio di Gesù. In fin dei conti lui era quello del "ero nudo e mi avete vestito", lei quella che si batte nel suo nome contro i diritti degli adolescenti gay o contro quello ius soli che avrebbe garantito pari dignità ai bambini nati in Italia da genitori stranieri.

Come in ogni branco, anche all'interno dell'integralismo i soliti violenti amano spalleggiarsi a vicenda. Ed è così che, inevitabile come la morte o le tasse, è giunta anche la fatwa di Maria Rachele Ruiu, anche lei fedele dipendente di Arsuaga. Commentando un film che non ha mai visto, spergiura si tratti di «un film orrendo a prescindere». Giura che il film «intende scherzare e ridere su un tema tanto delicato e tanto violento, come quello dell'utero in affitto, del mercato dell'umano, della nuova tratta degli schiavi».
Esauriti i soliti slogan dell'integralismo contro la gpa (ovviamente definita con un termine che commercialmente possa vendere meglio il loro prodotto), si passa a sostenere che alcuni bambini sarebbero «pacchi» e che i «bambini sono soggetto di diritto e non oggetto». Detto da una tizia che cerca di sostenere che i genitori abbiano diritti di priorità sui bambini e che ogni genitore omofobo debba poter esigere il bullismo contro i propri figli, pare quasi uno scherzo.
Invita poi a non vedere il film (dicendo che non bisognerà dar loro una sola lira) e giura che chi andrà nelle sale dovrà «vergognarsi». Ed ancora, aggiunge che «quando uscirà su Netflix o su Sky inviterò tutti a giro a casa mia a scoprire se avevamo ragione o meno. Fidatevi di noi. E se doveste poi scoprire che non ho ragione, pagherò. La pizza. Questo film bisogna vederlo gratis, se proprio bisogna vederlo». Peccato che Sky e Netflix si paghino, così' come in un certo qual senso si pagano anche i film visti sui canali del digitale terrestre grazie alla pubblicità: l'unico modo di vedere il film «gratis» sarebbe quello di guardarlo illegalmente.

Dinnanzi a tutte queste certezze e tutte queste sterili accuse basate sul nulla, è Max Vado ad aver risposto nel più eloquente dei modi. Scrive:

Rachele Ruiu non mi sorprende che tu stia mentendo: io e mia moglie non abbiamo mai insultato nessuno e abbiamo risposto a tutti; il film non parla di utero in affitto; tu il film non sai manco di che parla! Le lire non esistono più! Uscirà su Sky e non su Netflix.
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