I gay descritti come malati psicologici e causa di malattie sul giornale di Mario Adinolfi


L'odio è un diritto riconosciuto dalla Costiuzione. È quanto sostiene il sito ultra-cattolico "Breviarium" di Giovanni Marcotullio, già caporedattore del giornale omofobo di Mario Adinolfi. Nel tentativo di sostenere che lui abbia il pieno e totale diritto di diffamare interi gruppi sociali in virtù del suo pregiudizio, l'integralista inizia a raccontare ai suoi proseliti che «il tema è il libero pensiero» e si mette pateticamente a citare l'articolo 21 della Costituzione Italiana: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».
La premessa lo porta così ad attaccare Facebook, sostenendo che si a una vera vergogna che i post contenenti notizie false o i testi che promuovono l'odio vengano eliminati. Ed è sempre sostenendo che tutto sia sempre da intendersi come «un'opinione» anche se si tratta di bufale diffamatorie ed orientate alla promozione dell'odio, il suo vittimismo lo porta a piagnucolare su come Facebook abbia rimosso alcuni suoi scritti volti a sostenere che l'omosessualità debba essere ritenuta un gravissima  patologia. Il guaio è che pubblica pure quegli inaccettabili testi:

L'elenco delle pratiche omoerotiche ce lo risparmiamo, tanto nessuna di esse è "sessuale" in senso stretto. Proprio perché la sessualità tra persone con a.s.s. non arriva mai al suo culmine è più che lecito parlare di anomalia del comportamento. Il che non è affatto un giudizio morale, potrebbe essere una semplice indagine etologica. Quanto all'uomo, la psicanalisi storica, "canonica", non ha dubbio in merito, e considera l'omosessualità il risultato di un mancato sviluppo della sessualità. Se poi dobbiamo atteggiarci a benpensanti (che non pensano) è un altro discorso: le ricerche vanno da un'altra parte.
E invece è proprio questa la cosa interessante, perché la derubricazione dell'omosessualità dal dizionario dell'OMS non è 'mai' stata suffragata da studi' che fossero veramente liberi e aperti a tutte le posizioni: si tratta sempre di convegni corali per voce sola, e questo lapsus risulta tanto più prezioso in quanto mostra che quando i medici non si sanno nel vetrino del Grande Fratello ma devono pensare alla scienza medica in sé e per sé una domanda sull'incidenza dell'omosessualità nella popolazione sessualmente matura è tutt'altro che peregrina. Intanto perché — pur senza usare la parola "malattia" — l'omosessualità è certamente un'anomalia del comportamento sessuale (i retti non sono fatti per essere penetrati, checché se ne dica), e poi perché il dato statistico è un elemento di scienza positiva, non ancora speculativa. Quindi non è grave che si ponga la domanda, ma precisamente che qualcuno la trovi illegittima (anzi illecita!). Ciò afferisce non solo all'ignoranza della minestra rossa — cosa che farebbe ridere se non facesse piangere — ma al suo dogmatismo ideologico.

Il testo necessita di alcuni chiarimenti. Il termine "omoerotismo" è un neologismo con cui l'adinolfiniana Silvana De mari racconta agli iscritti del partito di Adinolfi che i gay sarebbero privi di sessualità dato che il suo titolo accademico le permette di poter asserire che non esista sessualità senza procreazione. Una definizione assai curiosa, che ci porterebbe a ritenere che Gandolfini sia vergine dato che il suo matrimonio non è fecondo o che uno stupro non debba poter essere considerata una violenza sessuale se la vittima non rimane incinta.
Ed anche tentativo di sostenere che i gay debbano essere intesi come dei "malati" è un'altro cavallo di battagli dell'integralismo cattolico, certo che sia in errore chiunque non si uniformi al loro modello "ariano" che vede in Mario Adinoli la massima espressione della perfezione. Ed è sempre col complottismo di chi chiude gli occhi dinnanzi ai fatti che gli integralisti anti-gay amano raccontare che la votazione sulla derubricazione dell'omosessualità dalle lista delle malattie mentali sarebbe avvenuta per alzata di mano a causa del complotto di una pericolassimo "lobby gay", anche se era chiaro a tutti che la modalità fosse semplicemente quella adottata per tutte le questioni che venivano ritenute ovvi e ampiamente condivisa. E non meno grave è il loro sostenere che l'isolata opinione di Nicolosi debba valere più di quella di ogni altro scienziato della terra solo perché più congeniale alle loro mire politiche alla loro sete di discriminazione.

Resta poi la totale incoerenza fra le affermazioni e i fatti. Se davvero gli adinolfiniani ritengono che l'omosessualità debba essere ritenuta una "malattia", allora perché non si battono per chiedere che sia riconosciuta loro una pensione di invalidità? Perché non chiedono l'esenzione dai ticket sanitari e posti riservati sull'autobus?
Il fatto che quelle loro teorie si concretizzino in campagne di discriminazione volte a ledere la vita altrui sarebbe come se pretendessero che ai malati terminali sia tolta la pensione o se pretendessero che si vieti agli anemici di potersi sposare.

Tornando all'articolo, Marcotullio prova a spacciarsi per un martire della libertà d'odio, asserendo che:

Ora, quello che mi pare terribile della situazione prodottasi (che non tocca me, a ben vedere, più di quanto tocchi chiunque…) è che nella fattispecie io stavo appunto difendendo la libertà di parola di un alto e autorevole consesso di scienziati dai tic ideologici di una politicante senza vergogna.

Lamentandosi di come «Facebook rimuove i contenuti che incitano all’odio, compresi quelli che attaccano direttamente una persona o un gruppo di persone», l'integralista afferma pure:

Ma come in ogni buon sistema totalitario – Hannah Arendt ce lo ha insegnato – il reato d’opinione è scarsamente definito quanto alla colpa, di modo che la pena possa cadere sulla base della mera delazione, più o meno malevoli.

Ed è così che, nero su bianco, il contrasto alla promozione dell'odio viene accusata di essere un qualcosa che limiterebbe l'opinione. Il tutto, ovviamente, secondo un'ideologia prettamente a senso unico in cui chiunque dicesse pubblicamente che Marcotullio è un malato mentale debba poter essere denunciato per diffamazione mentre lui deve poter dire lo stesso di persone sanissime ma a lui sgradite. E quella tesi ci porterebbe anche a sostenere che sarebbero da intendersi come lecite opinioni anche l'inneggiare al nazismo, il chiedere la depenalizzazione dello stupro o il pretendere la legalizzazione della pedofilia clericale.

L'articolo passa così a domandarsi se l'omosessualità deve essere ritenuta una "malattia", sostenendo che il decidere se l'altro deve essere ritenuto un "malato" sia da intendersi come una "libertà di opinione". L'uomo scrive così:

Io non sono un medico chirurgo, né uno psicanalista né uno psichiatra, né un biologo né un chimico. Però so leggere (e leggo), in particolare quando mi punge il sospetto che un qualche dogmatismo voglia imbavagliare l’esercizio del libero pensiero: l’epistemologia teologica, infatti, procede (e neanche su tutti i livelli!) definendo gli àmbiti leciti d’inchiesta sulla base di assunzioni previe (ma non a priori) derivate dalla Rivelazione; quella scientifica, invece, esplora i possibili nessi causali delle cose in completa autonomia. Ciò significa che se talvolta alla ricerca medica si pongono dei giusti limiti – per esempio, che so, quanto alla ricerca sulle cellule staminali embrionali… – essi scaturiscono da ragioni etiche, cioè intrinsecamente implicate nella ricerca stessa in quanto fatto umano: una censura politica, invece, sarebbe senza dubbio inaccettabile.

Ma assai più grave è come l'uomo arrivi poi ad asserire che quella sua presunta "libertà di opinione" lo legittimi a ritenere che i gay infetterebbero la società con la loro malattie:

E no, non intendo il solito Machiavelli: dico che l’anomalia dell’orientamento omosessuale non la si può sostenere solo sulla base di un argomento teleologico, ma anche – e soprattutto, nel caso di giovani che si preparino a esercitare la professione medica – sul versante infettivologo. I fini non sono affare dei medici (forse), ma i microbi e le malattie sì, di sicuro.

La fonte di quella sua certezza sarebbe una sua fan che su Facebook ripropone a casaccio alcune tesi di Silvana De Mari, indirizzate a sostenere che i gay siano da intendersi come una minaccia per la salute degli eterosessuali. Proponendo la propaganda di Brandi e di Cascioli, totano fuori la solita storia dell'epidemia di epatite A che toccherebbe con maggior incidenza tra gli uomini che hanno rapporti con latri uomini. Peccato basterebbe un mezzo neurone per comprendere che ogni gruppo sociale ha le sue malattie e che le modalità dei rapporti sessuali possono influirne la diffusione: ad esempio potremmo tranquillamente notare che nessun uomo che ha sesso con latri uomini soffre di malattie che colpiscono la vagina, ma questo non significa che le donne vadano messe al rogo come nel Medioevo.

La lunga e vergognosa richiesta di patologizzazione di una naturale variante dell'orientamento sessuale sfocia in una strenua difesa dell'inserimento in un tesi di medicina di una domanda sull'omosessualità posta tra quelle dedicate alle malattie. Il tutto con il duplice fine di sfruttare l'omofobia con finalità partitiche per attaccare quei ministri che non santificano la discriminazione così come farebbero Lega Nord o Forza Nuova. D'altra parte, nonostante Adinolfi guadagnasse soldi promuovendo Renzi nei suoi tor per sostenere la sua candidatura, ora ha compreso che solo l'ultra-destra potrebbe portargli nuovi guadagni e quindi il suo candidato viene spacciato come un nemico da abbattere.

Non meno grave è come l'articolo proponga anche l'indegno editoriale pubblicato dal giornale di Mario Adinolfi in difesa della patologizzazione di quelle perosone ch eda anni sonot vittima della sua feroce e inumana persecuzione. nel testo leggiamo:

La prima questione da affermare con chiarezza vedendo il ministro Fedeli rompere le scatole ai medici per una innocua domanda sull'incidenza statistica dell'omosessualità è che il ministro Fedeli non ha alcuna competenza per sindacare il lavoro preparatorio di quel test. Non ha alcun potere il ministro e non ha alcun potere sanzionatorio il Miur. Sono semplicemente incompetenti di fatto e di diritto. Valeria Fedeli interviene scattando su con un tic ideologico, quindi pericoloso e ottuso. Ma comunque non sfuggiamo alla domanda: questo è più o meno quello che pensiamo del caso. Cl pare proprio di ricordare che la derubricazione dell'omosessualità dal dizionario delle patologie dell'Organizzazione mondiale della Sanità non sia mai stata suffragata da studi che fossero veramente liberi e aperti a tutte le posizioni: si tratta sempre di convegni corali per voce sola, e questo lapsus risulta tanto più prezioso in quanto mostra che quando i medici non si sanno osservati dal Grande Fratello del politically correct ma devono pensare alla scienza medica in sé e per sé, una domanda sull'incidenza dell'omosessualità nella popolazione sessualmente matura la trovano tutt'altro che peregrina. intanto perché - pur senza usare la parola "malattia" - l'omosessualità è certamente un'anomalia del comportamento sessuale (i retti non sono fatti per essere penetrati, checché se ne dica), e poi perché il dato statistico è un elemento di scienza positiva, non ancora speculativa. Quindi non è grave che si ponga la domanda, ma precisamente che qualcuno la trovi illegittima, anzi addirittura illecita. Cid afferisce non solo all'ignoranza della ministra rossa menzognera - cosa che farebbe ridere se non facesse piangere - ma al suo dogmatismo ideologico. Con il quale tenta di innervare l'intero sistema dell'istruzione italiana. E c'è persino chi tra i cattolici scatta sull'attenti, si siede ai suoi tavoli, si fa prima prendere in giro e poi fregare pensando d'aver vinto. Noi no. Se lo ricordi, Valeria Fedeli: noi no. Noi ti conosciamo bene, signora ministro. E anche ieri hai dato prova di chi sei e di perché ti hanno messo a viale Trastevere. Per fortuna ci resterai poco.

Insomma, i toni offensivi e intolleranti di Adinolfi non si smentiscono e la proverbiale prepotenza pare ormai fuori controllo. Di fatto la sua campagna di demonizzazione delle minoranze assomiglia sempre di più a quella con cui i nazisti giustificarono lo sterminio delle minoranze, così come il suo abuso della credulità religiosa non è dissimile da quella con cui alcuni suoi colleghi integralisti giustificano il lancio dei gay dai tetti o la lapidazione a morte delle donne.

Clicca qui per leggere l'articolo integrale pubblicato da Giovanni Marcotullio.
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