Con Adinolfi, vogliono far passare per naturale ciò che naturale non è


Vedete? A ripetere a memoria gli slogan integralisti siam bravi anche noi. Ma quello che ci differenzia da loro è che noi sappiamo pure argomentarli.
Spesso di ha l'impressione che i fondamentalisti alla Adinolfi siano come il tizio che si vede nella pubblicità: tracciano un bel cerchio attorno a sé e iniziano a sbraitare come forsennati che chi sta al di fuori di quella linea debba essere ritenuto sbagliato. Si reputano il centro del mondo, il metro ultimi di giudizio per elargire condanne morali contro il prossimo.
Il loro ragionamento è semplice: se io sono uomo, ho un pene e mi piacciono tanto le donne, allora è ovvio che sbaglia chi non è come me ed è ovvio che Dio mi riterrà migliore di loro per diritto di nascita. È lo stesso ragionamento espresso da quei loro predecessori che pretendevano di vietare il voto alle donne o che sostenevano che la pelle bianca fosse motivo di supremazia. Non sei come me, quindi tu sei sbagliato.

Fin qui non ci sarebbero problemi se non per chi vive in quella condizione di frustrazione e fastidio dinnanzi ad una società che probabilmente non si genufletterà al loro volere. Ma quando quel pensiero si tramuta in violenze e costanti aggressioni pubiche alla dignità e alla libertà degli altri, il discorso cambia.
Con quale coraggio un presenzialista che si vantava di essersi messo in mostra in centinaia di trasmissioni televisive può chiedere che si impedisca a due uomini di poter ballare insieme per continue minuti una volta a settimana? E con quale diritto si permette di diramare comunicati stampa finalizzati alla promozione dell'odio contro di loro, arrivando sino a sostenere che quel ballo sarebbe stato «disgustoso» o «contro natura» in quanto mancata espressione del suo ego? Quella non è più un'opinabile "opinione", quello diventa un atto di bullismo e di aggressione.

Il dizionario ci spiega come la natura sia «il fondamento dell'esistenza nella sua configurazione fisica e nel suo divenire biologico, in quanto presupposto causativo, principio operante, o realtà fenomenica». Non la si può decidere: esiste da sé. Ed esattamente come c'è chi preferisce il panettone al pandoro, esiste anche chi ha la pelle di un colore rispetto ad un altro o che balla con un partner che magari non sarebbe stata la prima scelta dell'altro. La differenza è parte della natura ed è una caratteristica voluta dalla natura quale congrua e necessaria mescolanza del patrimonio genetico, esattamente come dimostra come si registri una maggior incidenza di malattie tra chi vive in gruppi sociali ristretti in cui non vi sia spazio per le differenze. Contro natura c'è solo chi si alza in piedi e si mette a sbraitare: «La natura sono io».
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