Il vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca propone la benedizione delle unioni gay


Il vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca, l'arcivescovo Franz-Josef Bode, incoraggia una nuova discussione all'interno della Chiesa Cattolica sulla benedizione delle unioni tra persone dello stesso sesso.
Vescovo della diocesi di Osnabrück dal 1995 e presidente della Conferenza episcopale tedesca dal settembre 2017, è nel corso di un'intervista rilasciata al Neue Osnabrücker Zeitung che ha dichiarato: «Penso che il tema debba essere discusso in maniera più dettagliata all'interno della Chiesa. Il silenzio e i tabù non ci fanno andare avanti e ci rendono insicuri. Per esempio, si potrebbe pensare ad una benedizione che non dev'essere confusa con una cerimonia di matrimonio».
Nonostante la premessa di uni stigma, si tratta di una tra le posizioni più progressiste mai espressa da un cattolico in una Chiesa che ha così tanta paura di dover rivedere i suoi giudizi di condanna contro i gay da non avere neppure il coraggio di condannare quando nel suo nome Tommaso Scandoglio insulta due 21enni morti tragicamente.
Bode ha anche sottolineato che le relazioni omosessuali nella chiesa sono state spesso classificate come un peccato grave, eppure lui reputa che «in loro c'è così tanto di  positivo, buono e giusto». Senza esporsi sulla vergogna di come i gay siano costretti a vivere la loro fede nell'ombra per non disturbare gli intolleranti, ha aggiunto: «Penso che, fortunatamente, ci siano sacerdoti che benedicono le coppie dello stesso sesso, almeno in piccoli gruppi e senza l'attenzione dei media, e questa è una buona cosa».
In una Chiesa che ha dovuto bruciare milioni di donne prima di accorgersi che le streghe non esistevano, che ha danneggiato psicofisicamente decine di mancini prima di accorgersi che la sinistra non era «la mano del demonio» e che ha perseguitato migliaia di innocenti prima di accorgersi che l'epilessia non era una possessione demoniaca, pare che qualcosa stia iniziando a muoversi e che si stia lentamente andando nella direzione di un'inversione di rotta. Il tutto non senza aver creato morte e dolore sulla base di una difficoltà nell'accettare che le differenze sono una ricchezza e non un qualcosa di cui aver paura.
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