Adinolfi beatifica il prete che recita rosari contro gay e islamici. Poi attacca Gayburg: «Va fatto chiudere»


Oltre a sbraitare come un indemoniato che lui non tollera che a due uomini possa essere consentito di poter ballare assieme, Mario Adinolfi prende pure le difese di chi organizza "rosari riparatori" contro i gay. Fece lo stesso anche quando il medesimo sacerdote indirizzò altri rosari contro gli islamici.
Parlando a nome di Dio e dei cattolici tutti, l'integralista firma un surreale proclamo che pare trasudare odio contro una società che non la pensa certo come il suo 0,6% di proseliti:

Don Ottorino Baronio è tra i sacerdoti che più si sono esposti in Italia nella testimonianza della Verità. Questo suo voler essere pastore coraggioso (e mai irrispettoso) l'ha portato all'attenzione dei media, attenzione peraltro mai da lui ricercata: non ha mai concesso interviste, limita in maniera davvero minimale la presenza sui social, non si registrano sue risposte indelicate a chicchessia. Semplicemente, ha fatto recitare qualche rosario a favore della famiglia e, elemento di oltraggio evidentemente per qualcuno, ha espresso anche qui sempre con moderazione amicizia e sostegno al Popolo della Famiglia. Quanto basta insomma per procurargli una gogna mediatica davvero immeritata e si sono dovuti inventare uno "scherzo" (cioè una bastardata vigliacca) quelli della Zanzara e poi è arrivato il solito articolo indegno e sgrammaticato di quella testata della lobby Lgbt che dovrebbe essere chiusa per la modalità con cui esprime in ogni articolo un evidente immaginario sessuale perverso con espressioni sempre volgarissime e intrise di chiari problematiche necessitanti cure psichiatriche.

Se a certificare come Adinolfi sguazzi nella menzogna basterebbe il suo spergiurare che Gayburg sarebbe una «testata della lobby lgbt», surreale è anche come l'integralista neghi ciò che è avvenuto in quella parrocchia. I testi dei volantini diramati dal suo segretario sono più che sufficienti a notare come don Ottorino non pregasse certo "per" le famiglie, ma invitasse a recitare un "rosario riparatore" contro quelle a lui sgradite. E la stampa locale da tempo lamenta di come il suo pulpito si fosse ormai trasformato in un centro di indottrinamento partitico dei fedeli.

Eppure è in quella sua strumentalizzazione della realtà che l'integralista prosegue nella sua beatificazione di chiunque promuove omofoboa e xenofobia:

Don Ottorino non si è lamentato, non ha protestato. Rimane l'uomo semplice e il sacerdote coraggioso che è. Alla fine, con tutte le trappole che gli hanno teso, ha semplicemente affermato alcune verità ovvie per chi conosce il magistero della Chiesa ("Non possiamo rimanere in silenzio quando si vuole proporre ideologicamente la coppia uomo/uomo come modello di vita e di amore") e offerto una opinione che noi tutti condividiamo: "In una statistica nelle ultime elezioni si parlava delle percentuali cattolici che hanno votato Cinque Stelle, Lega e sinistra. Non si può votare questi partiti. Significa non avere la coscienza di essere cristiano". Viva don Ottorino Baronio e guai a chi lo tocca.

Esatto, siamo arrivati alla follia di chi loda pubblicamente qualcuno perché dimostra saper ripetere a pappagallo quei suoi slogan che lui attribuisce blasfemamente a Dio, non senza proclamarsi un dio nel sentenziare chi deterrebbe la verità su quella che lui giura sarebbe la supremazia del suo orientamento sessuale sugli altri.
A confermare come il parroco santificato da Adinolfi paia mostrare palesi problemi nell'accettare che i progetti di Dio siano più complessi di un semplicistico binarismo sono le sue stesse parole. A La Zanzara dichiara che «sono tempi duri», accusa Gayburg di averlo «massacrato» e spergiurare l'esistenza di una fantomatica «lobby gay» che sostiene sia «un’arma prepotente del demonio».
Sostenuto che chi vota sinistra, Lega o partiti che non siano quelli del suo amatissimo Adinolfi non possano essere ritenuti cristiani, torna a sostenere che Dio è omofobia: «La preghiera -dice- è per la famiglia, per l'amore che si esercita tra uomo e donna e perché le persone che vivono lontano da questa pienezza dell'amore comprendano e si convertano. Noi recitiamo il rosario per la loro salvezza e per salvarsi bisogna uscire dalla morsa del peccato» Un peccato che lui ovviamente identifica nell'omosessualità, tant'è che il sacerdote si presta a recitare un Padre Nostro per «sradicare il demone gay dalla faccia della Terra».

Don Ottorino non è nuovo ad un uso della chiesa come mezzo di promozione politica del suo amatissimo Mario Adinolfi. Sul suo profilo Facebook si propone ai parrocchiani proprio con il simbolo di quel partito, così come organizzò una conferenza di disinformazione omofoba alla presenza di Gianfranco Amato e Mario Adinolfi. Si propose anche come difensore di don Pusceddu, il sacerdote adonolfiniano che dal pulpito della sua chiesa si mise a dire ai presenti che «i gay meritano la morte».

Ed intanto tra i commenti apparsi sul profilo di Adonolfi si assiste al consueto fanatismo politico-religioso di chi dispensa lodi alla sua crociata contro l'amore altrui:

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