Provita contro la Convenzione di Istambul: per i diritti delle donne ci si ispiri a Bulgaria, Lituania e Lettonia


È l'organizzazione forzanovista Provita Onlus a minacciare la vita delle donne attraverso un'aggressione alla Convenzione di Istambul che fa leva sul fantomatico "gender".
La Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul) è una convenzione del Consiglio d'Europa contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 7 aprile 2011 ed aperta alla firma l'11 maggio 2011 a Istanbul (Turchia). Il trattato si propone di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire l'impunità dei colpevoli. È stato firmato da 32 paesi.

Eppure, in difesa del maschio che picca la femmina, è a firma di Francesca Romana Poleggi che l'organizzazione di Toni Brandi afferma:

La Convenzione di Istambul siglata in seno al Consiglio d’Europa (quello cui appartiene la CEDU) e che l’UE ha inteso ratificare è la chiave per introdurre negli ordinamenti degli Stati aderenti leggi improntate all’ideologia gender.
Infatti, dietro il nobile intento di migliorare la protezione delle donne dalla violenza e dalle ingiuste discriminazioni, promuove l’idea (strampalata) che il “genere” prevale sul sesso biologico e che quindi, dato l’indiffirentismo sessuale degli esseri umani, “tutto” è matrimonio.
32 Paesi del Consiglio d’Europa hanno siglato la Convenzione, ma solo 14 Stati membri dell’UE (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Italia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia) l’hanno ratificata. Persino l’Italia a suo tempo la ratificò con “riserva”.

Sostenendo che l'Italia dovrebbe ispirarsi a Slovacchia, Bulgaria, Lituania e Lettonia in merito ai diritti delle donne (in questo caso, la scusa non è più il fantomatico "gender" ma un presunto "comunismo"):

E dai Paesi che hanno sperimentato decenni di totalitarismo ideologico (comunista) arrivano segnali chiari e forti che non hanno interesse a ratificare la Convenzione, anche se l’hanno firmata, o addirittura intendono ritirare la firma. Evidentemente non intendono finire di nuovo schiacciati dal nuovo totalitarismo ideologico del gender.
In Croazia l’associazione Grozd (La voce dei genitori per i loro bambini) ha riunito 30 associazioni non governtive e ha realizzato la campagna intitolata “La verità sulla Convenzione di Istambul”. Tale campagna di informazione è stata tanto efficace che la ratifica – prevista lo scorso novembre – è stata finora rimandata.
La Polonia, Bulgaria, la Slovacchia, la Lituania e la Lettonia finora hanno esplicitamente rifiutato di ratificare la Convenzione.
In Slovacchia, il Primo Ministro Robert Fico ha dichiarato in TV che non ha alcuna intenzione di ratificare la Convenzione di Istambul finché sarà lui al governo. Le parti buone della Convenzione – le norme sulla protezione delle donne contro la violenza – saranno certamente recepite dall’ordinamento giuridico slovacco. Ma la Costituzione slovacca definisce il matrimonio, come unione stabile di un uomo e una donna, e la Convenzione, invece, palesemnete contrasta con essa.
Fico ha sottolineato che tutti e tre i partiti che appoggiano il governo sono unanimamente d’accordo sul punto in questione. Ma anche la società civile si è mobilitata contro la ratifica, organizzando conferenze e manifestazioni in ogni parte del Paese. In tutte le chiese cristiane domenica prossima verrà letto un documento in cui si esprime la posizione comune sul matrimonio e sulla famiglia e la critica alla Convenzione di Istanbul.

Sostenendo che le donne non abbiano diritti se la credenza popolare reputa meritino di essere massacrate di botte dal marito, conclude:

L’Unione Europea, secondo Fico, non può adottare misure contrarie alle credenze e ai sentimenti dei popoli di determinati Stati membri.
Gli organizzatori della campagna di mobilitazione contro la Convenzione di Istambul, e il Partito nazionale slovacco (SNS), hanno espresso apprezzamento circa la posizione del Primo Ministro Fico, ma chiedono in più il ritiro della firma della Repubblica Slovacca.
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