Cascioli torna a promuovere Trump attraverso la lode della sua transofobia


È come sempre nel nome di Dio che Riccardo Cascioli torna a lodare qualunque politica omotransofobica gli possa consentire ad inneggiare al suo amato Donald Trump quale il leader a cui lui vorrebbe condannare il prossimo.
In un articolo di Marco Respinti dal titolo "Da quando c'è Trump, niente più trans nell'esercito", il sito ciellino appare pronto a giurare che le persone trans sarebbero "malate". Ricorrendo ai termini più offensivi e ideologicamente corrotti di cui paiono capaci, scrivono:

Venerdì 23 marzo l'amministrazione Trump ha posto fine alla lunga questione sull'ammissibilità dei transgender nelle forze armate. Salvo poche eccezioni, che riguardano persone già arruolate da tempo che hanno cambiato sesso successivamente, trans e persone con disforia di genere sono esenti dal servizio militare.

Si passa così a sostenere che Trump sarebbe sicuramente estraneo al "russiangate" solo perché contrario ai diritti civili delle minoranze:

Gli tirano addosso di tutto, Cambridge Analytica (per colpirlo di sponda attraverso Steven K. Bannon), le playmate e in sottofondo il presunto, presuntissimo “Russiagate”, che rode come un tarlo ma che non sta andando da nessuna parte, per convincerlo e per convincerci che è davvero l'uomo sbagliato al posto sbagliato nel momento sbagliato, unfit to lead per definizione. Ma lui, il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump, appena può procede come un treno.
Venerdì 23 marzo ha messo fine alla stucchevole questione dei transgender nelle forze armate.

Immancabile è anche la solita bieca denigrazione delle persone trans:

Il 23 marzo, quindi, allo scadere del termine precedentemente fissato per mettere fine all'assurdo uso di risorse ministeriali per finanziare il cambio di sesso dei trans nelle strutture militari, Trump non ha fatto altro che abrogare il memorandum transitorio del 25 agosto e prendere atto, con un nuovo memorandum, di quanto scrivono i ministri Mattis e Nielsen a conclusione di uno studio di una cinquantina di pagine sulla fattibilità reale e concreta della direttiva Carter: «Le persone transgender che abbiano una storia o una diagnosi di disforia di genere sono escluse dal servizio militare» eccezione fatta per i casi contemplati. La disforia è un'alterazione dell'umore in senso depressivo, accompagnato da irritabilità e da nervosismo: si può affidare la sicurezza a persone così, che vivono questi disturbi nella delicata sfera della sessualità e che per di più pesano sui bilanci dovendo essere costantemente curate?

Insomma, il buon cristiano non si fa problemi a spendere soldi in guerre armate ma si straccia le vesti se qualcuno offre assistenza alle persone sgradite ai fondamentalisti. Il tutto sino a tirare in ballo la loro solita storia sul fantomatico "gender":

La battaglia contro l'ideologia di genere ha in Trump un nemico deciso, ma le azioni positive in questo senso sono sempre state un po’ il tallone d'Achille della sua Amministrazione. Questo perché dentro la Casa Bianca l'ideologia LGBT gode di amici importanti: tra i più notevoli, la figlia del presidente Ivanka e il genero Jared Kushner, che sono pure stati i più decisi avversari dei primi passi mossi da Trump, sin da luglio, per fermare la direttiva Carter. Il fatto che adesso Trump torni di nuovo sulla questione, ottenendo il risultato voluto attenendosi al parere di due ministeri chiave per il tema, potrebbe suggerire che il potere di veto esercitato da Ivanka e da Kushner su di lui è se non altro un po’ appannato. Dopo il licenziamento del Segretario di Stato Rex Tillerson e del consigliere per la sicurezza nazionale Herbert Raymond McMaster, più vicini a Kushner che a Trump, ciò significa che nella battaglia interna alla Casa Bianca fra conservatori e “globalisti” adesso stanno avendo la meglio i primi, con cui è schierato lo stesso Trump, ma che in più di una occasione ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Forse il punto di svolta è stato il licenziamento, in agosto, del fidato Bannon. Una vittoria dell'ala “globalista”, quella, che però ha evidentemente scatenato la controffensiva di Trump.

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