Riprende la persecuzione dei gay in Tanzania


Non esistono dati statistici ufficiali sulla religione in Tanzania, dato che nel 1967 il governo decise di vietare qualunque censimento sul tema per motivi prettamente statistici. Sui stima che le comunità cristiana e islamica siano pressoché equivalenti e, purtroppo, si sa anche come entrambe siano in prima fila nella promozione dell'omofobia. Si spiega così perché lo scorso anno il governo abbia emanato norme per fermare qualunque programma di dell'HIV fosse rivolto alle persone lgbt, sospendendo contestualmente anche la vendita e l’importazione di lubrificanti per preservativi. L'Oms stima che 1,4 milioni di tanzanesi vivano con l'HIV e che il 25% dei gay abbia contratto il virus.
Se tanto basterebbe per poter parlare di un genocidio di stato, le cose si sono complicate nei giorni scorsi quando le autorità governative hanno arrestato tredici persone che stavano partecipando ad un incontro di Strategic Litigation in Africa (Isla) e di Community Health Services and Advocacy. In discussione c'era il tentativo di individuare possibilità strategie che permettessero di aggirare la norma contro la cosiddetta “propaganda dell’omosessualità” che di fatto vieta la fornitura di servizi per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e i presidi medici che possano fornire le cure necessarie.
Une episodio simile si era già verificato lo sorso settembre a Zanzibar, quando la polizia arrestò 20 persone e promise un incremento dei raid finalizzati all'identificazione e all'arresto dei gay.
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