Amato a Radio Padania: «Con Povia smonterò il falso mito fallito dell'unità massonica d'Italia»


Prosegue la collaborazione tra Gianfranco Amato e Radio Padania, ossia l'emittente di quel partito che patrocina i suoi comizi di disinformazione omofoba. È dunque in un contesto di evidente conflitto di interessi che l'avvocato che si proclama "generale" viene introdotto dal conduttore come «un grande dei giorni nostri che i brividi ce li fa venire per le schifezze che avvengono in Italia» perché «questo è il pomeriggio gender in cui si parla di chi ha il pisellino ma si sente una femminuccia e chi dice di avere la farfallina ma si sente un maschietto. E parallelamente c'è l'invasione degli immigrati».
Dopo aver ridacchiato divertito alle battute contro chi salva la vita ai profughi, Amato si lancia nel sostenere che quel Giuseppe Povia che spesso e volentieri lo affianca durante i suoi comizi di promozione dell'odio dovrebbe essere ritenuto «l'unico cantante che in Italia non solo dovrebbe vincere, ma credo anche condurre il Festival di Sanremo, se solo fossimo un Paese libero. Ma com'è noto siamo in una dittatura». E così si inizia a insultare Claudio Baglioni, sostenendo che «lui merita di più perché lui è aperto». «Gay friendly», lo corregge quell'avvocato che sostiene di vivere in una dittatura solo perché ai gay viene permesso di vivere liberamente le loro vite anche contro il suo volere. In una gara di insulti, si reinserisce il presentatore lamentando che Baglioni sarebbe «immigrat friendly». Ed ancora: «Io lo disco spesso: ormai il mondo è di quella gente lì che ci tiene per le cosiddette». «Soprattutto quel Festival di Sareremo che è diventato la vetrina di quel potere del politicamente corretto che è vergognoso». «E noi siamo schiavi di questo potere del politicamente corretto, che devi stare attento ormai a cosa scrivi, a come parli. Anche ti, Gianfranco, rischi di parecchio ogni volta che vai a parlare in giro, eh?». «Si, perché oggi, come diciamo spesso anche con Giuseppe, siamo arrivati al punto in cui si sta realizzando la profezia di quel grande scrittore inglese Chesterton che nel 1905 profetizzò che verrà in giorno in cui spade dovranno essere sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d'estate e che due più due fa quattro. Ecco, noi paghiamo perché cerchiamo di dimostrare che un uomo è diverso da una donna, che un bambino ha bisogno di un papà e una mamma, che la famiglia è solo quella fondata da un uomo e u una donna, che le foglie sono verdi d'estate e che due più due fa quattro».
Insomma, i soliti slogan che Amato è solito ripetere ossessivamente in modo che anche i suoi proseliti possano ritenere che basterà citare a casaccio Chesterton per giustificare qualunque discriminazione. Infatti non si capisce perché mai il suo sostenere che un uomo debba necessariamente andare a letto con una donna dovrebbe vietare a due uomini di fare diversamente o perché mai il suo sostenere contro ogni evidenza scientifica che due padri non varrebbero quanto due eterosessuali dovrebbe giustificare azioni violente contro quei minori che lui chiede siano privati da qualunque tutela giuridica. Il tutto osservando che non sempre le foglie sono verdi d'estate e che la generalizzazione non sempre tiene conto della varietà del creato.

«Nella dittatura del pensiero unico, chiunque osi andare contro corrente paga prezzo», piagnucola l'avvocato. Peccato che chi è davvero dovuto andare contro corrente e pagare con numerose vite umane una battaglia contro il vero pensiero unico è quella comunità contro cui lui è solito fomentare odio. E fa sorridere anche che a parlare di "pensiero unico" sia un tizio che pretendere di codificare la famiglia attraverso distinguo ed esclusione che tolgano dignità e diritti a qualunque nucleo non sia fatto ad immagine e somiglianza del suo.
Il proverbiale vittimismo del leader integralista prosegue con il suo sostenere che: «Povia di può ascoltare solo a Radio Padania e in qualche altra radio libera ma è totalmente ostracizzato dalla Rai e dai mezzi di comunicazione del regime e del potere. È tutto veramente molto disgustoso. Nonostante lui dica la verità».
Ed è così che si osserva un'altra abitudine del leader integralista, ossia il suo ergersi a detentore unico e ultimo della verità rivelata attraverso asserzioni rigorosamente veicolate in una totale assenza di qualunque contraddittorio. Ed è in una chiave di promozione secessionista che Amato annuncia tronfio che Povia stia preparando una canzone sulla Serenissima e che la proporranno in un nuovo ciclo di conferenze in cui «smontiamo questo falso mito fallito dell'unità d'Italia». Anzi, poi rincara la dose sostenendo esista una «storia censurata dell'unità massonica del nostro Paese».

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