Pisa. I cattolici vogliono vietare ai loro figli di informarsi sull'Hiv perché esigono non usino il preservativo


La strategia propagandistica dell'integralismo cattolico si basa sulla formazione di comitati e comitatini incaricati di fare baccano con lo scopo di alimentare isterie finalizzate ad imporre la volontà di una minoranza.
Capita così che l'autoproclamato comitato "Famiglia, Scuola, Educazione" non voglia che i ragazzi possano organizzare un incontro formativo dedicato alle malattie sessualmente trasmissibili. A spaventarli è come il comitato studentesco si sia rivolto ad Arcigay per chiedere il loro intervento durante l'autogestione al liceo Dini di Pisa.

Attraverso un comunicato confezionato per la stampa, il gruppo già noto per le sue posizioni transomofobiche spiega che loro esigono si dica ai ragazzi che il sesso debba essere necessariamente finalizzato alla procreazione e che un preservativo, anche se capace di salvare la loro vita, non dev'essere mai utilizzato perché sarebbe un impedimento alla possibilità di ingravidare una qualche compagna di classe. Scrivono:

Dal programma si legge che si tratta di una "lezione riguardante l'educazione sessuale, malattie sessualmente trasmissibili, metodi anticoncezionali e AIDS e HIV". I genitori del Comitato "Famiglia, Scuola, Educazione" ritengono inopportuno che su un tema tanto delicato e sensibile come l'educazione sessuale a salire in cattedra sia un'associazione omosessualista come l'Arci Gay. I genitori ritengono, infatti, che la trattazione di tematiche riguardanti l'educazione alla sessualità non possa limitarsi alla promozione dei meri 'tecnicismi' per evitare gravidanze indesiderate e malattie infettive, ma debba necessariamente includere aspetti di affettività e di accoglienza della vita intesa come valore primario e intangibile. L'associazione Arci Gay non solo non fornisce alcuna garanzia di attenzione a questi fondamentali aspetti, ma è portatrice di una visione quantomeno parziale della sessualità umana.

Se in realtà è il comitato a negare l'affettività della coppia con il sostenere che la sessualità sia uno strumento utile solo alla produzione di figli, è ricorrendo a termini cari ai gruppi neofascisti che il gruppo integralista aggiunge:

I genitori del Comitato "Famiglia; Scuola, Educazione" si chiedono, inoltre, a quale titolo l'Arci Gay, essendo un'associazione privata palesemente schierata e militante sulle tematiche omosessualiste, sia abilitata a tenere una lezione sul tema dei metodi anticoncezionali. I genitori del Comitato sono assai preoccupati che gli studenti del 'Dini', che, non dimentichiamo sono in larga parte minorenni, anziché essere accompagnati verso una crescita umana integrale, siano abbandonati all'ennesima compagna propagandistica mirata alla promozione di stili di vita cari alla comunità LGBT.

Immancabile è il loro sostenere che un gay non debba poter parlare in pubblico se non in presenza di un fondamentalista pronto a raccontare di come Adinolfi gli abbia detto che l'omosessualità sarebbe sbagliata:

In conclusione "il Comitato 'Famiglia, Scuola, Educazione', sorpreso che il Consiglio di Istituto del Liceo Scientifico Dini, con l'unica eccezione del consigliere avv. Toscano, non abbia sollevato alcuna obiezione sull'opportunità di assegnare queste 'lezioni' all'associazione 'Arci Gay' senza assicurare un adeguato contesto dialettico, chiede che da oggi in avanti il Dirigente si impegni, nell'esclusivo interesse degli studenti, a garantire la trattazione di temi sensibili e/o etici nella sua scuola nel rispetto della pluralità delle visioni e con il dovuto equilibrio.

La pretesa di posizione non è dissimile dal sostenere che non si debba poter tenere una lezione di storia sulla Seconda Guerra Mondiale se non si è in presenza di un neofascista che inneggi ad Hitler e che neghi l'olocausto. Perché se si accetta la loro scusa secondo cui l'odio sarebbe «un'opinione» che dev'essere messa sullo stesso piano della tolleranza, non ci sarà mai fine a chi pretenderà indottrinamenti ideologici basati sulla loro convenienza o sui loro pregiudizi.
Inoltre andrebbe osservato che la scuola ha il dovere di garantire l'informazione agli studenti, saranno poi loro a decidere liberamente o se mettere a repentaglio la loro salute per compiacere Adinolfi. Di fatto, le statistiche ci dicono che la maggiiranza di quei ragazzi sia già sessualmente attiva, motivo per cui il negar loro le informazioni da loro stessi richieste sarebbe un atto di pura violenza.
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