Tempi licenzia tutti e chiude


«Oggi il liquidatore della società editrice ha annunciato alla redazione e agli altri dipendenti il licenziamento immediato». È questa la nota con cui la segreteria di redazione annuncia la chiusura di Tempi.
Il mensile venne fondato nel 1994 da Luigi Amicone, che lo diresse sino al gennaio del 2017, quando abbandonò la sua scrivania per tentare una carriera politica in  Forza Italia. Dal 18 ottobre 2017 al 24 novembre 2017 le rotative restarono ferme, relegando le uscite esclusivamente all'edizione digitale. poi è giunto l'annuncio della cessata attività.

Per anni Tempi ha rappresentato il centro ideologico della promozione di isterie e paure contro i gay. Furono quelle pagine ad ospitare gli articoli in cui Benedetta Frigerio importò in Italia strane teorie su quelle fantomatiche «ideologie gender» che nel tempo sono divenute il pretesto per le crociate omofobe dell'integralismo organizzato. Nel 2013 organizzò una raccolta firme contro la legge Scalfarotto per l'estensione della Reale-Mancino anche ai reati a sfondo omofobico, così come tentò di patologizzare l'omosessualità attraverso le teorie di un sacerdote oggi indagato per abusi sessuali su minori.
Spalleggiò Mario Adinolfi, inventò le Sentinelle in piedi e fomentò paura con articolo del tenore di: «Quanto graveranno sui contribuenti i simil-matrimoni gay? E quanti pasticci legali causeranno? Risposte a domande che Renzi e Mattarella avrebbero fatto bene a porsi».
Il periodico ha sostenuto anche svariate campagne contro l'Islam, contro l'ecologia, contro le femministe, contro Obama ed ovviamente a favore di Putin.

Tra il 2008 e il 2015 la rivista ciellina ha beneficiato di 2.478.980,49 euro di contributi pubblici. Lo scorso agosto ha aumentato il prezzo di copertina e dell'abbonamento del 50 per cento, approfittando della sua vicinanza a CL per lanciare una campagna di sottoscrizioni al Meeting di Rimini sino ad incamerare centinaia di rinnovi (molti dei quali biennali). Nemmeno due mesi dopo gli abbonati si sono visti sospendere il recapito della rivista. La redazione sostiene che esistano due numeri stampati e mai spediti, ed un terzo che sarebbe stato settimane di ritardo.
Secondo quanto riporta il comunicato dei redattori, l'editore avrebbe avanzato loro una proposta informale dicendo che «gli stipendi di ottobre e novembre, i contributi previdenziali non versati, il Tfr, oltre a rimborsi spese vari, saranno pagati se e solo se i dipendenti rinunceranno alle indennità di licenziamento previste dal Contratto di lavoro. Indennità che oggi l'azienda -dice la nota- ha definitivamente dichiarato di non voler pagare».
Insomma, un trattamento poco cristiano da parte di un periodico che probabilmente non è mai stato davvero cristiano nonostante si proclamasse tale, risultando spesso fonte di una vera e propria minaccia alla vita e alla dignità di molte persone, con nefasti strascichi che sopravviveranno alla loro chiusura.

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