La (seconda) moglie di Adinolfi candidata a Merano, la città che fu già terra di conquista di Brandi e di Komov nel 2014 e nel 2016


Secondo Il Giornale del Trentino, nel 2014 i vigili del fuoco sarebbero dovuti intervenire a gestire il flusso di fondamentalisti che volevano ascoltare le parole di Alexey Komov (erroneamente accreditato coma «ambasciatore russo all'Onua» anche se non ha mai ricoperto quel ruolo) nel convegno organizzato a Merano dai forzanovisti di Provita Onlus. Non sembra un caso si tratti della medesima città in cui Mario Adinolfi ha candidato alla Camera la (seconda) moglie.

Con toni esaltati, il quotidiano affermava:

Ospite d'onore del convegno era Alexey Komov, l’ambasciatore russo all’Onu, che ha parlato delle politiche familiari adottate da governo russo, volte a favorire un modello di famiglia tradizionale, intesa come nucleo fondamentale per uno sviluppo armonico ed equilibrato dei bambini e quindi di tutta la società: è un tema di grande attualità, amplificato in questi giorni dai giochi olimpici di Sochi, con le accuse a Putin di discriminazione nei confronti degli omosessuali. A giudicare dai tanti e calorosi applausi che l’ambasciatore e gli altri relatori hanno ricevuto a Rovereto, questa difesa della famiglia tradizionale era condivisa dal pubblico, formato anche da tanti giovani, accorso al convegno da tutta la regione e dal Veneto. Ad accogliere Alexey Komov c’era una delegazione politica formata da Claudio Civettini, Raimondo Frau, Antonio Coradello e Rodolfo Borga, ed è intervenuto anche l'eurodeputato Lorenzo Fontana: vista l’importanza dei temi affrontati e la presenza di esponenti di una terra, la Russia, con cui la nostra regione ha tante relazioni culturali e imprenditoriali (c’erano anche Bernhard Kiem, console onorario della Federazione russa per il Trentino Alto Adige e Andrey Pruss, direttore del Centro russo Borodina di Merano), il grande assente della serata era il presidente Ugo Rossi, che pur invitato non ha mandato nemmeno un saluto istituzionale.

Immancabile era il sostenere che le minoranze non devono avere diritti dato che Mario Adinolfi avrebbe il pieno diritto, garantito da Dio e dalla Madonna, di sostenere che la sua passione per le tette femminili sia un tal vanto ma meritare un riconoscimento giuridico premiato con denaro pubblico. La loro teoria è che i gay debbano versare tasse che finiranno nelle tasche di chi ostenta la propria eterosessualità in virtù della ferocia con cui lui l'integralismo abbia coordinato una feroce aggressione alle altre famiglie mentre Adinolfi si vantava dinnanzi alle sue figlie di come avesse eiaculato nella vagina delle loro due mamma.
Questo, perlomeno, ammesso che non sia già troppo impegnato a mostrare alle sue figlie il video in cui ansimava come un maniaco sessuale dinnanzi a Cicciolima mentre le chiedeva di mentire e di professarsi frigida in modo che il suo programma potesse ottenere un briciolo di visibilità mediatica.

Il Giornale del Trentino si spingeva sino ad affermare:

Alexey Komov ha parlato della Russia che sta riscoprendo sempre più la sua anima cristiana, che storicamente è stata soffocata dalle idee illuministe, dalle teorie massoniche liberali e poi da quelle anticristiane del comunismo, «un male “importato”, perché Marx e Engels – osserva - non erano russi». Per l’ambasciatore «il processo di destabilizzazione sociale in Occidente prosegue a favore delle lobby di potere, che così possono comandare meglio, iniettando nella società un numero crescente di immigrati di religione islamica, e permettendo alla minoranza omosessuale (in ogni società in media il 2%), di imporre in maniera del tutto antidemocratica le sue regole e le sue condizioni, distruggendo così un sistema di valori tradizionali, condivisi dalla maggior parte delle persone».

Parole indegne, volte a sostenere che l'autoproclamato ariano Brandi e il plurisposato Mario Adinolfi abbiano il presunto "diritto" di poter chiedere che agli altri sia impedito di esistere e che, qualora le loro vittime osino protestare, allora bisogna pure accusarle di essere antidemocratiche perché non hanno smesso di esistere nonostante i due integralisti siano stati chiari sul fatto che non li vogliono. E se l'odio ha ramificazioni ideologiche e di potere politico, aberrante è come alla base di quella ideologia ci sia il temere che la parità di una coppia gay possa mettere in discussione la loro strenua convinzione sul fatto che il maschio debba sottomettere la donna e che anche l'atto sessuale debba prevedere un ruolo passivo per chi è da loro ritenuto inferiore (non è dunque un caso che usino l'omofobia anche per tentare di impedire si possa promuovere la pari dignità dei generi).
Brandi e Komov tornarono a Merano anche nel 2016 ed ora è Adinolfi a tentare di raccogliere i frutti di quell'odio attraverso la candidatura della (seconda) moglie, forse sperando che quella femmina sottomessa (a definirsi tale è proprio lei) gli porterà a casa 13mila euro mensili fatturati anche questa volta sulla pelle e sulla vita di chi è vittima della sua feroce crociata.

Clicca qui per guardare l'intervento di Komov a Merano nel 2016.

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Nella foto: Komov mostra il video di propaganda anti-gay "Sodom" alla presenza di Brandi e del sacerdote che ha organizzato quel comizio omofobo.
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