Silvana De Mari sull'altare della chiesa del Santo Sepolcro di Bagheria: «La vagina delle trans è sporca, dal pene dei trans cola urina. Non voglio finanziare le loro malattie»


Il crocefisso sull'altare è stato oscurato per fare spazio alle slide della propaganda di Gianfranco Amato, così come a l'altare è stato ceduto alle pruriginose fantasie erotiche di quella Silvana De Mari che non perde mai occasione per palare di sesso anale e del suo smisurato odio conto i gay e stranieri.
Si tratta di immagini che per molti rappresenteranno un'offesa al proprio sentimento religioso, ma è quanti giunge dal comizio di disinformazione omofobica tenutosi dall'altare della chiesa del santo Sepolcro di Bagheria, in provincia di Palermo. E fa riflettere anche come in Italia si possa essere invitati a calcare un altare grazie ad curriculim in cui figura un'indagine della Procura per istigazione all'odio razziale, visibilità mediatica ottenuta brandendo un'accetta ai convegni di Forza Nuova e pure un'intervista a Belpietro in cui diceva che ogni italiano maschio dovrebbe essere obbligato a dotarsi di un'arma da fuoco per «difendersi» da chiunque abbia credenza religiosa diversa da quella di Amato.

La signora De Mari ha dispensato ai presenti varie frasi ad effetto. Dicendo che maschi e femmine sarebbero differenti in tutto, si lancia nel raccontare che «ci sono i testicoli e il pene che può finire nel cestino della carta sporca». Giura che lei si sia occupata di castrare dei neonati perché il loro pene era in cancrena. Ma assai più opinabile è il suo sostenere che i genitori si sarebbero disperati in sala d'aspetto perché «gli state interrompendo la via di successione». Insomma, il problema non sarebbe tanto la patologia dettata dalla scarsa alimentazione o pessima igiene, così come non sarebbe neppure il togliere una vita sessuale normale a quella persona, il problema sarebbe che il bambino non può eiaculare nella vagina di una femmina per ingravidarla e poter dare il suo cognome al figlio. Dopo essersene uscita con un «è molto meglio l'amputazione di una gamba che la castrazione», il discorso viene puntualmente dirottato sulla mera promozione della transofobia attraverso il suo sostenere nei caso dei transessuali «voi castrate un uomo sano e questi organi sessuali, completamente sani, vengono finiscono nel bidone della spazzatura. Il rimpianto che poi spesso viene a chi ha subito un aborto e il rimpianto  che poi viene a chi ha subito questi interventi ci dice che il subire questi interventi moltiplica per dieci il rischio di suicidio. Ma perché cacchio li facciamo».
Se appare interessante la modalità propagandistica con cui la signora De Mari sostiene falsamente e ideologicamente che questi interventi vengano «subiti» anche se in realtà di tratta di una scelta, grave è come cerchi di creare repulsione nel bigotto medio che inneggia alla supremazia del coito vaginale predicata da Gianfranco Amato tirando in ballo un aborto che con il tema non ha nulla a che vedere. Ma dato che il bigotto dice che sua figlia deve poter abortire mentre le sue coetaneo dovrebbero essere obbligate a partorire a forza, ecco che probabilmente dirà pure che loro devono far sesso con chi vogliono ma agli altri debba essere imposta il loro stesso stile di vita. E la signora De Mari sostiene che le persone transessuali si suicidano perché transessuali, anche se i veri dati ci dicono che quei suicidi sono spesso causati da quello stesso stigma che lei si premura di creare contro di loro.
Nulla di nuovo per gente che cerca di promuovere disuguaglianza sociale e bullismo omofobico dicendo che la loro azione sarebbe finalizzata alla «difesa dei bambini» mentre benedicono le screditate teorie di Nicolosi che hanno condotto alla morte numerosissimi adolescenti.

Nella sua furia transofobica, la signora De Mari non trascura neppure di cercare di colpevolizzare le persone transessuali, dicendo ai presenti che è per colpa loro che «blocchiamo le sale operatorie». E dice anche che i medici che operano le persone transessuali dovrebbero essere puniti e indagati perché «il compito del medico è quello di non nuocere» e lei sostiene che le richieste dei transessuali siano come quelle di un tizio che va dal medico a chiedere: «Per favore mi amputi la mia mano destra perché mi è antipatica».
Ed ancora, rincara che: «Chi vuol cambiare sesso deve farlo con i soldi suoi. Queste cose sono carissime. E non si può cambiare sesso perché io ho più cromosomi in comune con uno scimpanzé femmina che con un uomo maschio. Quindi castrano uno, gli mettono due tette sotto cute che non sono mammelle perché le mie sono mammelle e quelle sono protesi. Poi tagli tutto e fai una specie di buco che non è la vagina perché la vagina è un organo unico, straordinario. Chi non ce l'ha non ce l'ha. Quindi si fa una specie di buco ricoperto con la pelle dello scroto che è sempre infiammato ed è sempre sporca perché non ha la potenza della vagina». Ed ancora: «Alle femmine come fai? Gli tagli via le mammelle e questo era facile. Gli tagli via le ovaie, poi ricostruisci con la pelle una specie di tubo. Dentro ci metti corpo cavernosi? No, non ce li hai, quindi metti due robe che con un'iniezione potrebbero dare un'erezione. E dentro questo tubo di pelle c'è un tubo che porta fuori la pipì. Quello non è l'uretra perché l'uretra se ce l'hai ce l'hai, se non ce l'hai non ce l'hai. Quindi in questo tubicino la pipì scola ma non ha la forza ma resta sempre un po' di pipì che diventa cestiste. Io non voglio finanziare delle malattie. Volete cercarvi delle malattie, fatelo, ma con i soldi vostri».
Ancora una volta si ripete lo schema propagandistico. Si denigra il prossimo, lo si accusa di essere un costo e si spergiura nel nome del GHesù Cristi inchiodato alle sue spalle che è per il bene di quelle persone che bisogna sia fatta la sua volontà contro il bene di chi si sente intrappolato in un corpo non suo. Ma dato che a lei piace avere una vagina e dice di provarci gusto ad essere penetrata, ecco che quello diventa un dogma per deridere e negare pari dignità a chi ha esigenze diverse dalle sue.
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