Toscana L'integralismo torna a censurare le lezioni nelle scuole al grido di: «È propaganda omosessualista»


«Propaganda gay». È questa l'accusa con cui i fondamentalisti cattolici hanno innescato l'ennesima sterile polemica in cui i termini inventati dal loro amato Putin vengono usati per tentare di impedire il normale svolgimento delle lezioni scolastiche.
Siamo in Toscana, più precisamente al Liceo XXV Aprile di Pontedera. Intenzionati a negare ai loro stessi figli una sana educazione (sia mai che non crescano omofobi e misogini come loro esigano debbano essere se vogliono annullare la loro identità per tramutarli in un riflesso di sé stessi) è un certo "Osservatorio per le politiche della famiglia" di Cascina a scrivere ai giornali e a lamentarsi che loro non tollerano si possa promuovere il rispetto di quelle donne che loro esigano siano ritenute inferiori al maschio o di quei gay contro cui Adinolfi ha basato il suo business economico. E non sembra un caso che l'offensiva sia partito da quel comune che diventato tristemente noto alle cronache perché la sindaca leghista si rifiutava di rispettare la legge sulle unioni civili.
Dato che questa gente aderisce all'ideologia di Costanza Miriano volta a sostenere che non vi sia ingiusta discriminazione nel discriminare chi non è conforme alla sua ridefinizione di famiglia, è nel nome di Gesù Cristo che gli integralisti lamentano come «tra le attività figuravano il film "Pride", sostanzialmente di propaganda gay; incontri sulle malattie sessualmente trasmesse; incontri sul linguaggio di genere ed identità sessuale. Altri incontri su tematiche analoghe erano poi svolti nell'ambito delle attività facoltative».
Insomma, dire che i gay esistono sarebbe «propaganda». Una tesi non certo nuova dato che Mussolini non criminalizzò l'omosessualità al pari della Germania solo perché ciò avrebbe significato dover riconoscerne l'esistenza (motivo per cui lo spediva al confino affinché i bambini fascisti non li vedessero, esattamente come gli integralisti chiedono sia fatto oggi).
Non paghi di inneggiare alla censura della storia e del loro asserire fieramente che non tollerano qualcuno possa ostacolare il loro indottrinamento dei minori a danno dei loro stessi figli (le vere vittime della ferocia omofoba), il gruppo fondamentalista ripete le solite filastrocche nel dichiarare che «i temi svolti, di natura "sensibili" ed attinenti a precise scelte educative delle famiglie non risulta siano stati fatti oggetto di un consenso informato adeguato completo. Non ci risulta che a trattare di temi scientifici siano stati infettivologi o comunque, persone con adeguata preparazione. Stupisce poi che sui temi della sessualità si sia dato il monopolio ad un’associazione che intende rappresentare solo una parte ben determinata della società e stupisce ancor di più che, in contrasto con la buona prassi educativa, su materie così sensibili sia stato evitato ogni pur minimo contraddittorio».
Per la serie: un gay non deve poter parlare se non è presente un omofobo che lo etichetta come un "malato". Se invece an entrare nelle aule è un vescovo, allora loro sono i primi ad aggredire chi ha qualcosa da ridire se il prelato obbliga gli studenti a pregare, così come quella gente non ha avuto nulla da ridire quando la loro Costanza Miriano si è presentata in alcuni licei romani per invitare gli studenti a non usare mai il preservativo. Eppure in quel caso si era dinnanzi ad un evidente e pericoloso atto che rischia di promuovere atteggiamenti irresponsabili che esporrà gli studenti ad enormi rischi per la loro salute.
Fregandosene di chi la pensa diversamente da loro, è in una palese aggressione al diritto allo studio degli studenti che il sedicente "osservatorio" si è appellato al dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, al dirigente regionale e al Ministero dell’Istruzione, affinché «episodi del genere non abbiano a ripetersi e la scuola riprenda quella funzione educativa che le compete nel rispetto degli alunni anzitutto e quindi delle famiglie e della loro primaria libertà educativa».
Siamo dunque giunti al livello dove c'è gente che va in giro per le strade a rivendicare un'ideologia atta a sostenere che i figli siano oggetti privi di diritti e che la loro proprietà sia dei genitori, motivo per cui la scuola non dovrebbe assolutamente permettersi di proteggerli e di istruirli se hanno avuto la sfortuna di nascere in una famiglia integralista. Per confutare le loro tesi basterebbe anche solo osservare come le loro rivendicazioni giustificherebbero lo stupro: se il minore è di proprietà del genitore e il genitore è concorde sul fatto che si abusi di loro, allora perché mai la legge dovrebbe mettere il discussione la loro supremazia del loro proprietario nel decidere che quello sia l'uso che desiderano farne? In fondo anche in qual caso c'è chi racconta che lo stupro sarebbe stato compiuto sulla base delle sue "convinzioni religiose".
A certificare la matrice neofascista del gruppo è una presentazione in fui hanno fatto propri i neologismi di Forza Nuova, asserendo siano nati per «ribadire la differenza tra i sessi» e contrastare il «propagandare una deriva omosessualista».
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