Ci sono Pence e le lobby anti-gay dietro la nuova messa al bando dei militari trans da parte di Trump


A poche ora dall'annuncio della nuova messa al bando dei militari trans da parte del presidente Donald Trump, si scopre che il vicepresidente Pence e alcuni dei più importanti attivisti anti-LGBTQ del paese hanno avuto un ruolo fondamentale in quella norma. Ciò spiega perché la relazione che spiega la decisione sia ricca di affermazioni tratte dalla spazzatura anti-trans di matrice fondamentalista.
A denunciare i fatti è il giornalista Mark Joseph Stern di Slate, il quale spiega come Pence abbia svolto «un ruolo di primo piano» nella creazione del rapporto, insieme a Ryan T. Anderson della Heritage Foundation e Tony Perkins del Family Research Council (FRC), un gruppo di odio anti-LGBTQ . La tesi viene confermata da una fonte separata come ThinkProgress, anche loro in mano di confermare il coinvolgimento di Pence e il suo impegno nella costituzione di un "gruppo di lavoro" che potesse garantire quella discriminazione.

Uno dei pregiudizi più evidenti nella nuova relazione è l'enfasi sulle preoccupazioni su come le persone transgender nell'esercito potrebbero in qualche modo violare la privacy di altri soldati, in particolare le donne. Si tratta delle stesse "argomentazioni" con cui Perkins ed Anderson hanno tentato di giustificare il ribaltamento delle protezioni LGBTQ a Houston o nel difendere la HB2 della North Carolina, ossia una legge che imponeva la discriminazione nei confronti delle persone transgender
Secondo il rapporto, il fatto di «consentire alle persone transgender che non hanno subito una completa riassegnazione sessuale [sic], e quindi conservano almeno parte dell'anatomia del loro sesso biologico, di utilizzare le strutture del loro identificato genere invaderebbero le aspettative della privacy che la rigida demarcazione maschio-femmina in ormeggio, bagno e docce è destinato».
Si sostiene pure che «le donne biologiche potrebbero essere obbligate a competere con queste donne transgender in allenamento e competizione sportiva e potrebbero essere svantaggiate». Un'asserzione che pare ignorare come il NCAA e il Comitato olimpico internazionale abbiano entrambi stabilito standard chiari per consentire alle persone transgender di competere in base alla loro identità di genere, riconoscendo che la transizione attenua i vantaggi legati al genere.
Surreale è anche come si sostenga che che la coesione delle unità si deteriorerebbe se i pregiudizi anti-transgender di altri membri del servizio non saranno soddisfatti.
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