Filippo Savarese accusa il Comune di Torino di falso ideologico, falso in atto pubblico ed interessi privati in atti d'ufficio


Filippo Savarese è un dipendente di Ignacio Arsuaga ed è pagato dalle lobby integraliste internazionali per promuovere l'omofobia e per destabilizzare i governi locali. Da giorni cerca visibilità mediatica con il suo "bus dell'odio", un progetto voluto da Arsuaga che mira a sostenere che una sana educazione al rispetto «confonde i bambini» e li renderebbe gay. Si tratta dunque di un messaggio falso, colpevolmente diramato per spaventare ignoranti e bigotti attraverso credenze e asserzioni basata unicamente sul profondo odio di questa gente verso interi gruppi sociali.

A fronte di una documentazione inesatta presentata agli uffici comunali di Torino ed ad una revoca dei permessi, non solo si è assistito ad un Savarese che ha ha ignorato le leggi e che nella più totale impunità ha potuto diffondere le sue bufale a danno dei bambini (aggravate da come l'assenza di permessi sia l'appiglio con cui la sua gente ha denunciato chi manifestasse disappunto verso la loro ideologia), ma in una lettera diramata ai suoi proseliti è con toni diffamatori che accusa il Comune di Torino, la polizia municipale e Marco Giusta di falso ideologico, falso in atto pubblico ed interessi privati in atti d'ufficio. Così, senza uno straccio di prove e senza mai citare l'argomentazione fornita per il rifiuto alla sua aggressione ai diritti dei bambini.
Sarà anche che Filippo Savarese è finanziato dalle ricche casse della Hatzer Oil e che ha alcuni amici tra i vescovi legati al defunto Carlo Cafarra, ma qui si vedrà se nell'Italia aggredita dall'integralismo cattolico e dalla loro ideologia della morte ci sia ancora spazio per la legalità e per una qualche doverosa querela.

Con toni prettamente propagandistici che tentano di sostenere che la sua minaccia ai bambini e il suo contrasto alla parità di genere sia compiuta a beneficio degli altri, l'integralista Savarese si auto-martirizza per la multa derivante dal suo aver parcheggiato sulle strisce blu e non nel parcheggio per gli autobus (ovviamente omettendo le documentate spiegazioni fornitogli dai vigili). Scrive in una lettera indirizzata ai proseliti:


Mi sono beccato una multa per te. Ecco che e successo: Venerdì scorso stavamo viaggiando da Livorno verso Torino col Bus della Libertà (nome con cui chiamano il loro bus dell'odio, ndr): il grande pullman arancione contro l'ideologia gender nelle scuole. La quinta tappa dopo quasi duemila chilometri, già migliaia di Manuali per i Genitori Protagonisti nelle Scuole distribuiti in giro. Eravamo tranquilli. Avevamo persino già pagato iI dovuto. Insomma, tutto regolare... o almeno, così credevamo.
Una revoca vergognosa.
La situazione è precipitata quando l'Assessore alle Pari Opportuni. di Torino, Marco Giusta, si è "accorto" che stavamo arrivando in città. Sai, lui era il presidente locale dell'Arclgay. Una delle più potenti associazioni lgbt d'Italia.
Non ha tollerato che potessimo esprimere liberamente il nostro pensiero nella "sua" Torino.
E così... ha alzato la cornetta. Ha chiamato gli uffici del Comune. Ha chiesto che ci fosso revocata l'autorizzazione. E ha ottenuto la revoca. Scandaloso.

Imbrarazzante è come Savarese non solo ami alterare i fatti per cercare di ottenere consensi, ma si ostini pure a raccontare che la sua aggressione ai diritti del prossimo sia una fantomatica «libertà di espressione». Peccato che la sua presunta «libertà» mieta vittime, basandosi sulla sua insana richiesta di una sistematica sottrazione di tutele agli adolescenti gay che avessero la sfortuna di nascere in famiglie integraliste. Lui sogna un mondo in cui i genitori possano liberamente disporre dei figli, anche contribuendo alla loro morte se non conformi ai loro pruriginosi desideri riguardanti la loro vita sessuale ed affettiva. Poi viene a dirci che quella minaccia alla vita degli indifesi sia una sua «libertà» e che nessuno debba poter difendere i dirutti dei bambini.

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Nella foto: Filippo Savarese al Senato insieme all'integralista Gianfranco Amato e all'integralista Simone Pillon, attualmente indagato per diffanazuone contro l'Arcigay e candidato per la Lega di Matteo Salvini.
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