Giudice Usa sentenzia che la discriminazione non è discriminazione se compiuta nel nome di Dio


Non è discriminazione discriminare un gay se lo si fa nel nome di Dio. È questa la surreale sentenza emessa da un giudice della Corte Suprema americana che ha assolto la pasticciera omofoba californiana che nell'ottobre del 2017 si rifiutò di preparare una torta di nozze per una coppia di due donne, sostenendo che tale unione fosse contraria alle sue convinzioni religiose.
Il giudice David Lampe ha così sentenzato che quel rifiuto di fornire beni o servizi non possa essere ritenuto discriminatoria dato che la proprietaria di 'Tastries Bakery', Cathy Miller, dichiarò di non voler «essere parte di una celebrazione che va contro il mio Signore e Redentore».
Se forse tale dichiarazione avrebbero dovuto prevedere la presenza del suo «Signore e Redentore» sul banco dei testimoni a conferma di quella sua improbabile opinione di Dio contro i gay, nell'America di Trump pare si dia ormai per assodato che Dio sia omofobo, xenofobo e integralista.
Fatto sta che il giudice Lampe si è detto convinto che «una torta nuziale non è solo una torta, ma un'espressione artistica della persona che la crea, utilizzata tradizionalmente come elemento centrale nella celebrazione di un matrimonio». Tuttavia la sentenza precisa la sua inapplicabilità in altri contesti: «Nessun pasticciere può esporre le proprie merci in un luogo pubblico, aprire il negozio e poi rifiutarsi di venderle in base a razza, religiose, genere o identificazione sessuale».
Una volta spalancate le porte all'odio, c'è da domandarsi chi sarà il prossimo discriminato: perché se basta citare Dio, allora diventa lecito rifiutare beni o servizi anche agli etero di colore, a quell'Adinolfi che vive nel peccato con la sua seconda moglie o quel Salvini che offende Dio col suo ingravidare femmine che non erano sua moglie.

A plaudere alla decisione troviamo la galassia dei siti integralisti di Riccardo Cascioli, i quali si dicono insoddisfatti dato che loro vorrebbero poter negare ogni tipo di bene o servizio ai gay. Sulle pagine de La Nuova Bussola Quotidiana, leggiamo:

Però il giudice aggiunto che caso diverso sarebbe stato quello in cui la torta non fosse stata preparata ad hoc, ma era una delle tante esposte in vetrina. Queste non esprimerebbero la libertà artistica della donna e quindi non ci si potrebbe appellare alla libertà di espressione. Ciò è falso perché anche una torta anonima è espressione di chi la fa. In secondo luogo qui è pertinente il tema della collaborazione al male, tema centrale per la Miller che in nessun modo voleva cooperare alla buona riuscita di quel “matrimonio”. E leggi e giudici dovrebbero tutelare simili volontà.

Insomma, torna l'ideologia per cui Cascioli reputa che la sua presunta "libertà" gli garantisca il "diritto" di danneggiare materialmente altre vite.
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