L'integralismo persevera nella sistematica aggressione e diffamazione dei preti a loro sgraditi


Non passa giorno senza che Riccardo Cascioli non se ne esca con un qualche articolo di promozione all'odio volto a sostenere che il buon cristiano ha il dovere di odiare i gay e danneggiare le loro vite. Infastidito da quel sacerdote che ha osato organizzare un ritiro spirituale ricolto ad un gruppo di credenti gay, è in un processo di demonizzazione che il solito Andre Zambrano azzarda curiose teorie volte a sottendere che lui meriti maggiore dignità sociale in virtù di come i suoi schizzi di sperma siano indirizzati all'interno di vagine di donne a lui sottomesse.
Lamentando chi osa parlare di fedeltà in una relazione tra due persone dello stesso sesso (siano a ieri si lamentava che i gay sarebbero stati troppo promiscui sulla base del suo pregiudizio), afferma:

Anche l’amore omosessuale viene così piegato ai canoni dell’amore «esclusivo e unico», ma soltanto con un’amore di predilezione sponsale, strutturalmente aperto alla vita, si può propriamente parlare di unità ed esclusività. Inutile così ricordare che il «valore della fedeltà e dell’amore alla luce del messaggio biblico», che auspica don Carrega, non può che portare con sé una visione dell’uomo nella dualità sessuale maschio-femmina oltre all'esplicita condanna di ogni genere di disordine sessuale, con particolare condanna della sodomia. Come si fa a presentare il messaggio biblico senza annunciare integralmente la verità su Dio e sull’uomo, pena il rinunciare a farsi portatori di questo messaggio?
Secondo il sacerdote poi il problema della fedeltà non riconosciuta né promossa è connesso con il rischio che la coppia omosessuale viva una sorta di clandestinità. Sembra di rileggere le vecchie motivazioni radicali per l’introduzione dell’aborto. Eppure rendere ancor più pubblico e manifesto un peccato dovrebbe essere un’aggravante, perché giustifica il disordine e crea scandalo.
Uno scandalo che invece si vuole normalizzare secondo il deamicisiano assunto che «una coppia credente che fa un’unione civile dovrà pur portare la sua fede religiosa all’interno della convivenza». Ma di quale fede parliamo? Di una fede che si fa un bon ton spirituale o di un rapporto vitale con Cristo vivo e vero grazie al quale giudicare e trattenere?

Siamo così dinnanzi ad un fondamentalismo che ha fatto dell'eterosessualità il suo unico dogma, magari occupandosi pure di sostenere che l'omosessualità debba essere ritenuta un «disordine sessuale» in virtù di quanto a loro faccia schifo un Dio che non ha creato l'umanità a loro immagine e somiglianza, prevedendo anche quei naturali orientamenti sessuali a lui sgraditi o quelle persone che vivono altrove e che loro non tollerano.

L'aggressione coordinata da Cascioli passa così per un altro articolo, questa volta firmato da Rino Cammilleri che la butta sulla politica. Si parte con il tentativo di denigrare il sacerdote, scrivendo che «don Carrega l’anno scorso ha partecipato a un solo matrimonio etero e a ben tre unioni civili gay», passando così alla solita ironia ideologica di chi arriva a scrivere che: «Si evince che l’unico matrimonio etero non ha festeggiato adeguatamente, anzi, deve essere stato proprio triste, così tradizionale, così sorpassato».
E dopo una lunga serie di frasi che deridono chi osa avere opinioni che non siano conformi al pensiero unico dell'integralismo cattolico, si arriva a dire che la colpa è dei comunisti:

Se un omosex cade in un peccato sessuale e si confessa, viene assolto e può fare la comunione. Se invece ha un’unione stabile, no. «Ma così rischiamo di fare tanti danni, incentivare tra i fedeli la clandestinità e la deresponsabilizzazione». Be’, lo stesso discorso vale anche per gli etero non sposati in chiesa, ma se don Carrega non è in grado di cogliere la differenza (è teologia morale) non saremo noi a spiegargliela. Magari potrebbe farlo, se ne ha voglia, il suo arcivescovo. No, don Carrega ha le idee chiare, perché il problema non sono i gay ma la Chiesa, che deve finalmente fare «una riflessione sul valore dell’affettività omosessuale». Per venti secoli l’ha condannata, ora è finalmente sorto il sol dell’avvenire. Contrordine, compagni.
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