L'integralismo travolge pure Adinolfi. Per l''arcivescovo emerito di Czestochowa «è in peccato morale»


«Il divorziato risposato civilmente e chi vive more uxorio, dunque le persone che versano in una situazione irregolare, sono nel peccato mortale e dunque non possono accostarsi al sacramento della comunione. Questa idea non è solo mia, ma ritengo dei vescovi della Polonia. Del resto, nessuno di noi è padrone della Chiesa, ma siamo solo amministratori e come tali dobbiamo fedelmente operare dando conto a Dio di quello che facciamo». È quanto afferma l'arcivescovo emerito di Czestochowa in un'intervista rilasciata al sito integralista La Fede Quotidiana.
Lo scopo primario del testo pare un attacco a quell'Amoris Laetitia che proprio non piace ai fondamentalisti, i quali si sentono traditi da un papa che ha tolto loro il piacer di potar star lì a giudicare il promossimo vomitando le loro sentenze "morali" contro la vita altrui.
La tesi proposta dal prelato è che «il documento del Papa va interpretato nel solo della Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II e del chiarissimo Magistero di Benedetto XVI. Su alcuni aspetti è bene aumentare la precisione. Ribadiamo che il peccato mortale tale rimane, chiamandolo col suo nome. Inoltre è bene ricordare sempre le conseguenze del peccato».
In altre parole, con mero pragmatismo potremmo osservare che siamo dinnanzi ad un vescovo che sta raccontando alla figlia minorenne di Mario Adinolfi che il suo papà brucerà nelle fiamme eterne dell'infermo per colpa di mamma. Perché l'odio che si respira nell'integralismo è un qualcosa che non risparmia neppure i propri leader non appena si presenta l'occasione per sostenere che Dio li preferisca agli altri.

Immancabile è anche la deriva xenofoba che assume l'intervista con un intervistatore che domanda: «Recentemente in Polonia si è tenuto un rosario di confine con alta partecipazione popolare. Le è piaciuto?». E monsignor Stalislaw Nowak prontamente risponde: «È stato davvero molto, molto bello. Una grande manifestazione di fede. Oggi più che mai è necessario pregare per quei valori, contro il pericolo del nichilismo, del relativismo e dell’ateismo, ricordando la bellezza della civiltà cristiana da proteggere. Non pregare, quello sì, che è diabolico, non il Santo Rosario».
Il riferimento è alla preghiera recitato sul confine della nazione contro l'accoglienza dei richiedenti asilo, etichettati come infedeli da chi sostiene che la supremazia della propria religione sarebbe messa in crisi se si desse retta a quel Gesù che diceva: «Ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato».
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