Gianfranco Amato si fa fotografare mentre distribuisce i suoi libri di propaganda omofoba a dei minori


È senza alcuna didascalia o contestualizzazione che il leader integralista Gianfranco Amato ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un'agghiacciante immagine che lo ritrae avvinghiato a due minorenni a cui è stato affibbiato in mano una copia del suo libricino omofobo.
Nonostante gran parte della sua propaganda si basi sul sostenere che l'odio e la discriminazione servirebbero a «difendere i bambini» da quella che lui sostiene sia la minaccia rappresentata da una cultura della tolleranza, ecco che lo troviamo di sbattere due bambini su una pagina di promozione integralista a scopo propagandistico. Grave è anche come l'uomo che pretende di vietare la lettura di libri come "Piccolo giallo" o "Piccolo blu" possa poi proporre a dei minori un volume che affronta un'opinabile visione della sessualità quale esaltazione della penetrazione vaginale a scopo riproduttivo.

Il volume che è stato messo nelle loro mani dei due piccoli si intitola "Gender (d)istruzione". Si tratta di un volume di promozione transofobica scritto da Amato con tanto di introduzione firmata da monsignor Luigi Negri, pubblicato da Fede & Cultura nella collana Culturacattolica.it.
Non appare certo un libro adatto dei minori, in quel tentativo di alterare la verità per sostener che il rispetto altrui sia una minaccia alla fede cattolica. Ad esempio è attaccando l'approvazione di una legge contro l'omofobia che a pagina 16 l'integralista afferma:

Considerando che attraverso il disegno di legge Scalfarotto si pretende di introdurre il “reato di omofobia”, senza precisarne la nozione, ho letto con maggior attenzione quale fosse l’idea del governo in materia. E sono letteralmente trasecolato. In quelle premesse, infatti, si sosteneva che, tra i vari criteri per definire l’omofobo, ve ne sono in particolare quattro. Primo: il grado di religiosità di una persona concorre a configurare il suo profilo di omofobo. Secondo: credere “ciecamente” ai precetti religiosi è omofobia. Terzo: sostenere che l’omosessualità è un peccato, è omofobia. Quarto: sostenere che l’unica attività sessuale lecita è quella aperta alla vita, finalizzata alla procreazione, è omofobia. A quel punto mi sono detto che se quella era la definizione, allora io potevo ritenermi dichiaratamente omofobo, convintamente omofobo, orgogliosamente omofobo. Ritenendo le corbellerie sostenute dall’UNAR in quegli opuscoli particolarmente gravi rispetto al diritto alla libertà religiosa tutelato e garantito dall’art. 19 della Costituzione, contatto immediatamente la C.E.I. e il giornale di riferimento.

A pagina 24 quelle premesse lo portano ad asserire che:

Qui la Strategia Nazionale dell'UNAR, basata sulle raccomandazioni del Consiglio d'Europa, è rivolta «a diffondere la teoria del gender nelle scuole, attraverso anche iniziative volte ad offrire ad alunni e docenti, ai fini dell’elaborazione del processo di accettazione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere»

Pare curioso che ad essere indicato come virgolettato sia una frase che sembrerebbe scritta di suo pugno. Come si evince dell'atto di diffida presentato da Gianfranco Amato nel 2013 contro l'Unar, il riferimento è al punto 4.1 di un documento in cui quelle parole non ci sono. Il testo parla infatti del rispetto del «diritto dei bambini e dei giovani all'educazione in un ambiente scolastico sicuro, al riparo dalla violenza, dalle angherie, dall'esclusione sociale o da altre forme di trattamenti discriminatori e degradanti legati all'orientamento sessuale o all'identità di genere» e che «a tale scopo essere adottate misure appropriate a ogni livello per promuovere la tolleranza e il mutuo rispetto a scuola, a prescindere dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere».
Si difendere i bambini dalla violenza è quella che lui definiste come la fantomatica «ideologia gender», saremmo alla frutta. Ciò nonostante, basta una semplice ricerca in rete per osservare come sia solo la stampa integralista a spacciare per vera la "versione" creta da Amato, arrivando persino a portare in Senato un'interrogazione di Lucio Malan basata unicamente su quella versione.

Il sito integralista Aleteia spergiura pure che il libro si occupi anche della «vicenda della “lezione” di educazione alla differenza che si svolse a Roma presso il liceo Giulio Cesare, con la lettura pubblica di alcuni brani del romanzo “Sei come sei” della Mazzuccato».
Il riferimento è agli insegnati che vennero denunciati nominalmente da Gianfranco Amato per aver inserito quel libro tra i suggerimenti per le vacanze invernali. La denuncia venne archiviata dai giudici perché ritenuta strumentale, mentre la falsità dell'accusa viene tutt'ora spacciata come una verità rivelata in una versione della vicenda in cui si parla persino di «letture pubbliche» a fronte di un libro indicato in una lista di suggerimenti. Immancabilmente, a pagina 35, Amato afferma che un insegnante che non consulta i genitori prima di suggerire un libro agli studenti sia paragonabile ad un nazista:

Il vero problema di questa surreale vicenda del Liceo Giulio Cesare di Roma sta nel fatto che i genitori degli studenti non siano stati minimamente coinvolti della discutibile scelta educativa.
Questo è il punto cruciale della vicenda, che è sfuggito a tutti gli indignati commentatori: il «diritto di priorità che i genitori hanno nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli», sancito dall’art. 26, terzo comma, della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Quel principio è stato espressamente proclamato nel 1948 – anno di sottoscrizione della Dichiarazione Universale – proprio perché, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’esperienza aveva dimostrato quanto fosse stato devastante, distruttivo ed esiziale il Volksaufklärung, ovvero il sistema di istruzione statale del Terzo Reich. Si è capito come l’istruzione pubblica in mano al potere è capace di diventare un’arma letale. Non era un caso, infatti, che le due competenze dell’istruzione pubblica e della propaganda fossero in capo a un unico ministero, il Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda. E non è un caso che dal 13 marzo 1933 fino alla fine del Terzo Reich, il ministro tedesco dell’Istruzione Pubblica fosse un tale di nome Joseph Goebbels.

In un attacco strumentale all'OMS e all'Unione Europea, Amato racconta anche la sua reinterpretazione di quella che sarebbe la «masturbazione infantile precoce», intesa come la scoperta di sé nei documenti citati ma spacciata come una masturbazione adulta dalla sua propaganda. Il tutto per decretare, a pagina 93, che:

Un simile documento va irrefragabilmente bocciato senza appello, per cinque fondamentali ragioni.
Primo, rappresenta l’espressione di una cultura che concepisce la sessualità umana unicamente collegandola al corpo, alla sola esperienza genitale e al piacere egoistico, che porta a perdere la serenità – ancora negli anni dell’innocenza – e ad aprire a forme di depravazione.
Secondo, introduce nell’educazione dei giovani l’esiziale e perniciosa ideologia pansessualista, che proprio attraverso odiose forme di propaganda e indottrinamento fin dalla tenera età tendea mutare la concezione antropologica dell’uomo, così come è conosciuta da migliaia di anni nella nostra civiltà.
Terzo, espropria la famiglia – ambito privilegiato e naturale di educazione – del compito di formazione in campo sessuale, disconoscendo il fatto che la stessa famiglia rappresenti l’ambiente più idoneo ad assolvere l’obbligo di assicurare una graduale educazione della vita sessuale, in maniera prudente, armonica e senza particolari traumi.
Quarto, si pone in palese violazione di due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: si tratta, in particolare, dell’art. 18, il quale garantisce la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e l’art. 26 nella parte in cui attribuisce ai genitori il diritto di priorità nella scelta di educazione da impartire ai propri figli.
Quinto, si pone in palese violazione dell’art. 30 della Costituzione italiana che garantisce e tutela il diritto dei genitori a educare i propri figli, nonché delle disposizioni del codice penale in materia, e di tutte quelle che pongono quale limite per qualsiasi atto, privato o pubblico, il principio del buon costume.

Insomma, i bambini sarebbero oggetti privi di diritti che devono essere sottomessi alla volontà di genitori spacciati per i loro padroni. Se Amato esige che i suoi figli siano eterosessuali, quei figli devono essere eterosessuali e lo stato non può difenderli dall'aggressione di quel padre. Peccato che, secondo tale logica, anche un padre che volesse abusare sessualmente di propria figlia dovrebbe poterlo fare perché padrone della sua prole.
L'avvocato ama parlare dei diritti dei genitori, ma spesso pare dimenticarsi dei diritti dei bambini e del diritto di ogni altri genitori che per i propri figli ambiscono ad un'educazione sana e rispettosa del prossimo? Pare evidente che Adinolfi e Amato esigono figli indottrinati ed addestrati ad essere una loro proiezione, ma quando la loro pretesa espone altre persone al rischio di aggressioni o persecuzioni, siamo certo che quella fantomatica "libertà" possa essere ritenuta lecita?

Ma soprattutto, al di là di falsità e strumentalizzazioni ideologiche del testo, chi mai potrebbe consegnare testi del genere nelle mani di bambini così piccoli?
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