Libero sostiene che sulla Rai sia «boom di orge gay»


Libero è uno di quei quotidiani che ha fatto dell'omofobia la propria ragione di vita. Forse pensando che ogni promozione dell'odio possa portare voti ai partiti di estrema destra, è per mano del solito Gianluca Veneziani che in riferimento a "Io e Lei" di Maria Sole Tognazzi, "Scusate se esisto" con Raoul Bova o "Il paradiso delle signore 2", il quotidiano è capace di titolare: "Boom di orge gay in televisione. Amori saffici e relazioni tra maschi".
Il riferimento alle inesistenti "orge", l'autore pare voler strizzare l'occhio ai gruppi neofascisti e al loro sostenere che i gay siano tutti perversi, così come la scelta di parlare di "baci saffici" è in netto contrasto con quelle regole per un uso rispettoso del linguaggio che Libero ha sempre rigettato sostenendo che il disprezzo e l'odio siano un "diritto" garantito dalla libertà di espressione.
Ma forse pare inutile cercare una qualche etica dinnanzi a chi pare capace di tramutare dei semplici baci di una castità sconcertante in fantomatiche «orge» o di raccontare che Rai 1 dovrebbe essere ribattezzata in «Gay 1». Sostiene pure che quei programmi siano obbedienti ad un «codice Gaymente corretto che impone di parlare bene dell'omosessualità». Insomma, lui la vorrebbe demonizzata perché sa che il racconto della normalità di un'amore gay rischia di rappresentare un problema per chi vive cercando di creare cieca paura contro le minoranze.
Ed infatti Veneziani scrive pure si sarebbe dinnanzi a vicende «sovradimensionate rispetto alla consistenza del fenomeno nella società, dove gli omosessuali restano una percentuale minoritaria», quasi a sostenere che l'essere parte di una maggioranza dovrebbe garantire vantaggi esclusivi consumati sulla pelle degli altri. E fa anche sorridete come si possa auspicare la censura della vita altrui a fronte di percentuali che dimostrano come la rappresentazione di gay e lesbiche nel mondo dello spettacolo sia sottodimensionata rispetto alla realtà. Ma anche quello pare infastidire chi ha bisogno di disinformazione e di ignoranza per vendere le sue discriminazioni.
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